Ftse Mib ai massimi dal 2008 grazie ai buoni risultati delle banche, coronavirus non fa paura alle Borse
Nelle ultime ore le quotazioni degli indici europei hanno raggiunto valori che non si vedevano da mesi, se non anni, mentre Wall Street registra massimi storici. Fondamentale lo stimolo delle banche centrali
Nonostante il dilagare dell’epidemia di coronavirus, oggi gli indici europei hanno aperto in area positiva, dopo che anche le Borse asiatiche hanno lasciato spazio all’ottimismo nonostante l’ultimo bollettino: 1.113 decessi e oltre 44 mila contagi.
Tra le europee, in apertura il Ftse Mib ha osservato un rialzo del +0,08%, arrivando a sfiorare quota 24.754 punti. Era dal 2008 che non si registrava un risultato del genere.
Perché il Ftse Mib sta salendo?
A favorire l’andamento ascendente del listino di Milano ci sono i buoni risultati dei conti trimestrali delle banche, che hanno registrato utili superiori rispetto alle aspettative. Unicredit svetta sulle concorrenti, con un rialzo di oltre l’8% al momento della pubblicazione dei dati finanziari del 2019, giovedì scorso, arrivando a 13,87 euro per azione. L’istituto di Gae Aulenti ha riportato un utile netto ha raggiunto i 4,7 miliardi di euro (il 55% in più rispetto all’anno precedente). Sui profitti pesano di certo anche le spese straordinarie, 835 milioni di euro, che hanno provocato perdite – ma ben inferiori rispetto alle previsioni, che volevano conti in rosso per 1,4 miliardi di euro.
Buoni risultati anche per Bper, con perdite relativamente contenute (143 milioni rispetto ai 151 attesi) e ha guadagnato l’1,08% sul Ftse Mib, e Fca (che ha registrato un utile netto a 2,7 miliardi di euro, un ebit da 6,7 miliardi e un margine del 6,2%, per un rialzo sul listino di circa 3 punti percentuali).
Solo ieri, Exor ha subito un rialzo di quasi il 5%, dopo che la cessione della compagnia riassicurativa PartnerRe alla francese Covéa sembra sempre più reale. L’affare, dal valor di nove miliardi di dollari, ha trainato le azioni Exor in rialzo a Piazza Affari fino a raggiunger un massimo intraday di 74,42 e.
E come si stanno comportando gli altri indici?
D’altra parte, l’indice di Milano segue, al pari degli altri listini europei, l’ottimismo con cui hanno chiuso le Borse asiatiche – e questo nonostante il numero delle vittime sia ormai salito a superare il migliaio. Lunedì il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato misure di riassestamento economico per contrastare i danni provocati dalla chiusura prolungata di fabbriche e servizi, tornati (non tutti) ai ritmi normali all’inizio della settimana. L’annuncio ha provocato un’iniezione di ottimismo sulle Borse asiatiche, che hanno trainato anche quelle europee.
Oggi il Dax ha aperto al suo massimo storico, a 13.670 punti, mentre il Cac 40 si è fermato a quota 6.075 punti (dopo aver raggiunto il suo massimo storico a gennaio, quanto sfiorò i 6.118,8 punti) e l’Ibex a 9.917 punti (massimo da luglio 2018).
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
Si tenta dunque di intervenire sul sentiment degli investitori. Ma rilevano anche i buoni risultati degli indici statunitensi che, fatta salva la breve partenesi di fine gennaio (al momento del diffondersi della notizia del nuovo coronavirus), da ottobre continuano sul loro percorso al rialzo: ieri in chiusura il Dow Jones segnava quota 29.309,6 punti, il Nasdaq 9.589,4 punti.
D’altra parte, una serie di fattori portano a pensare che il trend rialzista possa proseguire. Al pari di quanto sta succedendo in Italia, anche in Usa i risultati delle trimestrali si sono rivelati migliori del previsto. Al momento hanno pubblicato i dati circa due terzi delle aziende statunitensi, che, in generale, hanno contribuito alla buona performance. La sola Tesla esce da una settimana di record storici, in cui ha segnato un rialzo di oltre il 25% sul Nasdaq, con le azioni arrivate a sfiorare i 900 dollari.
Rilevante anche l’azione delle banche centrali, soprattutto della Federal Reserve che, dopo l’ultima riunione di gennaio, ha comunicato voler lasciare invariati i tassi di interesse, compresi al momento in un intervallo tra 1,50% e 1,75%. Parlando proprio ieri davanti al Congresso, il presidente della Fed Jerome Powell ha sottolineato come l’epidemia di coronavirus possa avere effetti sulla crescita statunitense nel primo trimestre. Eppure, dopo lo shock iniziale, l’espandersi del virus non ha provocato crolli sugli indici globali – tutt’altro: i livelli sono già tornati ai livelli pre-epidemia, nonostante la ricerca di un vaccino e di una cura sia ancora in corso d’opera.
Sembra infatti che le previsioni di un rallentamento dell’economia cinese nel primo trimestre e, di conseguenza, di utili in calo delle aziende e industrie, non siano state sufficienti a smorzare l’ottimismo degli investitori, i quali apprezzano piuttosto le suddette politiche monetarie espansive a livello centrale.
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