Prezzo dell’oro al massimo da tre settimane sulla scia della lenta ripresa e delle tensioni commerciali
Torna l’oro come bene rifugio, dopo che il dato sui nuovi disoccupati Usa e le previsioni della Federal Reserve hanno spinto al ribasso Wall Street
Il riemergere delle tensioni tra Cina e Stati Uniti, insieme alle previsioni niente affatto positive della Federal Reserve sulla ripresa dell’economia Usa dalla pandemia di Covid-19, nelle ultime ore hanno spinto gli operatori a tornare all’oro, che per la prima volta dal 24 aprile sfonda la soglia dei 1.730 dollari l’oncia.
Gli avvertimenti della Fed
Fanno male ai mercati Usa sia i dati sulle nuove richieste dei sussidi di disoccupazione che, nell’ultima settimana, hanno raggiunto 2,98 milioni: poco rispetto alle settimane precedenti, ma comunque troppi, considerando che il totale dei cittadini Usa che hanno perso il posto di lavoro dall’inizio della crisi coronavirus con i numeri di oggi arrivano a oltre 36 milioni.
Ma influiscono anche e soprattutto le parole di ieri del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che prevede una contrazione economica post-covid ai livelli del dopoguerra ma, allo stesso tempo, lascia invariati i tassi di interesse sul dollaro (compresi ora tra lo 0% e il 25%), rigettando le speranze di sforare in territorio negativo – come avrebbe invece desiderato Trump.
Verso una nuova guerra commerciale?
Non è un caso che proprio nelle ultime settimane il presidente Usa Donald Trump abbia preso di mira la Cina: con le elezioni presidenziali alle porte (al momento, è ancora fissa la data de 3 novembre) e l’opinione pubblica statunitense sempre più critica nei confronti della gestione iniziale della pandemia negli Usa da parte del presidente – il quale ancora a marzo la paragonava a una semplice influenza -, la necessità di individuare un capro espiatorio ha trovato terreno fertile, a maggior ragione poiché il virus si è sviluppato nello stesso stato con cui gli Usa avevano appena firmato un accordo commerciale da 200 miliardi di dollari, a metà gennaio.
Le schermaglie tra Washington e Pechino minacciano l’escalation. Trump ha accusato la Cina di mala gestione e mancata trasparenza nelle fasi iniziali dell’esplosione del primo focolaio di coronavirus, a Wuhan; ha minacciato di aumentare i dazi sulle importazioni, dopo aver annunciato di avere “una quantità significativa di prove” che il virus sia stato elaborato in un laboratorio di Wuhan.
Venerdì scorso i rappresentanti commerciali dell’amministrazione Trump e del presidente cinese Xi Jinping si sono riuniti in via telematica davanti al rischio che la tregua commerciale siglata lo scorso 15 gennaio potessero sfumare e, da allora, i rapporti tra le due superpotenze sembravano essersi rischiarati.
Le schermaglie tuttavia non si sono fermate. Ieri l’inquilino della Casa Bianca ha definito il Covid-19 “peste cinese”. Trump ha in seguito affermato di non voler parlare con il presidente Xi, aggiungendo di “tenere d’occhio” alcune aziende cinesi che commerciano con gli Usa, con l’idea di richiedere che ai sottopongano alle regole contabili statunitensi.
A quanto viaggia attualmente il prezzo dell’oro?
L’oro ha raggiunto oggi un picco che non si vedeva da tre settimane, arrivando a sfiorare un massimo di 1.735,02 dollari l’oncia, con un rialzo concentrato soprattutto nei minuti che hanno seguito l’apertura di Wall Street, che subito ha scontato il dato (pubblicato un’ora prima) sulla pubblicazione delle richieste dei sussidi di disoccupazione.
Al momento, il prezzo dell’oro segna 1.732,85 dollari l’oncia.
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