Quotazioni del petrolio in leggero rialzo, scorte Usa migliori del previsto
Nell'ultimo trimestre il prezzo del greggio è balzato di oltre il 90%, ma rispetto all’inizio dell’anno il barile viaggia in ribasso: colpa del coronavirus, ma anche della guerra dei prezzi tra Russia e Arabia Saudita
Dopo un inizio di sessione giù di torno, il prezzo del petrolio torna a salire grazie al dato sulle scorte di petrolio negli Stati Uniti migliori del previsto: 7,19 milioni di barili in meno nella settimana che si è conclusa il 26 giugno, laddove gli analisti ne avevano calcolati appena 710 mila e a fronte di un aumento, la settimana precedente, di 1,44 milioni.
A quanto ammontano le scorte di petrolio?
Secondo le stime dell’Eia, l’Energy information administration (il braccio statistico del Dipartimento dell’Energia Usa), si tratta del dato migliore dallo scorso gennaio, quando le scorte risultarono in contrazione di 11,46 milioni di barili, e chiude tre settimane di continui aumenti.
Solo ieri l’Api, American petroleum institute (associazione privata, al contrario dell’Eia, che fa da ombrello a circa 650 stakeholder nel settore petrolifero ed energetico) aveva riportato una contrazione delle scorte di 8,2 milioni di barili – leggermente più ottimistica, ma sulla stessa lunghezza d’onda.
Nello specifico, le giacenze nel sito di Cushing, in Oklahoma (il più importante negli States) hanno registrato un calo di 263 mila barili (meno di quanto previsto, con gli analisti ansiosi di vederle scendere di almeno 1,64 milioni); in calo anche le scorte di prodotti raffinati, che si contraggono di 593 mila unità, mentre il tasso di utilizzo delle raffinerie sale dallo 0,8% della scorsa settimana allo 0,9%.
Come si è mosso il prezzo del petrolio nell’ultimo trimestre?
Quello che si è appena concluso è un trimestre di storica volatilità per il petrolio: negli ultimi tre mesi le quotazioni del Brent sono schizzate di oltre l’80% e quelle del Wti di oltre il 90%, una performance che non si vedeva dai tempi della prima guerra del Golfo, nel 1990 (quanto il Brent balzo del 142% e il Wti del 131%).
A guidare i rialzi è stata chiaramente la pandemia di Covid-19 e il disastroso impatto sull’industria e sui trasporti che ne è derivato. Dall’inizio dell’anno, infatti, il greggio comunque si conferma in ribasso di oltre il 34%, dopo aver raggiunto minimi storici: ad aprile infatti il Wti per la prima volta nella storia ha raggiunto il territorio negativo, con il prezzo del barile sprofondato a meno 34 dollari nel momento in cui alla crisi scaturita dal Covid-19 si è aggiunta anche la guerra dei prezzi tra Russia e Arabia Saudita.
Proprio a cavallo tra il primo e il secondo trimestre dell’anno infatti Mosca e Riad hanno dato il via a una guerra al ribasso, aumentando a livelli record la produzione di petrolio dopo che la Russia aveva rifiutato di aderire al taglio della produzione - così che i paesi membri dell’Opec+ potessero pilotare il prezzo del greggio.
Secondo gli esperti del settore energetico, per quanto la pandemia di coronavirus e la guerra dei prezzi abbiano costituito un insieme di coincidenze difficilmente replicabile, non è escluso che in futuro il barile possa subire ulteriori scossoni – soprattutto in vista dei prossimi appuntamenti dell’anno: l’andamento della diffusione di Covid-19 e la ricerca di un vaccino, ma anche le elezioni presidenziali Usa di novembre e la Brexit economica, da raggiungere (accordo o meno tra il Regno Unito e l’Unione Europea a 27) entro il 31 dicembre.
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A quanto viaggia al momento il prezzo del petrolio?
I dati sulle scorte Usa hanno provocato un leggero aumento nelle quotazioni del greggio, con il Brent che viene scambiato in rialzo dello 0,73% a 41,57 dollari al barile, mentre il Wti viaggia sui 39,39 dollari, in rialzo dello 0,31%.
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