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Indici europei invertono la rotta dopo il rally di Wall Street. Al via oggi la riunione della Fed

Dopo un’apertura frazionata, gli azionari del Vecchio Continente virano al ribasso – in attesa del Pil dell’Eurozona. Sale l’attesa per la riunione del Fomc. Nel frattempo, gli indici Usa si riavvicinano ai massimi pre-crisi

Bandiera UE Fonte: Bloomberg

La buona performance degli indici statunitensi di ieri (Dow Jones +1,7%, Nasdaq +1,13% e S&P500 +1,2%, recuperando le perdite seguite alla crisi del coronavirus) sembravano poter spingere al rialzo anche l’Europa, dove l’allentamento delle misure di lockdown e la fiducia sul ritorno della possibilità di viaggiare, almeno entro i confini di Schengen, infondono nuovo ottimismo sui mercati. I guadagni degli ultimi giorni si sono invece fermati oggi, con Piazza Affari sotto pressione soprattutto per via del comparto bancario, dove i maggiori istituti segnano tutti ribassi superiori al 4,5%.

Come si è chiusa la giornata in Asia?

Sui mercati giapponesi la giornata si chiude al di sotto della parità. In vista della riunione del Fomc, l’organo esecutivo della Federal Reserve statunitense che domani sera si esprimerà sulle previsioni economiche post-coronavirus, gli operatori si sono infatti rifugiati nello yen come valuta rifugio, provocando nelle ultime ore di contrattazione nel mercato asiatico un balzo della valuta giapponese di circa l’1% e il calo del cambio USD/JPY (大口) fino a un minimo di 107,850.

Gli azionari hanno accusato tale apprezzamento: in chiusura, il Nikkei ha perso lo 0,38% mentre il più ampio Topix è riuscito a contenere leggermente meglio le perdite, -0,14%.

Poco mosse, ma comunque tutte al di sopra della parità, le Borse cinesi: Shanghai viaggia in rialzo dello 0,62%, China A50 guadagna lo 0,45%. Bene anche l’Hang Seng (+1,82%), mentre il Kospi coreano sale dello 0,2%.

Exploit dell’Australia, dove i mercati tornano operativi dopo la pausa festiva di ieri. L’indice australiano S&P/AUX è infatti balzato del 2,7%, guidato dal settore bancario dove i principali istituti (Commonwealth Bank of Australia, Westpac e Australia and New Zealand banking Group) hanno guadagnato tutti almeno il 4%.

Cosa sta muovendo i futures Usa?

Continua il rally degli indici statunitensi: ieri l’S&P 500 è tornato positivo dai minimi del 23 marzo e il Nasdaq è ormai tornato vicino ai massimi storici. Oggi gli operatori guardano alle dichiarazioni di ieri della Banca mondiale secondo cui, nel 2020, il Pil globale subirà una contrazione del 5,2%, per rimbalzare del 4,2% solo nel 2021, ma soprattutto all’apertura dei lavori del Fomc, che si esprimerà domani sulle proiezioni economiche – ampiamente attese dopo che l’istituto centrale Usa ha saltato l’appuntamento con quelle di marzo, a causa del Covid-19.

D’altra parte, le prime previsioni sembrano incoraggianti – a partire dall’ottimo dato sui nonfarm payrolls di venerdì scorso che hanno rivelato la creazione a maggio di oltre 2,5 nuovi posti di lavoro, portando il tasso di disoccupazione a scendere al 13,3%, mentre v’è una generale certezza sulle mosse della Fed, che non dovrebbe intervenire sui tassi di interesse almeno fino al 2021.

Torna a salire il prezzo del petrolio dopo che, ieri, ha subito l’impatto della notizia di un accordo sulla produzione in seno all’Opec+ (i tagli da 9,7 milioni di barili al giorno continueranno per tutto luglio). Il greggio, schizzato fino a far superare anche al Wti i 40 dollari al barile, aveva poi subito un leggero calo durante la giornata di ieri. Al momento, quest’ultimo viene scambiato per 38,06 dollari al barile, mentre il Brent viaggia sui 40,57.

Torna a quota 1.701 dollari all’oncia invece l’oro dopo che, ieri, era sceso sotto la soglia dei 1.700.

Cosa si prevede oggi in Europa?

A pochi minuti dall’apertura della sessione, gli indici europei hanno bruscamente invertito la rotta: rispetto ai timidi rialzi in apertura (Milano aveva aperto in rialzo dello 0,1% per poi salire dello 0,14%, Parigi guadagnava lo 0,17%), con solo Francoforte in leggero ribasso dello 0,08% e Londra dello 0,27%, al momento gli indici si confermano tutti al di sotto della partià: il Ftse Mib perde l’1,78%, il Cac lo 0,71%, il Dax scende dello 0,98% e Londra lascia sul terreno lo 0,70%.

Crollate le esportazioni di aprile della Germania (-24%, a fronte di previsioni del -15,%), la cui bilancia commerciale si è fermata a 2,3 miliardi di euro (il mese precedente erano stati 12,8 miliardi), ora l’Eurozona attende il Pil definitivo per il primo trimestre.

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