Prezzo del petrolio sotto la soglia dei 20 dollari al barile, domanda di greggio destinata a crollare
Il Wti è sceso a livelli che non si vedevano dal 2002, complice una concatenazione di fattori: guerra dei prezzi, tagli insufficienti, ma anche le cattive previsioni sulla crescita globale del FMI
Nel giorno in cui il barile scende sotto la soglia psicologica dei 20 dollari (un ribasso che non si vedeva dal 2002), l’Eia (Energy Information Administration) ha rilasciato dati sulle scorte settimanali di petrolio niente affatto incoraggianti: 19,248 milioni di barili, ben oltre la stima degli analisti di 11,676 milioni e superiore anche al dato della settimana scorsa (15,177 milioni di barili).
Quali fattori stanno spingendo al ribasso il prezzo del petrolio?
La guerra dei prezzi
L’Eia aveva già avvertito su un crollo della domanda quest’anno, proprio a causa delle scorte sempre più folte e delle tardive azioni adottate dall’Opec+ per mettere fine alla guerra dei prezzi i cui strascichi si sono aggiunti al brusco calo della domanda esogeno, dovuto all’espandersi della pandemia di coronavirus e alla netta diminuzione dei trasporti seguita alle misure di contenimento del virus.
Proprio le frizioni tra Russia e Arabia Saudita hanno dato il colpo di grazia a un mercato già in difficoltà: ai reciproci aumenti della produzione, disposti da Mosca e Riad in risposta al mancato accordo (era ancora l’inizio di marzo) su un taglio coordinato della stessa, il barile ha perso sempre più valore, fino a raggiungere minimi che non si vedevano dai tempi della Guerra del Golfo: nella settimana del 16 marzo, il Wti ha raggiunto un minimo di 20,5 dollari al barile.
I tagli alla produzione
La scorsa settimana, tra giovedì e venerdì, i principali produttori di petrolio (riuniti nell’Opec, nella sua formazione estesa anche agli alleati, dunque a ricomprendere la Russia) e, in seguito, i paesi partecipanti al G20 Energia, si sono riuniti per giungere infine a una conclusione sui tagli alla produzione, così da pilotare al rialzo i prezzi del petrolio.
Evidentemente però la conclusione del round negoziale (una diminuzione di 9,7 milioni di barili giornalieri fino alla metà del 2020) non è bastata per restituire fiducia ai mercati. Per quanto il taglio (e la sua durata: il 23% della produzione mondiale in meno per tre mesi, che in seguito andrà gradualmente a diminuire) siano d portata storica, infatti, comunque non basta ad assorbire l’eccesso di domanda, con conseguenze devastanti per il prezzo del barile.
Il report del FMI
A peggiorare la situazione dal lato domanda è stato il World Economic Outlook pubblicato ieri dal Fondo Monetario Internazionale. L’organizzazione ha calcolato infatti una contrazione dell’economia mondiale nel 2020 pari al 3% (le previsioni, fino a tre mesi fa, vedevano una crescita di oltre il 6%), con picchi del 9,1% in Italia e una media europea del -7,5% e Usa -5,9%.
La notizia ha spinto al ribasso i mercati finanziari, con un crollo anzitutto delle materie prime.
La domanda di petrolio
L'Eia ha pubblicato oggi il suo rapporto mensile, in cui si prevede un sostanziale crollo della domanda di petrolio nel 2020 pari a circa 9,3 milioni di barili al giorno in meno rispetto all’anno scorso, “azzerando la crescita degli ultimi dieci anni”. Si tratta del crollo più repentino degli ultimi 25 anni, con 29 milioni di barili in meno solo ad aprile. A preoccupare i mercati tuttavia è la certezza, secondo l’Eia, che la domanda non accennerà a rialzarsi neanche qualora le misure di lockdown dovessero iniziare ad alleviarsi a partire dalla seconda metà dell’anno.
A quanto viaggiano le quotazioni del petrolio?
In mattinata il Wti ha raggiunto il minimo degli ultimi diciotto anni, 19,20 dollari al barile, mentre il Brent crollava del 5% a 28 dollari al barile.
Al momento, il Wti viaggia a 19,54 dollari al barile, mentre il Brent è sceso a 27,40 dollari al barile.
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