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Indici mondiali frazionati, inversione di rotta in Europa con il Ftse Mib a +0,21%

Sul resto degli azionari globali pesano le previsione del Fmi e i nuovi casi di coronavirus. Dopo un avvio in rosso tornano gli acquisti sugli indici europei. Attesa oggi la lettura sul Pil trimestrale Usa

Schermo Ftse 100 Fonte: Bloomberg

Stentano a raggiungere la parità in mattinata gli indici europei: le cattive prospettive sull’andamento del Pil globale pubblicate ieri dal Fondo Monetario Internazionale, insieme alla preoccupazione sempre maggiore di una nuova ondata della pandemia di coronavirus, pensano sugli azionari e spingono gli investitori di nuovo verso i beni rifugio – negli ultimi giorni l’oro ha toccato il massimo da otto anni, a oltre 1.770 dollari l’oncia, mentre anche il dollaro torna a rafforzarsi nei confronti del resto delle principali valute.

Come si è chiusa la giornata sui mercati asiatici?

In Giappone il Nikkei perde in chiusura l’1,22%, mentre il più ampio indice Topix lascia sul terreno l’1,18%. Non va meglio nel resto dell’Asia: mentre le Borse cinesi e di quella di Hong Kong, chiuse per festività, il Kospi coreano scende fino al 2,27%.

Si tratta della sessione peggiore sugli indici asiatici degli ultimi otto giorni, con l’indice Msci (escluso il Giappone) in perdita dello 0,7%.

Giornata di dati macro per gli Usa

Preoccupa l’aumento dei casi di coronavirus, soprattutto in Florida, Oklahoma e Carolina del Sud. Ma il problema è globale: mentre la Germania procedeva alla chiusura del distretto dove si torva il mattatoio, nuovo focolaio del virus in Europa, dall’inizio della settimana l’Australia ha registrato un picco di nuovi casi rispetto agli ultimi due mesi.

Nel frattempo, gli Usa si preparano oggi per il dato sulle richieste di disoccupazioni settimanali (in costante calo da marzo, ma comunque ancora su cifre record al ritmo di circa 1,5 milioni di posti di lavoro persi nell’ultima settimana), in pubblicazione alle 14:30, in contemporanea con la lettura definitiva del Pil del pil trimestrale, per cui gli analisti prevedono un crollo del 5%.

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Negativi i futures sul Wall Street, dove il Dow Jones minaccia un’apertura sotto lo zero (-2,72%, sotto i 26 mila punti), l’S&P 500 segna un ribasso di 80,96 punti e anche il Nasdaq perde 222 punti.

I dati peggiori del previsto di ieri sulle scorte di petrolio Usa (1,442 milioni di barili in più, rispetto a previsioni che si aspettavano un surplus di soli 299 mila barili) e le cattive previsioni dell’Fmi (che prevede un calo del Pil fino all’8% entro il 2020) hanno spinto il greggio ai minimi da dieci giorni, con il wti a 37,66 dollari al barile e il Brent che torna sotto i 40, a 39,98 dollari al barile.

Ieri invece l’oro è tornato ai massimi da otto anni, a 1.779 dollari l’oncia, con gli investitori che corrono al metallo prezioso come bene rifugio – così come anche il dollaro torna a rafforzarsi nei confronti di un paniere di altre valute: il Dollar Index nelle ultime ore è salito a 97,26, tornando ai livelli di inizio settimana, mentre il cambio EUR/USD viaggia in ribasso a 1,1237 e quello USD/JPY (大口) sale a 107,159, dopo il tonfo con cui ieri era arrivato a 106,074.

Come si prospetta la giornata in Europa?

Nonostante dati macro relativamente ottimistici (l’indice GfK sul clima tra i consumatori tedeschi, pubblicato stamattina, per quanto ancora in negativo segna un notevole passo in avanti, dai -18, punti di giugno a -9,6 di luglio), gli azionari del Vecchio Continente nelle prime ore di contrattazione hanno segnato tutti valori al di sotto della parità – salvo poi invertire la rotta a metà mattinata: il comparto auto e le utilities hanno permesso agli indici di virare in zona verde, grazie anche al contributo delle banche.

Al momento, Francoforte avanza dello 0,57% (dopo aver aperto a -0,15%), Parigi segna un rialzo dello 0,13%, Londra arranca rispetto agli indici comunitari ma riesca a mantenersi sulla parità e anche Milano è passata dal -0,4% a guadagnare lo 0,21%, supportata da Nexi (+2,34% a 15,12 euro), Enel (+2,09% a 7,783 euro) e Inwit (+2,08% a 9,1 euro per azione).

Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG Bank declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti.

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