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AzioniTelecom Italia in calo, a che punto è il progetto di rete unica?

Il fondo Usa Kkr è pronto ad entrare in Telecom e Open Fiber. Obiettivo: creare una rete di telecomunicazioni che colleghi l’Italia intera. Anche Fastweb si aggiunge al progetto, che però ancora non convince

Grafico Fonte: Bloomberg

L’attesa per la rete unica di telecomunicazioni si concentra tutta sul 31 agosto, giorno in cui si riunisce il consiglio d’amministrazione di Telecom Italia per deliberare sul Progetto FiberCop.

“Il cda ha visto con grande favore l'accelerazione del progetto di Rete Unica e parteciperà con entusiasmo ai lavori che il Governo intende far partire nelle prossime ore; in tal senso ha dato mandato all'amministratore delegato ad interloquire con l'Autorità di Governo”, si legge in un comunicato rilasciato dai vertici Tim all’inizio del mese.

Una rete unica per l’Italia: chi sono i protagonisti?

In occasione della presentazione del Piano Strategico 2020-2022, oltre alla fusione con Open Fiber Tim preannuncia anche l’unione con Kkr come partner finanziario.

L’obiettivo finale del progetto è la creazione di una rete unica nazionale tramite collegamenti in fibra per arrivare a coprire circa 1.600 città – il target fissato da Tim nel piano strategico parla di 13,5 milioni di edifici entro il 2026 pari al 55% del totale in Italia.

KKR

Da tempo il fondo infrastrutturale statunitense Kkr è in trattativa con Telecom Italia per rilevare una quota di minoranza della società tlc italiana, principalmente la rete secondaria di Telecom, rinominata FiberCop, ancora più nello specifico proprio quella in rame e fibra (di fatto, il tratto che collega gli armadietti in strada agli edifici), calcolando il valore dell’intera struttura intorno ai 7,7 miliardi di euro.

Le trattative tra Tim e Kkr vanno avanti da mesi. Kkr aveva stimato un enterprise value di circa 7,5 miliardi di euro per l’acquisizione della rete secondaria di Tim, calcolando un esborso di 1,8 miliardi per acquisire il 38% della rete secondaria Tim.

E OpenFiber?

La stessa rete secondaria rientra nel progetto di fusione tra Tim e Open Fiber. “La transazione (di FiberCop a Kkr) rappresenta un primo passo verso un potenziale accordo con Open Fiber, che sbloccherebbe potenziali sinergie”, si legge nell’ultimo piano strategico.

Kkr sarebbe pronta ad intervenire anche a tal proposito: l’offerta a Tim comprende anche l’impegno ad acquisire il 50% di Open Fiber che al momento è controllato da Enel e Cassa Depositi e Prestiti, qualora queste ultime dovessero infine decidere di partecipare al progetto e mettere in vendita la loro quota.

Open Fiber infatti non è mai stata particolarmente entusiasta dell’operazione, ritenendola un rallentamento per altri investimenti. La ricerca da parte di Tim di fondi strutturali risponde anche e soprattutto al rifiuti di Open Fiber di qualsiasi offerta: a luglio 2019 l’azienda di telecomunicazione aveva proposto 2,5 miliardi di euro per la quota di Enel e Cdp in Open Fiber, offerta subito rifiutata e rilanciata a sei miliardi, dando il via a uno stallo che dura da allora.

Fastweb

Mesi di stallo durante i quali tuttavia Telecom non è rimasta a guardare. Nel frattempo si è aggiunta allo scacchiere anche Fastweb che, previa cessione del suo 20% in Flash Fiber (joint venture tra Tim e Fastweb), entrerà a far parte di FiberCop con il 4,5%, portando così il valore dell’intera newco a 7,7 miliardi di euro.

Cosa ne pensa la politica?

A non piacere ad Open Fiber è anche e soprattutto la natura della rete unica in formazione, ovvero una rete integrata verticalmente. Per Franco Bassanini, presidente di Open Fiber, l’ideale sarebbe invece un’azienda pubblica o comunque controllata dallo stato, piuttosto che quello che lo stesso presidente già a febbraio definiva un “monopolio”.

Critiche anche dal Movimento 5 stelle, che insieme a parte del Partito Democratico vorrebbe evitare l’ingresso di Kkr in FiberCop.

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Come si sta muovendo il titolo in Borsa?

In tutta la mattinata, le quotazioni Telecom sono riuscite a salire al di sopra della parità solo per pochi minuti, a mezz’ora dall’apertura di Piazza Affari. Per il resto, in linea con l’intero indice di Milano, proseguono in ribasso dell’1,12%, a 0,37 euro per azione.

Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG Bank declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti.

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