Arabia Saudita: nuovi tagli a sostegno dei prezzi del petrolio. Greggio stabile
Arabia Saudita pronta ad un nuovo taglio di produzione da aprile. Output da 10,31 a 10 milioni di barili al giorno. Ridotta fornitura al Venezuela. L'Opec mira a sostenere le quotazioni del petrolio. Crude stabile sopra $56,50.
Sempre meno petrolio saudita sul mercato. Obiettivo: sostenere i prezzi del greggio in un contesto di domanda debole ed offerta ancora abbondante.
A confermare la notizia è stato il ministro dell'Energia, Khalid Al-Falih, che già a fine febbraio aveva paventato l’idea di un ulteriore taglio alla produzione da parte del primo produttore di petrolio dell’Opec, a fronte di una "tracotante" offerta americana. Gli Stati Uniti sono ad ora il primo paese esportatore di oro nero al mondo.
Arabia Saudita (Opec): nuovi tagli a sostegno del prezzo del petrolio
L'Arabia Saudita dovrebbe quindi annunciare, a partire da aprile, una nuova riduzione dei propri quantitativi mensili di petrolio. La mossa è l’ultima conferma da parte di una Riyadh determinata a riprendersi il controllo del mercato petrolifero, con i prezzi che ancora latitano ben al di sotto del livello auspicato dai membri dell'Opec+, Organizzazione dei principali produttori, assieme con la Russia.
L'Arabia Saudita prevede di produrre meno di 10 milioni di barili al giorno in aprile, un ritmo simile a quello di marzo, quando, da attese, i tagli riguarderanno 500 mila barili al giorno rispetto a quelli prodotti a febbraio. A dicembre, Riyadh ha ridotto la produzione a 10,31 milioni di barili al giorno. Non solo: col Venezuela in difficoltà (alla luce delle sanzioni statunitensi e dei blackout interni alla regione), i raffinatori locali di petrolio hanno inoltrato richieste di greggio saudita pari ad oltre 7,6 milioni di barili al giorno ad aprile. Il regno, tuttavia, ha deciso di fornire ai clienti d'oltremare meno di 7 milioni di barili al giorno, 635 mila meno della domanda.
Quotazioni del greggio nei tweet di Donald Trump
L'Arabia Saudita e altre nazioni interne all’Opec sono state provocate di recente dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha invitato i produttori attraverso un tweet ad adottare un approccio più rilassato circa la politica di tagli all’offerta. La risposta di Al-Falih al Tycoon è giunta in modo indiretto: "Ci stiamo aiutando a vicenda; venticinque paesi stanno adottando un approccio molto lento e misurato".
Secondo quanto riportato dal governo, le importazioni statunitensi di greggio saudita sono scese di 513.000 barili al giorno su una media di quattro settimane, il livello più basso dal 1986. L'anno scorso il regno ha esportato negli Stati Uniti in media 815.000 barili al giorno.
L’annuncio di tagli alla produzione più profondi di quanto concordato nel corso dell’ultimo meeting fa pensare che difficilmente l'Arabia Saudita farà ulteriori pressioni per un qualsiasi cambiamento di politica già dalla prossima riunione Opec+, prevista il 17 e 18 aprile a Vienna.
Mentre gli operatori restano a guardare quali saranno le sorti della finanza mondiale (di fronte ad indicatori macro che evidenziano il rallentamento economico in atto), il prezzo del Crude continua a muoversi poco al di sopra della soglia dei 56 dollari al barile. Analogo movimento per il Brent, che dalla metà di febbraio fluttua in un canale laterale compreso tra 65,50 e 67,50 dollari al barile.
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