Petrolio verso i $40 al barile? Possibile, parola di Russia (ed Opec)
Mercato del greggio: cresce la quota in mano agli Stati Uniti. Mosca corre ai ripari: spinta sulla produzione per contrastare l'output americano. Ministro delle finanze russo: prezzo del petrolio verso i 40 dollari al barile.
Battuta d’arresto per il prezzo del petrolio, tornato a scontare la paura di un eccesso di offerta sul mercato. A gravare sulle quotazioni del greggio, questa volta, sono state le dichiarazioni di uno dei Paesi uniti nel cartello sui tagli alla produzione, la Russia. Il ministro delle finanze russo, Anton Siluanov, ha dichiarato nelle scorse ore che Mosca, assieme con l’Organizzazione dei principali Paesi esportatori di petrolio (Opec), potrebbe fare un passo indietro sul limite di output autoimposto per combattere la crescente quota di mercato in mano statunitense. Il tutto, con una naturale conseguenza: l’abbassamento del prezzo del greggio.
Rally del petrolio in stand-by: pausa sul taglio alla produzione
Se una delle ragioni alla base del recente rally delle quotazioni (+50% dai minimi di dicembre ai massimi d’inizio aprile) è stato proprio il limite alla produzione imposto da alcuni dei più grandi player al mondo, (Opec e Russia per l’appunto), a beneficiare maggiormente del rialzo dei prezzi sono stati i grandi produttori americani, che hanno intensificato i propri quantitativi di output emesso, venduto a tariffe via via crescenti.
In mattinata in crude Wti è tornato a quotare al di sotto dei $63,50 al barile, mentre il brent ha abbandonato la soglia dei $71 al barile. Il miglioramento dei dati macroeconomici provenienti dalla Cina e le speranze di una risoluzione degli scontro commerciali tra Washington e Pechino hanno aiutato a sostenere i corsi delle quotazioni nelle scorse settimane. A ciò si sono unite le difficoltà di Venezuela ed Iran, vessate dalle sanzioni statunitensi, e le difficoltà in Libia, che hanno portato alla chiusura dei pozzi.
Prezzo del petrolio a rialzo: una manna per i produttori Usa
La fondata decisione di incrementare la produzione per contrastare la crescente quota di mercato statunitense potrebbe spingere il prezzo del greggio ben al di sotto degli attuali valori, in area 40 dollari al barile. Nel caso in cui l’Opec non fosse disposto ad abbandonare la politica di tagli alla produzione, inoltre, la Russia potrebbe con buona probabilità staccarsi dall’accordo, proseguendo da sola.
L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati, inclusa la Russia, si incontreranno a giugno per decidere se continuare a limitare la fornitura globale, dopo aver concordato lo scorso dicembre una riduzione della produzione di 1,2 milioni di barili al giorno a partire dal 1° gennaio per sei mesi.
Secondo le attese dell’Energy Information Administration (EIA), la produzione di scisto negli Stati Uniti aumenterà di circa 80.000 barili al giorno nel mese di maggio, con un limite record nei mesi a venire da 8,46 milioni di barili al giorno.
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