Prezzo petrolio ai minimi da due mesi: dopo può arrivare il greggio?
Dollaro forte, indici instabili, guerra commerciale in stallo, col grosso degli operatori di mercato che nell’incertezza ha trovato nel biglietto verde un porto sicuro. Crude Wti sotto i $60/barile. Brent: -3 dollari in poche ore
Prezzo del petrolio in rapido calo, col Crude tornato al di sotto dei 60 dollari al barile, sui minimi da due mesi. Movimento a ribasso anche per il Brent, che dall’avvio degli scambi giovedì ha perso attorno ai tre dollari al barile.
Prezzo petrolio: dollaro forte e scorte in crescita
USD forte, indici instabili e petrolio in calo, con il grosso degli operatori di mercato che, nell’incertezza globale, ha trovato nel biglietto verde un porto sicuro. Ad aggravare un trend settimanale negativo per le quotazioni della materia prima è stato il dato sulle scorte di greggio statunitensi, aumentate ieri ben oltre le attese di mercato (con 4,70 milioni di barili in più, rispetto ai 600 mila barili in meno delle stime). Ciò ha messo a tacere i timori di un rischio di offerta a breve termine e riacceso i timori di quali possibili effetti potrà avere sulla domanda globale la guerra commerciale Stati Uniti - Cina.
Nel primo pomeriggio di oggi i futures sul Wti hanno iniziato a calare fino a raggiungere ribassi attorno al 5,5%, a ridosso dei 58 dollari al barile. Di poco inferiore la variazione del Brent, in perdita del 4,5% poco sopra il supporto a 66,50 euro, attorno al quale la quotazione ha ruotato per l’intero mese di marzo.
Petrolio a ribasso: effetto guerra commerciale
In un mercato senza una chiara direzione, sono prevalse le vendite. A congelare l’operatività, spingendo alle prese di profitto, è stato anzitutto il nulla di fatto sul fronte commerciale, con gli Stati Uniti (nella persona del segretario di Stato Mike Pompeo) che non hanno in programma alcun altro viaggio in direzione Pechino per approfondire la questione dazi, e con la Cina che ancora non ha annunciato una mossa di contrattacco alle offensive statunitensi. A riaccendere la paura, più che lo scatto delle tariffe dal 10 al 25% su 200 miliardi di merci cinesi (lo scorso 10 maggio), la decisione di inserire Huawei nella lista nera delle società a rischio per la sicurezza nazionale, cui si sono accompagnati gli annunci di Google (Android), Intel, Qualcomm e Broadcom, che hanno interrotto acquisti e scambi col colosso tech del Dragone.
Petrolio e dati macro: focus Germania
Secondo una nota del Fondo Monetario Internazionale, la recente “escalation di guerra commerciale tra Washington e Pechino potrebbe intaccare in modo significativo il sentiment dei mercati finanziari e delle imprese, rivoluzionare le catene di approvvigionamento globali e mettere a repentaglio la ripresa della crescita mondiale 2019”.
Non aiutano nemmeno le notizie provenienti dall’Europa: la Germania ha registrato un indice PMI al di sotto della soglia di espansione (a 44,3) ed inferiore alle aspettative (44,8). Questo, unitamente al rallentamento del settore auto e al calo costante delle immatricolazioni, ha posto sotto la lente lo stato di salute dell’economia europea, in questi giorni impegnata con le elezioni parlamentari.
Prezzo petrolio: analisi tecnica
Rispetto ai valori correnti in area 58 dollari al barile, qualora il Wti scendesse ulteriormente, un primo livello di supporto si posiziona a $57,40 che, se bucato, porterebbe le quotazione in area $55,60. Nel caso di un’ulteriore estensione della flessione, il target dovrebbe posizionarsi a $54,60.
In direzione opposta, una ripresa dei prezzi al di sopra dei 60 dollari porterebbe il Crude in area $62,50-$62,70, con livello successivo a $63,80, sui massimi di maggio.
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