Lvmh punta sui gioielli e compra Tiffany per oltre 16 miliardi di dollari
L’icona americana di gioielli si affida al gigante del lusso per risanare conti sempre più malmessi. Il prezzo delle azioni è stato fissato a 135 dollari. Salgono le quotazioni sulle Borse di Parigi e New York
Il marchio di lusso americano Tiffany parlerà francese: si sono infatti concluse stamattina le trattative per l’acquisizione da parte di Lvmh, che aveva lanciato la prima proposta a ottobre. Il colosso di Parigi ha infine rilanciato e comprato Tiffany per 135 dollari per azione, un totale di circa 16,2 miliardi di dollari – 14,7 miliardi di euro.
Una buona notizia per Tiffany e un affare per Lvmh?
Si tratta della più grande manovra del gruppo francese fino ad ora. Lvmh nasce nel 1987 dalla fusione tra il marchio di lusso Louis Vuitton, icona nel settore della pelletteria, e Moet-Hennessy, storici brand di champagne (il primo) e cognac (il secondo). Il Ceo, Bernard Arnault, in una nota rilasciata domenica ha dichiarato che “l’acquisizione di Tiffany rafforzerà la posizione di Lvmh nel settore della gioielleria e aumenterà ancora di più la sua presenza negli Stati Uniti”, oltre a “trasformare la divisione di Lvmh orologi e gioielli”.
Una vera e propria svolta in casa Tiffany. Negli ultimi anni il marchio dei gioielli americani per eccellenza non ha navigato in acque troppo tranquille: tra il 2015 e il 2017 ha registrato un calo generalizzato delle vendite, per riprendersi solo nell’ultimo paio d’anni e unicamente grazie all’espansione sul mercato asiatico, soprattutto cinese. Peccato che negli ultimi mesi, soprattutto con l’aggravarsi delle tensioni commerciali tra i due paesi, le vendite fossero tornare a diminuire.
Eppure l’offerta iniziale di Lvmh, 120 dollari per azione, è stata subito rigettata: fonti vicine alla catena di gioielli hanno fatto sapere che un prezzo così basso avrebbe svalutato troppo il marchio. In effetti, analisti di Credit Suisse avevano stimato un valore per azione di circa 140-160 dollari. Ma era ancora ottobre: tempo poche settimane e le due maison del lusso si sono accordate per un compromesso, 135 dollari.
Come si inserisce Tiffany tra gli asset di Lvmh?
Il gruppo Lvmh racchiude marchi in grado di generare un giro d’affari da quasi 47 miliardi di dollari (al 2018): da Christian Dior (azionista di Lvmh, che ne detiene il 40,9%) a icone come Givenchy, Louis Vuitton e Bulgari, decine dei principali marchi del lusso internazionale ricadono sotto l’ombrello di Lvmh e spaziano dalla pelletteria ai profumi, dai liquori a orologi e gioielli. Proprio a proposito dei brand di gioielli, sembra comunque che Arnault voglia comunque mantenere ben distinte le case di Tiffany e di Bulgari. Il Ceo intende sfruttare la catena americana soprattutto per la categoria di diamanti e, in generale, gioielli da matrimonio.
D’altra parte, proprio l’esperienza con Bulgari ha contribuito a convincere i vertici di Tiffany sulla bontà dell’accordo, anche sulla scia del buon lavoro di internazionalizzazione del brand operato con Bulgari.
Che ricadute ha avuto la notizia sui mercati?
Venerdì sera le azioni di Tiffany avevano subito un leggero ribasso dell’ 0,79% a 125,52 dollari – fino alla metà dell’anno scorso giravano a quota 140 dollari -, per poi salire sul pre-market di circa il 6%, a 133 euro per azione – maggiori informazioni saranno disponibili all’apertura di Wall Street. In Europa invece Lvmh ha guadagnato oltre il 2% sulla Borsa di Parigi, arrivando a 405,3 euro per azione. Ma la notizia, rimbalzata in mattinata sulla stampa internazionale, ha dispiegato effetti sul settore del lusso in tutti gli indici: a Piazza Affari Moncler guadagna l’1,45%, Salvatore Ferragamo lo 0,9%, Tod's lo 0,15%.
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