Indici mondiali in calo, non bastano le misure dall’Asia che si riprende
Apertura in rosso per gli azionari europei: resta l’incertezza sulla crisi coronavirus, che non si solleva neanche guardando alle notizie in arrivo dalla Cina. Attesa contrazione del Pil mondiale del 10,5% entro giugno 2020
Gli indici asiatici non hanno reagito all’ultima mossa della Banca centrale cinese, un taglio dei tassi pari a 20 punti base sulle operazioni repo, nel tentativo di rilanciare un’economica che, prima in ordine di tempo, è ora nella fase del post-coronavirus. Si tratta del taglio più massiccio negli ultimi cinque anni, facendo passare il tasso sulle operazioni dal 2,40% al 2,20%.
Come hanno chiuso gli indici asiatici?
Non tranquillizzano le notizie provenienti dagli analisti di JP Morgan, secondo cui l’impatto del nuovo coronavirus sull’economia globale potrebbe ammontare a una contrazione del Pil del 10,5% nei primi sei mesi del 2020.
La mossa della Banca centrale cinese è solo l’ultima di una serie di misure prese dagli istituti centrali di tutto il mondo; eppure, a fare da padrona è ancora l’incertezza sul comportamento del virus e sull’efficacia delle misure di quarantena. È per questo che, stamattina, in Giappone il Japan 225 Futureha chiuso in ribasso dell’1,57%, mentre il più ampio Topix ha perso l’1,64%. In Cina, Shanghai chiude a -0,90%, China A50 a -0,55% e SZSE Component a -2,16%.
Quali sono le ultime mosse degli Usa per fronteggiare il coronavirus?
Gli Stati Uniti non riapriranno prima del 30 aprile: alla fine il presidente Donald Trump ha dovuto rassegnarsi, dopo aver tentato di accelerare il più possibile la riapertura delle attività economiche. E proprio sostenere l’economia è al centro del pacchetto multimiliardario approvato alla fine della scorsa settimana dal Congresso, con cui vengono stanziati circa 2.200 miliardi di dollari per famiglie e imprese Usa. Il pacchetto fiscale si aggiunge all’iniezione di liquidita della Federal Reserve (oltre 3 mila miliardi tra opzioni di riacquisto di asset e prestiti, con il Dipartimento del Tesoro a farsi carico di parte del rischio).
Nel frattempo, gli Stati Uniti si preparano al peggio. Trump ha dichiarato che le misure adottane servono per fare in modo che il totale delle vittime non superi le 100 mila: “Un numero orribile, ma avremmo fatto un buon lavoro”.
La volatilità sui futures resta alta, di pari passo con l’incertezza sul mercato. Dopo la chiusura in rosso di venerdì sera per le Borse statunitensi, al momento i valori nel pre-market restano negativi, con il Wall Street in ribasso di 89 punti. Gli investitori tornano sul dollaro, che nelle ultime ore ha guadagnato terreno sia nei confronti dell’euro(1,1074) e della sterlina (1,2364).
Gli Usa, ormai primi al mondo per numero di contagi (oltre 142 mila) contano già 2.510 decessi.
Come hanno aperto la settimana gli indici europei?
Dopo una chiusura, venerdì sera, all’insegna dello scoramento dopo il mancato accordo all’interno del Consiglio Europeo sulla strategia per fronteggiare l’emergenza coronavirus, all’apertura della prima sessione della settimana gli indici europei stentano a decollare.
La ricerca delle misure più adatte per supportare l’economia (possibilmente, dopo gli scontri all’interno del Consiglio, che non preveda il ricordo alla creazione di Eurobond, considerando l’irremovibilità dei paesi del Nord Europa) è infatti ora nelle mani dell’Eurogruppo, che ha ancora diversi giorni a disposizione prima di presentarla. Nel frattempo, si naviga a vista: stamattina, la Borsa di Parigi viaggia in ribasso dell’1,97%, Francoforte perde lo 0,89%, Londra l’1,59%, Madrid il 2,68% e Milano l’1,22%.
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