Quotazioni Tim in rialzo dopo accordo con KKR per la rete unica nazionale
L’obiettivo di Telecom (l’acquisto della quota Open Fiber in capo a Enel) potrebbe essere più vicino, grazie all’intervento del fondo di private equity
Nella giornata degli indici in rosso, dopo l’ultimo bollettino dei decessi per il coronavirus, a segnare la miglior performance di Piazza Affari è Telecom Italia. Secondo indiscrezioni, la compagnia di telecomunicazioni sarebbe in trattative con il fondo di private equity KKR, disposto ad affiancare Tim nell’operazione di acquisto di Open Fiber e dei servizi secondari della compagnia (quelli che collegano la rete con la sede dell’utente). Le due attività avrebbero un valore complessivo compreso tra 7-7,5 miliardi di euro.
Quali progetti ha in mente Tim?
È da mesi che Telecom Italia ha messo gli occhi su Open Fiber, la compagnia di telecomunicazioni sussidiaria di Enel. L’intenzione è quella di creare una rete di fibra ad alta velocità nazionale, tramite la confluenza in un’unica società di Telecom, Enel e Cassa Depositi e Prestiti (quest’ultima detiene il 50% di Open Fiber, oltre al 10% di Tim).
Nel luglio 2019 Telecom aveva lanciato la prima offerta: 2,5 miliardi di euro per l’acquisto della quota di Enel in Open Fiber. L’azienda energetica ha subito rifiutato, per rilanciare a oltre sei miliardi. La trattativa è rimasta in stand-by per mesi, durante i quali le parti in causa hanno cercato di accordarsi sulla struttura del progetto di rete unica, oltre che per risolvere questioni legate alla normativa antitrust.
Dato lo stallo, a dicembre Telecom ha iniziato la ricerca di fondi infrastrutturali. Tra i partner presi in considerazione figuravano Ardian, Macquarie, Wren House Infrastructure, Allianz, Goldman Sachs e Brookfield, oltre alla stessa KKR, che hanno presentato le proprie proposte prima di Natale.
Secondo le direttive, il fondo avrebbe dovuto supportare la compagnia di telecomunicazioni italiana nell’acquisto della quota Enel, fermo restando il mantenimento nelle mani di Telecom del controllo della nuova società (nata dall’unione di Open Fibra e la porzione Tim della rete “fiber-to-home”).
Perché Enel e Open Fiber si oppongono?
All’inizio di dicembre, l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace aveva dichiarato la sua contrarietà alla rinuncia da parte di Open Fiber alla sua natura di operatore wholesale (ovvero di provider che ha acquistato all’ingrosso reti adsl da Telecom stessa). “Case studies di settore a livello internazionale dimostrano che i tentativi di modello wholesale only si sono rivelati tutti esperienza di scarsa efficacia per la reale diffusione della fibra fino a casa (FTTH)”, aveva infatti dichiarato l’ad di Telecom, Luigi Gubitosi, in occasione del convegno 5G tenutosi a Roma il 5 dicembre.
Sembra inoltre che la settimana scorsa Starace abbia rinnovato l’intenzione di non voler cedere a Telecom la quota di Open Fiber in capo a Enel; d’altra parte, altre fonti hanno suggerito che ad essere aperta a trattative sarebbe Cassa Depositi e Prestiti.
Contrario anche Franco Bassanini, amministratore delegato di Open Fiber. Sempre in occasione del convegno sul 5G, Bassanini aveva ribadito la propria contrarietà a far confluire le compagnie in una rete unica. Il rischio è che Telecom arrivi a ritenere di “poter sostanzialmente tornare alla posizione di monopolio che aveva in passato e quindi di poter governare secondo i tempi derivanti dai suoi interessi aziendali la transizione dal rame alla fibra”.
Come ha reagito il titolo in Borsa
Mesi di incertezza sulla realizzazione del progetto hanno pesato sul titolo di Telecom Italia. Nelle prime settimane del 2020 il titolo ha perso circa l’8%. Oggi invece le quotazionihanno registrato un rialzo del 3,46%, arrivando a un massimo di 0,53 euro per azione. Al momento, il titolo viaggia a quota 0,52 euro.
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