Prezzo del petrolio scende sotto i 30 dollari al barile, minimo dal 2002
Il calo della domanda causato dalla crisi del coronavirus, ma anche la guerra dei prezzo tra Russia e Arabia Saudita: ecco perché il prezzo del greggio sta crollando
Nel giorno in cui gli Stati Uniti pubblicano il dato settimanale sulle scorte di petrolio, il prezzo del greggio ha toccato minimi da record che non si vedevano da 18 anni, scendendo sotto la soglia dei 30 dollari al barile.
Le scorte settimanali Usa
Gli analisti si aspettavano che le scorte per la settimana che si è conclusa venerdì 13 ammontassero almeno a 3.256 milioni di barili di petrolio. Al contrario, oggi l’Energy Information Administration (Eia) ha annunciato che esse sono aumentate di 1.945 milioni di barili: meno rispetto alle aspettative, ma comunque abbastanza per generare ulteriori ribassi del greggio – soprattutto in considerazione del fatto che, solo ieri, l’American Petroleum Institute aveva previsto un calo nelle scorte di 421 mila barili).
Tutta colpa del coronavirus?
Le gravi ripercussioni della chiusura dei confini, in concomitanza ai lockdown sempre più severi disposti prima dai paesi europei e poi dagli Usa, sull’esempio della Cina, sono sicuramente le principali responsabili del crollo del prezzo del petrolio.
D’altra parte, proprio l’esempio della Cina sta giustificando il panico sui mercati. In questi giorni Pechino si sta proteggendo dai contagi cosiddetti “di ritorno”, dopo aver sradicato la pandemia; eppure, il danno economico è stato immane.
Secondo una media tra le statistiche degli ultimi giorni, nel 2020 il Pil cinese crescerà del solo 3,4% (rispetto alla previsioni di inizio anno, che stimavano un Pil in crescita del 6,1%): una contrazione che non si osservava dal 1976. I settori più colpiti saranno quello manifatturiero e il commercio al dettaglio, oltre agli investimenti.
Si tratta di un colpo particolarmente pesante per la Cina, abituata a ritmi di crescita a due cifre. Per l’Europa e gli Usa, allora, il rischio recessione è dietro l’angolo e i mercati sembrano sempre più spaventati dallo spettro della recessione economica che si fa sempre più reale. In Italia è data ormai per certa: nell’ultimo trimestre il Pil nostrano ha registrato crescita zero e, nel 2020, si teme la recessione tecnica.
Quanto agli Usa, il margine d’azione è di poco più ampio. Fino a poco prima dello scoppio della crisi, per la Federal Reserve l’economia statunitense si confermava in “lenta ma progressiva crescita”: accadeva a gennaio, nel corso dell’ultima riunione ufficiale della Fed – prima di quella che si concluderà stasera. Solo pochi giorni fa invece Goldman Sachs ha stimato al ribasso il Pil Usa, profilando una contrazione del 5% nel secondo trimestre.
Quanto incide la guerra dei prezzi del greggio?
Ma non è solo il coronavirus ad aver più che dimezzato il valore del barile. I rapporti tra Russia e Arabia Saudita continuano a pesare sul prezzo del petrolio, dopo il mancato accordo sulla riduzione della produzione di petrolio in occasione dell’ultima riunione Opec, all’inizio del mese. Riad ha risposto con un incremento della produzione che ha portato il prezzo dell’oro nero al ribasso e, avvertono gli analisti, se le due superpotenze non trovano un accordo entro breve, il barile potrebbe scendere anche sotto i 20 dollari.
A quanto quota oggi il prezzo del petrolio?
Attualmente, il prezzo del greggio è sceso a quota 22,82 dollari la barile (il Wti) e 26,68 dollari al barile (il Brent).
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