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Quasi 4 milioni di disoccupati in Usa nell’ultima settimana a causa del coronavirus, ma il peggio potrebbe essere passato

Continuano ad aumentare i disoccupati negli Stati Uniti, ma a un tasso sempre più lento. Indici in rosso dopo cattivi dati sulla spesa per i consumi (-7,5%) e i redditi personali, -2%

Volto e bandiera Usa Fonte: Bloomberg

Per la sesta settimana di fila, il numero delle persone che per la prima volta fa richiesta per un sussidio di disoccupazione si conferma superiore rispetto alle aspettative. Oggi il numero pubblicato dal Labor Department ammonta a 3,84 milioni di persone che hanno inoltrato domanda di sussidio durante la settimana dal 20 al 24 aprile, a fronte di aspettative calcolate dal Dow Jones a 3,5 milioni.

Verso un calo della curva?

Il dato, per quanto superiore a qualsiasi altro record registrato durante le precedenti crisi economiche (peggio anche della crisi finanziaria del 2008), rappresenta in ogni caso un calo rispetto ai numeri, ben più alti, registrati nelle scorse settimane. Rispetto alla settimana scorsa, il Dipartimento ha infatti registrato un calo di 603 mila unità – dopo che il dato della settimana scorsa è stato visto al rialzo di 15 mila unità, portando il titola a 4,4 milioni.

Significa che i cittadini statunitensi ad aver perso il lavoro sono sempre meno, dopo lo stop forzato delle attività non necessarie nel tentativo di contenere la pandemia di coronavirus. Il numero registrato oggi è infatti il più basso dal 21 marzo.

Eppure, il totale dei cittadini che hanno perso il lavoro dall’inizio delle restrizioni sociali ammonta a oltre 30 milioni, con un picco di 6,87 milioni nella settimana che si è conclusa il 28 marzo. La media delle ultime quattro settimane, indice più attendibile in questo caso rispetto ai dati settimanali, si è spostata a 13,3 milioni di richieste in più, un aumento rispetto al valore precedente di 3,7 milioni.

Tra le aree più interessate dall’aumento della disoccupazione c’è lo stato di Washington, con un rialzo del 75% rispetto alla scorsa settimana (62.282 unità), mente la California ha osservato un declino di circa 200 mila unità e la Pennsylvania di oltre 63 mila unità.

In pochi mesi, il tasso di disoccupazione negli Usa è passato dal 3,5% (il più basso degli ultimi 50 anni) al 4,4% - e minaccia di schizzare fino a oltre il 10%, secondo quanto annunciato ieri dal presidente della Federal Reserve, Jerome Powell.

Quali conseguenze per l’economia Usa?

Il dato di oggi sulla disoccupazione si aggiunge alle cattive notizie in arrivo dal Commerce Departmente riguardo alle spese per i consumi, scese a marzo del 7,5% (a dispetto di previsioni che volvano un calo del 5%), il calo più pesante dal gennaio 1987, quando il Dipartimento del Commercio segnò un ribasso del 2,1%. Ma nello stesso periodo sono scesi anche i redditi personali, che hanno subito un calo del 2,0%.

Ieri inoltre il Pil del primo trimestre 2020 statunitense ha subito un crollo del 4,8%, scendendo sotto lo zero per la prima volta dal 2014 – quando in ogni caso la contrazione si era limitata all’1,1%.

Come hanno reagito gli indici di Wall Street?

L’aumento oltre le aspettative delle richieste di sussidi di disoccupazione, reso noto poco prima dell’apertura di Wall Street, ha provocato un calo degli azionari statunitensi: il Dow Jones ha aperto in ribasso dell'1,40%, l'S&P 500 dell'1,09% e il Nasdaq ha registrato un calo dello 0,47%.

Sui dati negativi di oggi pesa anche la conferenza stampa di ieri sera della Federal Reserve, in cui l’istituto centrale Usa non ha fatto menzione di nuove misure a sostegno dell’economia nella crisi coronavirus e ha lasciato invariati i tassi di interesse.

Al momento, il Dow Jones perde l’1,51%, il Nasdaq viaggia in ribasso dello 0,75% e l’S&P500 perde l’1,33%.

Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG Bank declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti.

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