Prezzo del petrolio in rialzo, sul Ftse Mib oggi bene le azioni Eni e Saipem
Iran e Kazakhstan si impegnano a rispettare i tagli alla produzione di greggio, un deciso passo avanti nella collaborazione interna all’Opec+. Obiettivo: 9,7 milioni di barili in meno fino alla fine di luglio
Nelle ultime ore il prezzo del petrolio è tornato ai massimi dall’inizio del mese, dopo diverse sedute contrastanti segnate dal report dell’Iea (International Energy Agency), all’inizio della settimana, e dai dati peggiori del previsto sulle scorte statunitensi di greggio, rivelatesi in aumento di 1,215 milioni di barili – laddove le previsioni si aspettavano una contrazione di 152 mila barili.
Eppure, le ultime notizie in arrivo dai vertici dell’Opec+ hanno contribuito a un nuovo ottimismo sul mercato delle commodities, con le quotazioni del West Texas Intermediate che fiorano i 40 dollari al barile (39,46) e quelle del Brent che a 42,49 dollari.
Quali sono i programmi dell’Opec+?
Nell’ultima riunione i membri dell’organizzazione che riunisce i principali esportatori di petrolio e i loro alleati si erano accordati per prolungare i tagli alla produzione di petrolio: 9,7 milioni di barili in meno al giorno fino alla fine di luglio – originariamente sarebbero dovuti durare fino a fine giugno, per poi diminuire gradualmente a 7,7 milioni di barili fino alla fine dell’anno e a 5,8 milioni fino alla fine del 2021.
D’altra parte, nella stessa occasione paesi più “virtuosi” come Arabia Saudita, Emirati Arabi e Kuwait hanno annunciato lo stop ai tagli supplementari che, finora, hanno volontariamente portato avanti per compensare la mancata adesione al patto (siglato il 10 aprile alla fine del G20 Energia, a cui parteciparono anche gli Usa).
Ieri lo Joint Ministerial Monitoring Committee, l’organo che si occupa di monitorare l’effettiva adesione dei paesi Opec alle quote di estrazione prestabilite, ha confermato un’adesione a maggio dell’87% ai tagli alla produzione. Il comitato, dopo aver ricordato l’importanza che tutti i membri collaborino per raggiungere il 100% nell’adesione alle quote di produzione, nello stesso comunicato stampa si è raccomandato affinché i paesi che finora hanno ignorato i tagli facciano in modo di compensare il surplus che ne è derivato entro settembre.
Ad essersi già impegnati in tal senso sono già Iran e Kazakhstan: gli altri avranno tempo fino al 22 giugno per presentare un piano di compensazione. Ma è bastato che a chinare la testa siano stati due giganti come Teheran e Astana per dare nuovo vigore al patto e, di conseguenza, far schizzare il prezzo del petrolio.
Quali altri fattori pesano sul prezzo del petrolio?
Dall’altro lato, la minaccia più prossima per il barile è l’aumento dei casi di Covid-19 che, soprattutto negli Stati Uniti, desta sempre più preoccupazioni. Piuttosto che di una seconda ondata di contagi, ieri l’esperto della Casa Bianca Anthony Fauci ha parlato di una prima ondata ancora in atto – ponendo ancora più cautela alle riaperture delle attività post-lockdown, da molti considerate premature ma con cui, dall’altro lato, si tenta di salvare un’economia ormai definitivamente in recessione (solo nell’ultima settimana, oltre 1,5 milioni di cittadini Usa hanno inoltrato domanda per un sussidio di disoccupazione).
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Come hanno reagito i petroliferi sul Ftse Mib oggi?
Il rialzo del prezzo del petrolio ha provocato subito effetti anche sull’indice di Milano. A segnare un primo rialzo sono Saipem , che guadagna l’1,02% a 2,38 euro per azione, ma soprattutto Eni.
La compagnia petrolifera italiana avanza dell’1,95% a nove euro per azione anche sulla scia della svolta green annunciata a febbraio. “In questi prossimi 3 anni voglio tracciare un cammino completamente irreversibile per il gruppo” ha dichiarato ieri a Reuters Claudio Descalzi, ad di Eni, in riferimento al piano in base a cui l'azienda arriverà a contare sempre meno petrolio e sempre più gas nel portafoglio, oltre a sviluppare ulteriori capacità nel rinnovabile, convertire le raffinerie in biocarburanti e intensificare i progetti di silvicoltura e cattura di carbonio. "Stiamo ottenendo rendimenti del 15% sulle nostre bio-raffinerie e questo aumenterà ulteriormente quando toglieremo l'olio di palma entro la fine del 2022".
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