Il 2020 sui mercati: quali sono i principali appuntamenti del prossimo anno?
Gli eventi da monitorare, l’andamento delle materie prime e le tornate elettorali ecco alcuni dei fattori in grado di far aumentare la volatilità
Il 2019 si è concluso con una scia di questioni che avrebbero potuto chiudersi proprio entro la fine di dicembre e che, invece, sono rimaste aperte e in sospeso: il processo della Brexit e la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, solo per fare degli esempi.
L’anno nuovo promette di porvi una degna conclusione già entro le prossime settimane. Ma si prevedono anche altri fattori in grado di sconvolgere l’equilibrio dei mercati.
Gennaio, mese di scadenze
Negli Usa
Gli indici globali aspettano infatti con ansia il 15 gennaio, data entro cui si parla di una firma della “Fase 1” degli accordi commerciali tra Cina e Stati Uniti.
Una firma in grado di porre fine ad alcune delle questioni che, nel 2018, hanno fatto scoppiare la cosiddetta guerra dei dazi. Tra le altre, risalta la gestione della proprietà intellettuale di aziende che hanno aperto stabilimenti in Cina, ma soprattutto l’acquisto da parte di Pechino di 40 miliardi di prodotti agricoli provenienti dagli Stati Uniti. Il presidente Usa Donald Trump otterrebbe così uno sbocco per i prodotti agricoli statunitensi (rafforzando allo stesso tempo lo zoccolo duro del suo elettorato), dopo essere riuscito a delocalizzare i produttori cinesi, indebolendo l’economia di Pechino. Gli Stati Uniti potrebbero aver vinto la battaglia, dunque: ma la guerra è ancora in atto.
Nello steso periodo, inoltre, Trump dovrà affrontare l’accusa di impeachment, sorta nello scorso autunno e in arrivo al Senato entro i primi giorni di gennaio. L’esito in realtà è praticamente scontato: difficilmente infatti la Camera alta, a maggioranza repubblicana, garantirà almeno due terzi dei consensi al procedimento – ovvero il minimo necessario per procedere con la messa in stato d’accusa.
Nel Regno Unito
Dall’alto lato dell’Atlantico, invece, il Regno Unito guarda con ansia alla fine del mese. Il 31 gennaio si concluderà infatti il processo della Brexit, con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. In realtà si tratta di un’uscita puramente formale.
Anzitutto, il Regno Unito continuerà a contribuire al budget dell’Unione fino a quando non saranno conclusi anche gli accordi commerciali – per i quali il termine è fisato al 31 dicembre 2020, ma con la possibilità di richiedere un’estensione entro il 1 luglio di quest’anno. Al contrario, tutti i funzionati britannici attualmente in servizio presso le istituzioni europee torneranno a casa (per lo meno quelli nel Consiglio dei ministri e al Parlamento: quanto alla Commissione, Londra ha rinunciato al suo posto già a novembre, al momento dell’insediamento della nuova presidente Ursula von der Leyen, rifiutando di mandare un proprio rappresentante). Le Corti britanniche potranno continuare a riferirsi alla Corte di giustizia europea e i legislatori dovranno ancora tener conto delle norme comunitarie, pur senza avere voce in capitolo. Per il Regno Unito, il 2020 sarà dunque un anno di transizione.
Le elezioni Usa
Il 2020 è però soprattutto l’anno delle elezioni negli Stati Uniti. Il 3 novembre si sfideranno il candidato repubblicano (praticamente scontato che sarà Donald Trump) e quello democratico, ancora da eleggere. Le primarie inizieranno il 3 febbraio, con il primo Caucus che si riunirà nell’Iowa. Joe Biden (casus belli che ha fatto esplodere la bomba dell’impeachment), Bernie Sanders (antico sfidante di Trump anche nel 2016), Michael Bloomberg (l’ex sindaco di New York, multimiliardario a capo dell’omonima piattaforma di informazione) sono solo alcuni tra i nomi che si contendono la nomina, insieme alla senatrice Elizabeth Warren e il giovane sindaco di South Bend (Indiana), Pete Buttigieg – tra gli altri. In estate, a luglio e agosto, vi saranno le convention rispettivamente del partito democratico e repubblicano, in cui verrà scelto il nome che correrà alle presidenziali.
Cosa succederà al prezzo del petrolio?
Ma non saranno solo l’incertezza sulla Brexit o la campagna presidenziale Usa a determinare una forte volatilità sul mercato. Il 2020 sarà infatti l’anno in cui l’Opec + (la formazione dell’Opec, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, nella sua versione allargata anche a Russia e Kazakhstan) analizzerà gli effetti del taglio alla produzione di greggio stabilito a inizio dicembre.
I suddetti paesi infatti si sono dati appuntamento a marzo per valutare gli effetti dell’abbassamento di circa 600 mila barili al giorno della produzione di petrolio, nel tentativo di provocare un aumento del prezzo dell’oro nero. È probabile che i tagli alla produzione proseguano oltre il primo trimestre del 2020 – così come desiderato in prima istanza dall’Arabia Saudita.
E in Italia?
Il primo appuntamento a cui guardare è certamente quello di domenica 26 gennaio, con le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria. L’esito infatti dirà molto sulla stabilità del governo giallo-rosso e sui rapporti di forza tra i partiti che si contendono le due regioni. Si profila infatti il rischio che il leader della Lega Matteo Salvini riesca a sfilare l’Emilia-Romagna, regione rossa per eccellenza, al Partito Democratico. I 5 Stelle, a Roma alleati di governo del Pd, correranno infatti da soli in entrambe le regioni.
Indubbiamente l’esito delle elezioni darà luogo a variazioni sullo spread tra Btp e Bund tedeschi.
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