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Torna l’oro al di sopra dei 1200 dollari l’oncia, che buca il margine superiore del canale ribassista in atto da aprile, testando prima i $1210 e poi la resistenza dei $1220.
Gli investitori sono corsi al riparo dopo i ribassi consistenti registrati ieri da Wall Street, che seguono solo di qualche giorno le previsioni a ribasso del Fondo Monetario Internazionale sulla crescita globale, rallentata anche dall’incognita della guerra commerciale.
Wall Street al test. Il gold ne approfitta
Quella di Wall Street “è una correzione che stavamo aspettando da molto tempo", ha dichiarato Donald Trump a proposito del calo di mercoledì, nonostante negli ultimi due anni l’apprezzamento degli indici americani sia stato utilizzato dal presidente stesso come indicatore di bontà del tessuto economico americano. "Non sono però d'accordo con ciò che la Fed sta facendo" ha aggiunto lo stesso: "Penso che la banca centrale stia commettendo un errore, penso che sia impazzita”.
Guardando al mercato dell’oro, il nuovo ambiente all’interno del quale ci si sta muovendo risponde a dinamiche nuove rispetto al passato.
Inflazione, tassi e correlazioni: un nuovo mercato di riferimento
I mercati finanziari hanno mostrato negli ultimi anni che non è detto che un incremento dei tassi implichi necessariamente un calo del comparto azionario. Tuttavia, nel momento in cui rendimenti ed azioni si muovono in direzioni opposte, il movimento può nascondere qualche lacuna di fondo.
L’incertezza legata agli effetti del rialzo del costo del denaro statunitense, assieme al fatto che i deficit delle amministrazioni pubbliche americane continuano a crescere, porterà sui mercati nuova volatilità, che a sua volta potrebbe fungere da catalizzatore per attività più difensive, tra cui il gold. A ciò si aggiungono gli effetti della riforma fiscale che, a medio termine, termineranno di sortire i propri effetti benefici sulle aziende a stelle e strisce, inserite in un ciclo economico già ampiamente in fase matura.
Guardando nello specifico ai rendimenti di mercato, sebbene il Titolo Usa a 10 anni risieda su livelli prossimi ai massimi degli ultimi sette anni, i rendimenti reali rimangono comunque inferiori a tale soglia, attualmente poco al di sopra dell'1%. Questo, assieme ad un potenziale incremento dell’inflazione, potrebbe portare l’oro ad esser letto come riserva di valore.
Il dato sull’inflazione a stelle e strisce pubblicato oggi ha mostrato un indice dei principali prezzi al consumo in linea col mese precedente ed CPI al di sotto delle aspettative, al 2,3% annuo, contro un’attesa del 2,4%. Ciò, ha smorzato in parte le paure di un ulteriore irrigidimento di politica monetaria della Federal Reserve. Il dollaro a stelle e strisce, intanto, ha toccato contro euro il minimo da inizio ottobre, mentre il mercato è tornato ad acquistare Treasury a dieci anni.
Cina: l'incognita su crescita, valute e materie prime
Tra i fattori da monitorare per l’elevata incertezza che si portano dietro, l'impatto delle questioni commerciali in corso tra Pechino e la Casa Bianca, che potrebbero spingere i prezzi in basso e penalizzare uno dei due player più attivi sul mercato dell’oro fisico: la Cina. Le tensioni internazionali sullo scambio di mercati hanno già indebolito in modo significativo lo yuan cinese nei confronti del dollaro statunitense, che ha frenato l’apprezzamento della materia prima.