Ma dove vuole arrivare questo Euro/Dollaro?
Non accenna a mollare la presa il dollaro statunitense dopo la riunione Fed e in vista dei dati sui Non Farm Payrolls.
Forti acquisti sul biglietto verde dopo la riunione della Federal Reserve che ha visto la Banca centrale tagliare i tassi di interesse di 25 punti base per la prima volta da dicembre 2008. Il movimento ha interessato inizialmente tutti i principali cross valutari, con il cambio Euro/Dollaro sceso ai minimi da maggio 2017, mentre quello Gbp/Usd ha rivisto area 1,20 per la prima volta da gennaio 2017. Fa eccezione il cambio Usd/Jpy che dopo il balzo iniziale ha azzerato i guadagni e ora sta accelerando al ribasso.
Più che il taglio dei tassi, che era largamente nei prezzi, a scaldare il biglietto verde sono state le indicazioni arrivate da Jerome Powell che in conferenza stampa ha raffreddato le aspettative degli investitori circa la partenza di un ciclo espansivo di taglio dei tassi. A fare da eco alle parole di Powell sembra essere stata anche la mancanza di unanimità nella decisione di tagliare i tassi, con ben due dissidenti all’interno del board. Un aspetto questo che potrebbe lasciar presagire una pausa prima un ulteriore passo.
Il messaggio di Powell, seppur a tratti contraddittorio, è stato interpretato dagli investitori come la disponibilità della Federal Reserve ad agire solo in caso di stretta necessità e che, al momento, l’economia statunitense non rischia un rallentamento simile ad altre aree del globo.
Quindi azione cautelativa da parte della principale Banca centrale del mondo, che oltre a tagliare i tassi, ha anche sospeso con due mesi di anticipo il piano di quantitative tightening, ovvero la riduzione del bilancio, riprendendo così ad acquistare i titoli in scadenza.
La nostra impressione è che il taglio di settembre salti e il prossimo taglio ci sia solo a dicembre. Questo perché grazie soprattutto alla tenuta dell'economia americana che ci aspettiamo prosegua in tutto il terzo trimestre.
Anche la risposta del mercato sembra andare in questa direzione, con il rendimento sul Treasury note a 2 anni che è schizzato sino ad arrivare al 2%, mentre il decennale è sceso lievemente, comportando un sensibile flattening della curva. Un segnale questo come l'outlook diventi più sfidanti per gli operatori.
Tornando all'Eur/Usd, la rottura del supporto a 1,11 è un segnale ribassista importante, anche se necessita di essere verificato con una tenuta in chiusura di settimana. La discesa potrebbe quindi proseguire verso 1,08, il nostro principale target di medio periodo, con una sosta sulla trend line che unisce i minimi degli ultimi due anni, che passa ora per 1,0980.
Una simile strategia potrebbe essere guidata non solo dalla forza del dollaro, ma dalla concomitanza di dati deludenti in arrivo dall'eurozona, come accade ormai da mesi.
Solo un ritorno sopra 1,14 potrebbe scongiurare questo pericolo nel medio lungo periodo.
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