Indici Pmi Eurozona in calo a marzo, si scontano effetti del coronavirus
Forti contrazioni soprattutto nel settore dei servizi, ma anche il manifatturiero è destinato a raggiungere i minimi. Borse comunque in rialzo, continua il rally di Piazza Affari
Oggi gli indici Pmi dell’Eurozona registrano per la prima volta l’impatto economico del nuovo ceppo di coronavirus che, da febbraio, attanaglia anche l’Europa. Se fin da subito è stato chiaro che le misure di contenimento della pandemia avrebbero impattato sull’economia dei paesi interessati, proprio in questa settimana si attendono i dati prospettici sul reale impatto di tali misure.
In mattinata sono usciti i valori dell’indice Pmi di marzo per il Giappone: con 32,7 punti, Tokyo ha raggiunto il minimo storico – a febbraio si era assestato a quota 46,8 punti, comunque al di sotto dello spartiacque dei 50 punti, che segna il passaggio da contrazione ad espansione.
Come ha impattato il coronavirus sugli indici Pmi?
La prima a pubblicare il sentiment dei gestori delle vendite è stata la Francia, poi Germania ed Eurozona seguite, infine, dai risultati del Regno Unito.
Si conferma la tendenza prevista dagli analisti Unicredit: l’indice composito è chiaramente negativo in tutte le aree, dopo le misure di lockdown dovute all’espandersi della pandemia di Covid-19. Tuttavia, il dato scomposto sottolinea una forte differenza tra il settore manifatturiero, generalmente positivo rispetto alle aspettative (ferme restanti le pesanti contrazioni) e quello dei servizi, crollato in tutte le aree.
La differenza si spiega con il fatto che, per la loro natura, gli acquisti nel settore terziario hanno scontato gli effetti della chiusura dei servizi non essenziali non appena le misure sono state disposte; quanto al settore manifatturiero, invece, ci vorrà ancora del tempo (ma sempre meno) prima di stabilire quanto effettivamente il blocco delle produzioni abbia impattato sull’interno comparto.
Quanto al settore manifatturiero, in realtà i primi segnali di debolezza sono iniziati ad arrivare nel momento in cui, già da gennaio, il lockdown in Cina ha interrotto le catene di produzione anche nel resto del mondo. La prima industria a risentirne è stata quella automobilistica, con big del settore come Fiat-Chrysler costretti a chiudere stabilimenti prima ancora delle misure sanitarie a causa della carenza di componenti e del calo della domanda.
D’altra parte, per Unicredit paradossalmente il rallentamento dei trasporti, che tanti e gravi danni ha apportato al settore dei servizi, allo stesso tempo ha provocato una dilazione degli effetti negativi sul quello manifatturiero, per via dei tempi di consegna più lunghi che avrebbero continuato a sostenerlo - sebbene per poco.
Come sono andati gli indici Pmi dell’Eurozona?
I dati preliminari, diffusi oggi da Ihs Markit, segnalano che nell’Eurozona l’indice Pmi manifatturiero è sceso a quota 44,8, rispetto ai 49,2 punti di febbraio; comunque meglio rispetto alle attese, che avevano previsto 39 punti. L’indice per i servizi ha osservato invece una contrazione ben più forte, da 51,6 punti a 31,4, in ribasso rispetto alle attese di 7,4 punti. Infine, l’indice composito segna 31,4 punti, in ribasso rispetto ai 51,6 punti di febbraio e rispetto ai 38,8 attesi.
Quanto ai risultati finora disponibili, la Francia segna i ribassi più forti: 42,9 punti nel settore manifatturiero (rispetto ai 49,8 di febbraio), 29 nel terziario (a febbraio aveva raggiunto quota 52,5, in espansione) e 30,2 l’indice composito (rispetto ai 52 di febbraio).
Segue la Germania, con il settore manifatturiero a 45,7 punti (48 a febbraio), 34,5 nel terziario (rispetto ai 52,2 di febbraio) e 37,2 l’indice Pmi composito.
Infine il Regno Unito, con un indice degli acquisti del settore manifatturiero a 48 punti (a febbraio Londra aveva sperimentato un’espansione a 51 punti), 35,7 punti per il settore dei servizi (53,2 a febbraio) e 37,1 l’indice composito (a febbraio aveva raggiunto quota 53).
Quali ricadute hanno avuto sui listini?
Il fatto che dati così negativi siano stati ampiamente previsti spiega come non sembrino aver impattato sull’andamento dei mercati, dove continuano gli acquisti. Attualmente tutti gli indici europei viaggiano con rialzi dai quattro ai sei punti percentuali, con Piazza Affari (+6,20%) e Francoforte (+6,28%) in testa.
Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG Bank declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti.
Coronavirus e volatilità sui mercati
Fai trading con IG Bank su oltre 17.000 mercati.
- Spread ridotti: spread a partire da 1 punto sui principali indici e da 2,8 punti su US Crude
- Stop garantiti: impostali gratuitamente, pagherai una piccola commissione solo nel caso in cui vengano attivati
- Assistenza dedicata: avrai a disposizione un team di esperti pronto a supportarti
Dati di mercato
- Forex
- Azioni
- Indici
I prezzi sopra indicati sono soggetti ai nostri termini e condizioni del sito. I prezzi sono solo indicativi.