L’euro sprofonda contro dollaro. Forti tensioni in Europa per il gas russo

Continua il forte indebolimento dell’euro rispetto al dollaro che ha raggiunto a 1,0514 minimi dal febbraio 2017. Le recenti vendite sulla moneta unica sono legate alle notizie diffuse da fonti russe sulla interruzione delle forniture di gas naturale russo verso Polonia e Bulgaria, colpevoli di non aver adempiuto ai loro contratti con pagamenti in rubli.

Gli investitori sui mercati valutari scontano così l’aumento delle tensioni e un periodo particolarmente difficile per l’Europa e la sua moneta. PGNiG, la compagnia gasifera polacca, ha affermato di poter approvvigionarsi in extremis alla confinante rete tedesca, Bulgargaz è in una situazione decisamente più complicata visto che dipende quasi completamente dalle esportazioni russe e dovrà essere aiutata da altri paesi europei.

Dunque, nei mercati finanziari si indebolisce l’euro dalle continue pressioni riguardo alle forniture di gas naturale verso l’energivora Europa. Visto il contesto geopolitico europeo, complicato ed imprevedibile, gli investitori stanno privilegiando il dollaro che promette rendimenti ben più interessanti visti gli imminenti aumenti dei tassi di interesse che effettuerà la Federal Reserve (molto probabile un aumento del costo del denaro di 50 punti base nel prossimo meeting del FOMC).

Al contrario, per la moneta unica non si prospetta nessuna tendenza favorevole, almeno nel breve termine. Infatti, i prossimi paesi a finire nel mirino di Putin potrebbero essere Italia e Germania che avrebbero però limitate opportunità di sopperire all’embargo russo.

Difficile al momento valutare se la strategia di Vladimir Putin possa essere solamente un bluff di breve periodo per disunire il fronte europeo o una strategia di lungo periodo per rompere del tutto i rapporti con l’occidente (a costo di un crollo dell’economia russa). L’unica cosa certa è che sui mercati valutari viene premiato il dollaro che guadagna contro tutte le principali divise internazionali.

Dove puo’ arrivare il cambio eurodollaro?

Le pressioni ribassiste hanno portato il cambio a toccare un minimo degli ultimi 5 anni a 1,0514 per poi attestarsi a 1,0550. Le prospettive grafiche rimangono ribassiste visto che al momento non c’e’ stato alcun segnale di possibile inversione del trend in atto. L’eventuale cedimento di 1,0514 alimenterà le vendite proiettando le quotazioni del cambio eurodollaro in direzione dei supporti a 1,0494, bottom del febbraio 2017, e 1,0380, minimi di dicembre 2016. Timidi segnali di ripresa sopra 1,0586, preludio a un possibile allungo in direzione di 1,0625.