Le nuove tensioni tra Cina e Usa che minacciano i mercati globali
Non solo le responsabilità della diffusione del Covid-19 e le ripercussioni sulla guerra commerciale: i rapporti tra le due superpotenze continuano ad incrinarsi anche dal punto di vista geopolitico – ma le Borse restano ottimiste
In attesa dell’apertura di Wall Street, dove ieri il Dow Jones ha messo fine alla serie di rialzi dell’inizio di luglio chiudendo in calo di oltre l’1,5%, i mercati finanziari proseguono la seduta di oggi al ribasso: gli azionari europei viaggiano sotto lo zero dall’inizio della sessione (con brevi tentativi di risalita da parte di Londra e Milano, subito falliti), pressati sia dalle cattive previsioni economiche della Commissione Europea, sia dall’aumento dei nuovi casi di Covid-19 nel mondo e soprattutto negli Usa, che già fa parlare di una seconda ondata della pandemia – 46 mila casi nelle ultime 24 ore, che portano il totale dei contagi a oltre tre milioni.
Tra i principali indicatori dell’andamento dei mercati oggi spicca l’oro, che sfonda la soglia dei 1.800 dollari l’oncia sulla scia di un sentimento di risk-off sui mercati, guidato dall’incertezza sul futuro delle principali economie globali.
Ma all’incertezza della pandemia le Borse tremano davanti al leitmotiv degli ultimi 18 mesi: le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, cui lo stop forzato provocato dalla pandemia ha fornito solo nuovi motivi di attrito. Oltre ai rimbalzi di responsabilità per aver provocato la pandemia (il presidente Usa Donald Trump ha parlato di vero e proprio “virus cinese”, accusando Pechino di non aver fatto abbastanza per contenere la proliferazione del Covid-19 e non aver avvertito tempestivamente la comunità internazionale) e ai dubbi sulla tenuta dell’accordo commerciale siglato dalle due superpotenze a metà gennaio, nelle ultime ore altri due fattori minacciano il precario equilibrio delle relazioni internazionali tra le prime due economie mondiali.
La questione di Hong Kong
Per il momento si tratta di un progetto che circola ancora solo all’interno della cerchia dei più stretti collaboratori del presidente Usa Donald Trump: quello di slegare l’andamento del dollaro statunitense con quello del dollari di Hong Kong, impedendo alle banche dell’ex colonia britannica di comprare il biglietto verde in ritorsione a una situazione, quella delle proteste pro-democrazia dei giovani della città, che va avanti ormai da due anni.
L’idea sarebbe stata sollevata da alcuni consiglieri del Segretario di Stato Michael Pompeo, e ancora non è ascesa ai piani alti della Casa Bianca. I principali timori riguardano il rischio di rimbalzo verso le banche di Hong Kong e verso lo stesso dollaro statunitense, oltre all’effettiva efficacia del provvedimento.
Secondo Eddie Yue, numero uno dell’Autorità monetaria di Hong Kong, provare la città dell’accesso alle riserve di dollari Usa equivarrebbe a “uno scenario apocalittico”, mentre gli esperti parlano della proposta come di “un’arma nucleare” in grado di sancire una volta per tutte il fronte di guerra tra Cina e Usa.
Le trattative sul nucleare
E proprio a proposito di armi nucleari, nelle ultime ore Pechino ha rilasciato un commento a proposito delle trattative sul nucleare tra Russia e Stati Uniti. Mercoledì un esponente del corpo diplomatico cinese ha infatti dichiarato che Pechino sarebbe “felice” di inserirsi nel dialogo sul nucleare, ma solo a condizione che Washington riduca il proprio arsenale almeno fino a farlo arrivare al livello di quello della Cina.
L’arsenale nucleare della Cina conta “appena” 320 testate nucleari – Russia e Stati Uniti circa 5 mila a testa, secondo i dati dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma. “Se gli Usa dicessero di essere pronti a ridurre le proprie armi nucleari al livello dell’arsenale cinese, saremmo felici di partecipare agli accordi dal giorno dopo. Ma in realtà sappiano che non succederà” ha commentato Fu Cong, a capo de dipartimento di controllo delle armi all’interno del ministero degli Esteri di Pechino.
Da mesi Trump cerca di includere anche la Cina nellle trattative sul nucleare in vista della scadenza, nel 2021, del Nuovo Accordo di Riduzione delle Armi Strategiche tra Russia e Usa.
Come si stanno muovendo gli indici globali?
In controtendenza rispetto al resto degli indici mondiali, le Borse cinesi stamattina hanno chiuso di nuovo in positivo, con Shanghai che ha chiuso in rialzo dell’1,75%, mettendo a segno l’ottava giornata consecutiva di acquisti.
Allo stesso tempo, l’aumento dei casi di Covid-19 negli Stati Uniti e l’attesa, oggi pomeriggio, del dato sulle scorte settimanali di petrolio (dopo i cattivi numeri della settimana scorsa, si temono nuove eccedenze) non frenano Wall Street, dove il Dow Jones apre in rialzo dello 0,23% guadagnando 59,50 punti, il Nasdaq avanza dello 0,62% e l’S&P500 dello 0,24%.
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