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Prezzo dell'oro: nuovi target sopra i $1300. Torna il bene rifugio

Guerra commerciale e rischio recessione: gold sui massimi da due mesi. Il mercato scommette sul taglio tassi. Stati Uniti e Cina lontani dall'accordo. Dazi sul Messico, alert per l'Australia, India fuori dallo special trade status

Lingotti oro Fonte: Bloomberg

Gold sui massimi da oltre due mesi sull’aumento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e resto del mondo. Dopo un anno di progressivi rialzi per il dollaro a stelle e strisce (+4%), gli investitori sono tornati a scegliere il lingotto, bene rifugio per antonomasia in periodi di incertezza. Il cambio di preferenze degli operatori ha rinfrancato un’idea già discussa sul mercato: sebbene gli Stati Uniti sembrino confermare oggi il proprio primato mondiale, cresce la paura di una recessione che potrebbe verificarsi già nel 2020.

Dazi: situazione in Cina, Messico, India, Australia

Dopo la Cina, l’invettiva di Donald Trump si è scagliata contro il Messico, accusato di non aver fatto nulla per limitare i traffici migratori illegali e minacciato di un triplice rialzo dei dazi sulle merci importate del 5% (10 giugno), 10% (1° luglio) e 25% (1° ottobre). Dopo aver tolto all’India lo status di “special trade”, che le permetteva di beneficiare di tariffe meno vessatorie su settori quali il tessile, la gioielleria, le componenti d’auto e l’agricoltura, il Tycoon ha riaperto questo week end alla possibilità di provvedimenti contro l’Australia, che, a detta del Tycoon, avrebbe anch’essa approfittato della posizione di spicco degli Stati Uniti per trarre benefici personali.

Prezzo dell'oro: l'analisi della quotazione

Dopo una fase di lateralità tra aprile e maggio, il prezzo del gold è tornato ad appoggiarsi alla trendline in essere dai minimi di metà agosto 2018, reagendo quindi con un netto movimento a rialzo. Rispetto ai valori della scorsa settimana a $1285, il prezioso ha iniziato a crescere in maniera considerevole nel corso della seduta di venerdì, quando ha superato stabilmente quota $1300, chiudendo gli scambi a $1305. Il rialzo è proseguito con l’avvio delle contrattazioni odierne, quando l’oro è tornato a testare area $1315 (massimi dal 27 marzo). Un primo livello di resistenza a rialzo si posiziona a $1320, con target successivo appena sotto quota $1330. Oltrepassato tale livello, il prezioso potrebbe ambire al raggiungimento di $1345, sui massimi di periodo registrati lo scorso 20 febbraio.

Le leve che muovono il gold

Le “scommesse” sul mercato del gold sono originate non solo sui timori di un prosieguo del conflitto commerciale che non si esaurirà a breve, ma anche sulle mosse che, in scia al rallentamento economico mondiale, le singole banche centrali potrebbero compiere. In primis, la Federal Reserve, che da una stima iniziale di due rialzi dei tassi nel 2019 è passata ora a stimare zero interventi, col mercato che già sconta però tra uno e due tagli del costo del denaro entro la fine dell’anno.

Se le tensioni commerciali portassero ad un incremento generalizzato dei costi di fornitura e produzione (e dunque di consumo) la spinta sull’inflazione potrebbe essere repentina, il che motiverebbe ancor più gli istituti centrali a modulare il livello dei tassi così da non andare a pesare ulteriormente sull’economia.

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