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Il metallo prezioso cerca il riscatto dopo aver toccato i minimi da 5 mesi.
Riprende quota l'oro dopo il tonfo della scorsa settimana. Le decisioni delle Banche centrali della scorsa settimana, in particolare Fed e Bce, e l'andamento del biglietto verde continuano ad essere i driver principali.
Dai massimi di settembre, quando i prezzi hanno sfiorato 1.360 dollari/oncia, il metallo giallo ha intrapreso una discesa che l'ha portato in area 1.235 dollari, minimi che non vedeva da luglio scorso. Anche la generale riduzione dei timori geopolitici sembra aver contribuito a questa discesa.
Cosa aspettarsi per il 2018? Continuiamo a credere che la corsa non sia finita qui. Un dollaro in deprezzamento il prossimo anno, contestualmente a un ritorno delle tensioni geopolitiche, potrebbero alimentare questo rialzo.
Dal punto di vista grafico, l'impostazione rimane rialzista. I minimi sono crescenti e negli ultimi tre mesi, i prezzi hanno superato la trend line ribassista di lunghissimo periodo, che unisce i picchi del 2011 con quelli del 2012 e del 2016.
Inoltre, graficamente è possibile trovare delle analogie con gli ultimi due anni. A dicembre del 2015 e 2016 l'oro ha segnato dei minimi importanti da cui poi si è sganciato nel corso dei mesi successivi. Proprio i bottom toccati la scorsa settimana potrebbero rappresentare i minimi da cui l'oro potrebbe sganciarsi nei prossimi mesi.
I target al rialzo sono collati sono 1.300 dollari e su 1.375 dollari (top del 2016), anche se non escludiamo che possa raggiungere 1.500 dollari. Il quadro ribassista verrebbe meno con una discesa sotto 1.200 dollari, minimi allineati di marzo e luglio, dove ora sta convergendo anche la trend line che unisce i bottom del 2015 e del 2016. Sotto tale riferimento le vendite potrebbero accentuarsi in direzione di 1.100 dollari.
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