Green economy: quali sono le aziende più sostenibili al mondo?
Cosa rende un’impresa green? Quali sono le migliori aziende sostenibili, e cosa hanno fatto per diventarlo? Di seguito una panoramica sulle protagoniste del settore, in grado di diventare opportunità di investimento
Cosa sono le aziende green o sostenibili?
La sensibilità sui temi dell’energia rinnovabile e dell’ambiente sembra essere storia nuova, eppure è da almeno trent’anni che le imprese sanno di doversi confrontare con i nuovi standard di sostenibilità.
È difficile trovare una definizione univoca: si tratta di un processo, oltre che di un risultato. Un’impresa ecosostenibile è in grado di raggiungere i propri obiettivi di profitto nella maniera meno inquinante possibile.
Non solo: è un’impresa in grado di conformarsi a determinati standard, spesso e volentieri istituiti dai governi, che si traducono in incentivi e vantaggi economici.
Ma il concetto di ecosostenibilità non si esaurisce qui. Ecosostenibile è anche l’azienda che riesce a garantire un ambiente di lavoro adeguato per i propri dipendenti, contribuendo non solo alla salute dell’ambiente naturale, ma anche di quello sociale. Il tema è di grande attualità soprattutto da quando le multinazionali hanno iniziato a delocalizzare le proprie sedi, irrompendo in sistemi già messi duramente alla prova da condizioni economiche difficili.
Il tutto senza perdere di vista l’obiettivo finale di qualsiasi azienda: il profitto. Una situazione finanziaria positiva permette infatti all’impresa di continuare a portare avanti i suddetti valori, rafforzando la propria attività in maniera tale che si affermi come effettivamente capace nel panorama delle principali aziende quotate.
Quali sono i parametri per valutare un’azienda green?
Per capire quando un’azienda può definirsi ecosostenibile sarà utile partire dal framework generale, per arrivare man mano alle specifiche delle aziende e risalire, tra di esse, alle più virtuose quotate in Borsa.
L’agenda 2030 delle Nazioni Unite e il ruolo dell’UE
Nel settembre 2015, 193 paesi appartenenti all’organizzazione delle Nazioni Unite hanno firmato un programma d’azione “per le persone, il pianeta e la prosperità”. Il programma include 17 obiettivi, divisi in 169 target, da raggiungere entro il 2030. Tra di essi figurano anche la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico.
L’Italia ha aderito all’Agenda insieme all’intera Unione Europea. Va da sé che la pandemia di covid-19 e le sue conseguenze sul panorama imprenditoriale abbiano inciso non poco sul raggiungimento dei target ambientali, ma non è un caso che il piano NextGenerationEU sarà finanziato al 30% con “Green Bond” emessi dall’Unione proprio ai fini di investimenti più sostenibili.
Il ruolo dei governi
L’Agenda 2030 riconosce “il ruolo del variegato settore privato per l’attuazione dell’Agenda, dalle micro-imprese alle cooperative alle multinazionali, e il ruolo delle organizzazioni della società civile e delle organizzazioni filantropiche”. Poco dopo, i firmatari nominano anche la finanza pubblica internazionale e il suo ruolo nel predisporre forme di “aiuto pubblico allo sviluppo (APS)”, che hanno il compito di “attivare la mobilitazione di risorse supplementari da altre fonti sia pubbliche che private”.
Il ruolo delle imprese
Ogni anno al World Economic Forum di Davos viene presentata la lista delle 100 aziende green più virtuose. La classifica viene stilata da Corporate Knights, think tank canadese con focus sull’ambiente e sulla sostenibilità.
Corporate Knights dal 2005 valuta le aziende green di oltre un miliardo di ricavi. Tra i parametri considerati figurano la rilevanza dell’azienda nel contesto globale, la trasparenza nel riportare i dati, la loro oggettività e pubblicità. Non solo: rilevano anche la stabilità finanziaria e la condotta negli anni delle aziende.
La classifica considera una serie di indicatori: oltre alla quantità e qualità dell’energia impiegata e delle emissioni di gas serra, figurano anche l’ammontare delle tasse pagate nell’anno in considerazione, lo stipendio dei ruoli esecutivi, la qualità del welfare corrisposto ai dipendenti, il turnover e l’inclusività.
Cinque aziende attente alla sostenibilità ambientale: ecco i nomi
Da diversi anni dominano la classifica aziende del nord Europa: due danesi e una finlandese occupano il podio. Seguono due compagnie Usa, ma per arrivare al Bel Paese non bisogna scendere troppo in basso: Enel è all’ottavo posto tra le imprese green italiane, appena dopo ING Groep NV (Paesi Bassi) e subito prima di Banco do Brasil SA.
Tra le altre aziende italiane più sostenibili compaiono ERG (al 35mo posto), Intesa Sanpaolo (39), Generali Assicurazioni (69).
L’intera classifica è dominata dall’Europa: oltre la metà delle imprese in lista sono nel Vecchio Continente. Segue il Nord America, con 29 aziende, e l’Asia, con 18. Di seguito considereremo le prime cinque tra le aziende green migliori al mondo.
Orsted A/S
Multinazionale danese con base a Fredericia, Orsted è la più grande compagnia energetica del paese, quotata sul Nasdaq e sulla Borsa di Copenhagen.
Sbalza dal primo posto Chr. Hansen Holding A/S, che nel 2020 si accontenta della medaglia d’argento quanto a sostenibilità, e conquista tre posizioni rispetto all’anno passato.
Cosa fa Orsted per l’ambiente?
Ma cos’è che rende Orsted la più virtuosa tra le aziende green al mondo? Per iniziare, una riduzione delle emissioni pari all’86%, con l’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2025. Inoltre, entro il 2040 l’intenzione è quella di ridurre completamente le emissioni, includendo anche i processi di supply chain e scambi di energia.
Nata come compagnia petrolifera, oggi Orsted si concentra soprattutto sulle fonti rinnovabili: entro il 2023 si dice pronta ad abbandonare il carbone, entro il 2025 annuncia che la sua produzione sarà al 100% generata da energia sostenibile.
Chr. Hansen Holding A/S
Chr Hansen Holding, azienda chimica attiva nel campo della bioscienza in Danimarca, si occupa della produzione di ingredienti naturali per le industrie alimentari, agricole e farmaceutiche ed opera attraverso tre divisioni principali: Food Cultures & Enzymes (per la produzione di colture, enzimi e probiotici destinati all’uso alimentare), Health & Nutrition (che sviluppa integratori alimentari, farmaci da banco e mangimi alimentari) e Natural Colors (con focus sui coloranti alimentari per l’industria Food & Beverages).
Cosa sta facendo Chr Hansen per l’ambiente?
Chr Hansen è attiva a livello globale e segue un programma a impatto zero, con una strategia che guarda al 2025 per ridurre le emissioni e limitare, come da raccomandazione delle Nazioni Unite, che il surriscaldamento globale sfori gli 1,5 gradi centigradi.
La strategia dell’azienda chimica danese mira a raggiungere l’obiettivo tramite reinvestimenti nel proprio business principale, ovvero l’industria casearia e di mangime per animali, da cui Chr Hansen conta di ricavare la crescita più ingente.
La strategia green dell’azienda mira anche ad agire tramite la protezione della biodiversità nell’ambito dei propri processi di produzione, il ricorso alla fermentazione per la produzione di alternative al latte animale, l’adozione di pesticidi bio e, infine, l’estensione delle tecnologie per implementare sinergie ai fini della ricerca e dello sviluppo.
Neste Oyj
Ancora un’azienda del nord Europa al terzo posto. Neste Oyi, con base a Espoo, in Finlandia, è una compagnia petrolifera a partecipazione pubblica (lo stato ne detiene il 50,1%), quotata sulla Borsa di Helsinki, con un fatturato di 15,8 miliardi di euro nel 2019.
Nonostante la fine del regime di monopolio all’inizio degli anni Novanta, ad oggi è ancora Neste Oyi a detenere la quota principale di mercato e si conferma azienda leader nel settore in Finlandia.
Neste si dichiara la più grande azienda al mondo produttrice di carburante per aerei e diesel da fonti rinnovabili. Il settore green opera tuttora di fianco al core business dei combustibili fossili, destinati a diventare carburante per velivoli e navi, diesel, gasolio.
Cos sta facendo Neste Oyi per l’ambiente?
L’obiettivo principale di Neste è portare i propri clienti a ridurre le emissioni di gas serra di almeno 20 milioni di tonnellate entro il 2030. Come? Offrendo sempre più soluzioni rinnovabili, dai carburanti per il trasporto su gomma a quelli per i velivoli (che attualmente sono in grado di ridurre emissioni di gas serra del 90% rispetto ai combustibili fossili, che diventa dell’80% per quanto riguarda il carburante destinato all’aviazione), dalla produzione di polimeri e altro materiale plastico da fonti rinnovabili al riciclo di materiali organici (come oli esausti e grassi animali) da trasformare in nuova energia.
Entro il 2025 l’intenzione è quella di riciclare il 100% dei rifiuti organici (al momento sono all’80%); dal 2030 in poi, Neste si propone di processare oltre un milione di tonnellate di plastica.
Cisco Systems Inc
Cisco, multinazionale statunitense con sede a San José, in California, e quotata sul Nasdaq, è attiva nel campo della produzione di apparati di networking, leader mondiale per providers, piccole e medie imprese ma anche agenzie governative, multinazionali e istituzioni.
Nel 2020 ha scalato la classifica delle aziende green, passando dal 14mo al quarto posto. Il 100% dell’energia utilizzata da Cisco negli Usa deriva da fonti rinnovabili e nel futuro l’obiettivo è quello di aumentare l’utilizzo di energia rinnovabile anche nel resto delle sedi dove Cisco opera (è attiva anche in Italia).
Cosa sta facendo Cisco per l’ambiente?
Solo nel 2019 Cisco ha ridotto le emissioni di gas serra del 49%, corrispondente all’82% dell’obiettivo da raggiungere entro il 2022. L’83% dell’energia utilizzata in tutto il mondo deriva da fonti rinnovabili, mentre è riuscita ad evitare la creazione di una milione di tonnellate metriche di gas serra derivanti dalla supply chain.
Cisco è impegnata nell’implementazione di un’economia circolare, nella riduzione delle emissioni di gas serra e negli investimenti in elettricità a basso impatto ambientale.
Autodesk Inc
Al quinto posto ancora un’azienda produttrice di software, ancora statunitense. Autodesk nasce a San Rafael, in California, ed è quotata sul Nasdaq. Progetta soluzioni attraverso prodotti e servizi tecnologici ed è attiva in diversi segmenti: architettura, ingegneria e costruzioni, piattaforme e business emergenti, manifattura, media e intrattenimento.
I suoi prodotti sono destinati al campo dell’automotive, trasporti, industria meccanica, prodotti di edilizia che prevedano soluzioni digitali e beni di consumo: è l’azienda dietro AutoCAD, il software per eccellenza di disegno tecnico.
Cosa fa Autodesk per l’ambiente?
Come Cisco, anche Autodesk ha scalato la classifica di Corporate Knight: nel 2019 era al 48mo posto, nel 2020 al quinto.
Nel 2019 Autodesk ha ridotto le emissioni di CO2 del 41% rispetto a dieci anni prima. L’energia elettrica utilizzata negli impianti e nei data center proviene a 100% da fonti rinnovabili e all’interno di tutti gli edifici l’utilizzo energetico viene ottimizzato in modo da ridurre gli sprechi.
Per il 2020, gli obiettivi principali riguardavano l’eliminazione di qualunque attività che conduca alla deforestazione all’interno della suppy chain (al momento Autodesk monitora attentamente il consumo di carta in tutte le attività) e ridurre le pratiche che portano all’emissione di agenti inquinanti a medio-termine.
Come investire nelle aziende ecologiche quotate in Borsa
Il settore green è destinato ad occupare sempre più spazio sullo scenario internazionale. Anche la geopolitica aiuta: l’elezione di Joe Biden alla presidenza Usa, lo scorso 3 novembre, apre nuovi scenari sulle politiche sostenibili e promette di accelerare la transizione a forme di produzione più attente all’ambiente.
Tra i punti più salienti della campagna elettorale del democratico Biden vi sono stati la spinta alla decarbonizzazione in favore di energie rinnovabili (laddove lo sfidante, il repubblicano Donald Trump, premeva per l’eliminazione delle restrizioni all’estrazione dei combustibili fossili).
La transizione è ancora lunga, ma tenere sotto controllo l’andamento delle imprese sostenibili potrebbe rivelarsi producente.
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