Oltre due milioni di posti di lavoro in più a maggio, gli Usa tornano a lavoro dopo la crisi coronavirus
Gli analisti prevedevano numeri da Grande Depressione, invece il tasso di disoccupazione è sceso al 13,3% e i nuovi occupati oltre 2,5 milioni. Il dollaro si apprezza dopo un lungo periodo di debolezza, EUR/USD torna a 1,13
Con 2,51 milioni di posti di lavoro guadagnati a maggio i dati sulle nuove buste paga nel settore non agricolo, cartina al tornasole della condizione economica del paese, riflettono oggi quanto già da giorni si iniziava a sospettare: degli oltre 40 milioni di disoccupati dall’inizio della crisi scatenata dal coronavirus, di cui oltre 20 solo ad aprile, alcuni già cominciano a tornare al lavoro.
Cosa dicono gli altri parametri?
Oltre all’incremento del numero degli occupati, il Bureau of Labor Statistics Usa ha annunciato anche una flessione nel tasso di disoccupazione, passato dal 14,7% di aprile al 13,3% di maggio.
La notizia ha decisamente disatteso ogni previsione degli analisti, che si aspettavano almeno otto milioni di posti di lavoro in meno persi durante il mese appena trascorso e un tasso di disoccupazione al 19,7%.
Resta bassa, tuttavia, la retribuzione oraria media. Il salario medio a maggio è sceso a dell'1% rispetto ad aprile (quando aveva segnato un aumento del 4,7%), mentre rispetto al maggio dell’anno scorso la retribuzione oraria media è scesa al 6,7%, a fronte di previsioni dell’8,5% e del dato precedente all’8%.
Come mai il risultato si è rivelato così alto?
Il dato riflette la graduale riapertura delle attività economiche dopo circa tre mesi di lockdown negli Usa – ma è ancora lontano dai livelli pre-crisi: a febbraio l’occupazione era superiore del 13% rispetto al dato di maggio.
Mercoledì scorso, il report dell’Automatic Data Processing sull’occupazione non agricola nel settore privato aveva lasciato intendere che, a maggio, fossero stati persi 2,76 milioni di posti di lavoro: com’è possibile che il report, generalmente un buon indice di previsione dei nonfarm payrolls non abbia saputo prevedere un rialzo, e che anche gli analisti intervistati si aspettassero un crollo di oltre otto milioni di disoccupati?
La ragione è soprattutto burocratica: tra i milioni di cittadini classificati sotto la dicitura di “disoccupato”, c’erano anche quelli lasciati a casa solo temporaneamente e che, dunque, sono tornati al lavoro con la fine delle restrizioni.
È così che, a maggio, i cittadini che hanno dichiarato di essere in congedo temporaneo sono scesi a 15,3 milioni (2,7 milioni in meno rispetto al mese precedente), mentre ad aver perso definitivamente il posto di lavoro sono 2,3 milioni (295 mila in più rispetto ad aprile).
Ulteriori problemi di classificazione sono da ricercare a monte, nelle interviste ai singoli cittadini. Il Bureau aveva infatti chiesto di classificare come “temporaneamente disoccupato” sia chi al momento dell’intervista non possedeva un impiego “per altre ragioni” (ma era in attesa di trovarlo), sia chi, pur essendo ancora impiegato, era fermo a causa del Covid-19. È così che, come successo anche a marzo e aprile, il numero dei posti di lavoro persi solo temporaneamente a causa della pandemia è andato a ingrossare le file dei disoccupati “a lungo termine”.
A maggio invece sembra essere andata diversamente. “Se i lavoratori che sono stati registrati come impiegati ma assenti dal lavoro per ‘altre ragioni’ (ben superiori alla media tipica di maggio) fossero stati classificati come ‘temporaneamente disoccupati’, il tasso generale di disoccupazione sarebbe aumentato almeno di tre punti percentuali”, scrive il Bureau.
Quali settori hanno goduto più degli altri per le riaperture?
Come era stato il primo ad essere violentemente colpito dalle misure di lockdown, allo stesso modo il settore dell’intrattenimento e turistico è il primo a rialzarsi: dopo aver bruciato 743 mila posti di lavoro a marzo e oltre 7,5 milioni ad aprile, a maggio tornano a lavorarvi oltre 1,2 milioni di persone.
Tornano a guadagnare anche i servizi (bar e ristoranti), che accolgono circa 1,4 milioni di lavoratori. Segue poi il comparto dell’edilizia (+464 mila unità), quello dell’educazione e i servizi sanitari (+424 mila unità, con circa 312 mila impiegati nel settore dell’assistenza sanitaria), del commercio al dettaglio (+368 mila persone) e manifatturiero (+225 mila lavoratori in più a maggio).
Come hanno reagito i mercati?
Il dato di oggi doveva aprire le porte alla più grave crisi occupazionale dagli anni Trenta, invece i mercati hanno assistito a un netto recupero: dalle previsioni di un tasso di disoccupazione vicino al 20%, a una flessione fino al 13,3%.
È stato più che sufficiente per dare nuovo sprint a Wall Street che, dopo i tentennamenti di ieri, ha aperto in forte rialzo. Il Dow Jones viaggia a quota +2,53% e sfiora i 27 mila punti. Bene anche l’S&P500, che guadagna il 2,10%, e il Nasdaq, a +1,57%.
In forte recupero anche il dollaro, con il Dollar Index a 96,89 e il cambio EUR/USD è tornato a scendere, dopo aver sfiorato quota 1,1380, a 1,13.
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