Indici mondiali cauti, avvio contrastato per l'Europa. Crolla il prezzo del petrolio
Gli azionari europei hanno aperto in leggero rialzo ma faticano a mantenere i guadagni, a pochi giorni dal Consiglio Europeo: la Spagna propone la creazione di un fondo comune da finanziare con debito perpetuo
Avvio contrastato per gli indici globali, dove regna la volatilità in seguito a dati macro negativi ma cauto ottimismo sull’andamento della pandemia di coronavirus. Sembra infatti che, per quanto continui a miete centinaia di vittime al giorno, il virus sia in definitiva recessione e già si inizia a parlare di un graduale ritorno alla normalità.
Nel frattempo però si contano i danni economici, con l’export giapponese e i prezzi alla produzione tedeschi, mentre il prezzo del petrolio a maggio crolla sotto i 15 dollari al barile, il minimo da 21 anni.
Come si è chiusa la giornata in Asia?
Torna un leggero ottimismo in Cina dopo che la Banca centrale di Pechino ha tagliato i tassi di prestito di riferimento, riducendo il tasso a un anno al 3,85% (una diminuzione di 20 punti base rispetto ai 4,05% di marzo), mentre il tasso sui prestiti quinquennali e di lunga durata è stato invece abbassato al 4,65% dal 4,75%.
La mossa, ulteriore stimolo a un’economia messa in ginocchio prima di tutte dalla pandemia di coronavirus che proprio in Cina ha sviluppato il suo primo focolaio, ha permesso agli indici cinesi di chiudere sopra la parità: Shanghai segna alla fine della sessione un rialzo del +50%, Shenzhen +0,89% e China A50+0,31%.
Situazione opposta in Giappone, dove stamattina sono stati pubblicati i dati sulla bilancia commerciale e sui dettagli import/export di marzo. Il risultato si è infatti rivelato peggiore rispetto alle previsioni degli analisti: le esportazioni sono scese dell’11,7% (rispetto al calo del 10,1% previsto dagli analisti), solo quelle verso gli Usa sono crollate al tasso più rapido dal 2011 (-16,5%). Si tratta, nel suo complesso, del dato peggiore dal luglio 2016 e preoccupa il ministro del Tesoro di Pechino, che vede materializzarsi in maniera sempre più concreta il rischio recessione.
In chiusura, l’indice giapponese Nikkei ha perso l’1,19%.
Come sta evolvendo la situazione negli Usa?
Nel frattempo, il presidente Donald Trump ha annunciato domenica sera che Repubblicani e Democratici sarebbero vicini a un’intesa per varare un ennesimo pacchetto di stimoli fiscali per le piccole imprese statunitensi.
Allo stesso tempo, i futures viaggiano in rialzo dopo che la Federal Reserve ha acquistato quasi 1.300 miliardi di Treasuries, oltre a milioni di titoli di debito non sovrano – mossa che ha spinto al rialzo soprattutto l’S&P 500 che, dai minimi di marzo, ad oggi ha riguadagnato circa il 30%.
Crolla intanto il prezzo del petrolio. Il Wti con consegna a maggio ha raggiunto 14,6 dollari al barile (un calo del 20%), mentre in Brent regge, ma non supera il 30 dollari, restando a quota 27,28. A fare pressioni sul greggio sono stati sia il pessimismo sulle previsioni della domanda, attesa in forte ribasso sia da Opec che da Eia, oltra alla crisi dei siti di stoccaggio, verso la saturazione.
Sul mercato valutario torna a rafforzarsi leggermente il dollaro, che scambia a 107.92 yen e 1.0842 euro. Torna invece sotto la soglia dei 1.700 dollari l’oncia l’oro, che al momento viaggia a 1.675 dollari.
Come hanno aperto gli indici europei?
Resta alta la volatilità sugli indici principali, con le Borse europee che hanno aperto poco sopra la parità, salvo poi scendere in rosso. Resiste il Dax, a +0,20%, nonostante i dati sui prezzi alla produzione tedeschi abbiano segnato un ribasso dello 0,8% sia rispetto al marzo 2019 sia rispetto a febbraio 2020 – un calo per altro ampiamente atteso.
Parigi viaggia in ribasso dello 0,12%, Londra resiste con +0,25% nel giorno in cui riprendono i negoziati con l’Ue per la Brexit, Milano perde lo 0,18% e Madrid, che perde lo 0,68%.
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