Prezzo del petrolio in rialzo dopo contrazione nuovi casi di coronavirus
Il mercato spera che il picco di espansione del virus sia vicino. Nel frattempo, i dati sulle scorte settimanali Usa e le previsioni sulla domanda dell’Opec fanno pensare a futuri ribassi del prezzo del greggio
La domanda di petrolio a livello globale è destinata a scendere nei prossimi mesi: lo ha annunciato l’Opec, l’organizzazione dei principali stati esportatori di petrolio che, nel report pubblicato oggi, ha previsto un calo nel 2020 di 200 mila barili, arrivando a 29,30 milioni di barili al giorno.
Perché la domanda potrebbe scendere?
L’annuncio era ampiamente prevedibile, soprattutto nel momento in cui il maggior importatore di petrolio, la Cina, sta combattendo contro la peggiore epidemia dai tempo della Sars (nel 2003). L’emergenza coronavirus ha infatti provocato lo stop del traffico aereo e dei trasporti pubblici, oltre che di molte industrie.
Gli analisti hanno calcolato una ricaduta sul Pil cinese del primo trimestre di circa un punto percentuale, il che provocherebbe una contrazione dal 6,2% a un valore intorno al 5%. D’altra parte, negli ultimi giorni si inizia a speculare su quanto potrebbe essere raggiunto il picco di espansione del virus e, di conseguenza, su quando aspettarsi ricadute sul tasso di crescita. Tali previsioni sembrano influenzare anche il mercato del greggio: si pensa infatti che il petrolio possa raggiungere il minimo a febbraio, proprio in concomitanza con il (presunto) picco di coronavirus.
Quali saranno le prossime mosse dell’Opec?
Si fa sempre più reale dunque un ulteriore taglio della produzione, ipotesi che i paesi dell’Opec (Arabia Saudita in testa) stanno soppesando da settimane. Il fatto che la domanda potrebbe continuare ad abbassarsi, infatti, fa temere eccessive flessioni del prezzo del petrolio, che nel 2019 è sceso del 15%.
Dall’inizio di gennaio l’Opec (nella sua formazione allargata a Russia e Kazakhstan) ha predisposto un accordo per tagliare nel complesso la produzione di petrolio di 1,7 milioni di barili al giorno, così da evitare un crollo dei prezzi del greggio.
La contrazione della domanda potrebbe dunque dare nuovo sprint alla strategia dell’Opec. D’altra parte, resta comunque da tenere in considerazione la produzione di petrolio da parte dei paesi non membri dell’organizzazione, gli Usa prima di tutti.
L'Energy Information Administration (EIA) statunitense ha pubblicato proprio oggi i dati sulle scorte di petrolio greggio: a fronte di una previsione di 2,987 milioni, le riserve sono risultate essere pari a 7,459 milioni (la settimana scorsa erano 3,335 milioni), dato che fa dunque prevedere ulteriori ribassi.
Come sta andando il prezzo del petrolio?
Alla notizia che, nella giornata di oggi, è stato registrato il numero più basso di nuovi casi di coronavirus dalla fine di gennaio, nel pomeriggio il prezzo del greggio ha subito un rialzo di oltre il 3%. La contrazione dei nuovi casi conferma la sensazione sul mercato che il picco dell’epidemia potrebbe essere vicino. Inoltre gli investitori tengono strettamente sotto controllo le eventuali decisioni dell’Opec in materia di tagli alla produzione. Il pomo della discordia è la Russia di Putin, che nell’ultima riunione dell’Opec+ ha dichiarato di volersi prendere del tempo per riflettere su un ulteriore taglio di 600 mila barili al giorno.
Al momento, il Wti viaggia 51,34 dollari al barile, mentre il brent a 55,78 dollari al barile.
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