Prezzo del petrolio al test della crescita globale
Rallentamento del Pil cinese 2018, guerra commerciale e alert dell'FMI sulle stime di crescita globali 2019 mettono pressione alle quotazioni del greggio.
Prezzi del petrolio in calo in scia alla conferma di un rallentamento della crescita in Cina, secondo maggior consumatore al mondo di greggio. Nel 2018, il Pil del Dragone è calato ai minimi da 28 anni, al 6,6% rispetto al 6,8% registrato nel 2017. Sebbene i numeri restino alti ed il mercato celi nuove opportunità di crescita e profitto, il raffreddamento di una delle prime due economie al mondo getta un'ombra sulle sorti dell’economia globale.
Con un rialzo del 20% circa a partire da inizio anno (dopo un ribasso superiore al 35% incassato nell'ultimo periodo del 2018), il prezzo del petrolio texano è tornato a quotare stabilmente al di sopra dei 50 dollari al barile (prima fascia di supporto), toccando nella mattinata odierna un massimo sopra area $54. Giunti a questo punto, il primo livello di riferimento è rappresentato dai 55-56 dollari al barile, importante area di test, nonché ritracciamento al 38,2% di Fibonacci del movimento registrato tra inizio ottobre e fine dicembre 2018.
Intanto, il Fondo Monetario Internazionale pubblicherà oggi il suo ultimo Global Growth Outlook a Davos. L’annuncio potrebbe mettere ulteriormente in guardia sulle prospettive di crescita 2019, dopo che a ottobre il FMI ha abbassato le proprie attese e ha messo in guardia contro gli effetti negativi della guerra commerciale.
Prezzo del petrolio in mano a Cina e Stati Uniti
Che si parli di Cina o di petrolio, al centro della vicenda c’è sempre il medesimo nome: gli Stati Uniti, fautori della guerra commerciale in atto da inizio 2018 e divenuti lo scorso anno primi esportatori mondiali di greggio.
Mentre si teme che un rallentamento dell'economia globale possa influire sulla crescita della domanda di petrolio, e dunque sul prezzo, i tagli alla produzione attuati dall'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) contribuirà a sostenere i prezzi della commodity nei periodi a venire.
Un report pubblicato oggi separatamente dall'Ufficio Nazionale di Statistica della Cina ha mostrato che la produzione delle raffinerie di petrolio greggio è salita nel 2018 a 12,1 milioni di barili al giorno (bpd), in rialzo del 6,8% rispetto ai risultati dello scorso anno.
Baker Hughes, azienda di servizi energetici, ha reso noto venerdì scorso che negli Stati Uniti, le compagnie energetiche hanno ridotto il numero di trivellazioni settimanali di petrolio, portandolo al livello più basso dal maggio 2018. È il più grande calo da febbraio 2016.
Complessivamente parlando, la produzione di petrolio greggio negli Stati Uniti è aumentata su base annua di oltre 2 milioni di barili al giorno, raggiungendo un record di 11,9 milioni di barili al giorno. Difficilmente il mercato riuscirà a registrare nuovamente una crescita di tale tenore, sebbene gli analisti prevedano che gli Stati Uniti (sospinti anche dal benestare di Donald Trump) confermeranno una produzione annua mediamente superiore ai 12 milioni di barili al giorno.
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