Saudi Aramco, Ipo più grande della storia: azioni a 8,53 dollari dopo riunione Opec
Le trattative a Vienna hanno portato a una riduzione nella produzione del petrolio e il gigante petrolifero saudita ne approfitta
L’Arabia Saudita, leader de facto dell’Opec, può ritenersi soddisfatta: i tagli alla produzione del petrolio nel 2020 non dureranno tanto quanto avrebbe voluto (se ne riparla a marzo 2020), ma saranno molto più ingenti del previsto.
Con 500 mila barili giornalieri in meno, i tagli ammonteranno infatti dagli attuali 1,2 milioni a 1,7 milioni di barili al giorno – con conseguente aumento del prezzo del petrolio, motivo per cui l’organizzazione ha concordato di agire in questo senso. I tagli, in effetti, sono stati superiori alle aspettative: fino a prima dell’incontro di ieri, circolavano invece rumors secondo cui si sarebbe potuti arrivare a un massimo di 1,6 milioni di barili in meno al giorno.
Cosa significa per Saudi Aramco?
Non è un caso che la notizia sul prezzo delle azioni Saudi Aramco sia stata rilasciata subito dopo la conclusione dei lavori a Vienna. A fronte di una raccolta di capitale che ha visto la domanda tre volte superiore all’offerta, il prezzo finale in vista dell’Ipo dell’11 dicembre è stato fissato a 8,53 dollari: il massimo della forchetta di prezzo ipotizzata.
Sono stati registrati ordini per circa 5,9 miliardi di azioni, pari a 50,4 miliardi di dollari. Dopo aver annunciato l’intenzione di quotare l’1,5% del proprio capitale totale, il mese scorso, Saudi Aramco ne aveva riservato l’1% ai grandi investitori, che hanno avuto tempo fino all’altro ieri per avanzare le proprie offerte. Il restante 0,5% era destinato al mercato retail, per cui le offerte si sono chiuse lo scorso 28 novembre e hanno raggiunto sottoscrizioni per oltre 12 miliardi di dollari.
Saudi Aramco arriva così a valere oltre 1.700 miliardi di dollari, diventando ufficialmente la società a maggior capitalizzazione al mondo. A 8,53 dollari per azione, l’Ipo arriverà a valere 25,6 miliardi di dollari - quasi il valore della manovra di bilancio italiana.
Eppure la raccolta di capitale non ha avuto il successo che i reali sauditi si aspettavano, almeno a livello internazionale. Molti investitori guardano con sospetto ad alcuni fattori (rischi geopolitici, ambientali e relativi dalla governance della compagnia) che, stando ai sondaggi di Reuters, li avrebbero fatti desistere dal partecipare alla raccolta di capitale.
La strategia dietro Saudi Aramco
Di gran lunga superiori, al contrario, gli investimenti a livello locale – il che soddisfa anche la decisione di quotarsi proprio sul Tadawul, la Borsa di Riad. In effetti le reazioni dal resto del mondo erano state abbastanza tiepide anche quando, nel 2016, il principe ereditario aveva annunciato i piani per la compagnia petrolifera nazionale.
Maggiori investimenti locali contribuiscono a far prendere sempre più vita al piano Vision 2030. L’Ipo di Saudi Aramco risponde infatti alla strategia del principe saudita, Mohammed bin Salman, per rendere l’Arabia Saudita in grado di slegarsi dal petrolio come fonte primaria di export e diversificare progressivamente la propria economia.
Come ha reagito il prezzo del petrolio?
Dopo le oscillazioni di ieri, quando il prezzo del greggio ha continuato a muoversi seguendo le dichiarazioni dei leader riuniti a Vienna, oggi i livelli sono leggermente più stabili – in attesa comunque del secondo round di trattative tra i paesi dell’Opec+, la formazione allargata a Russia e Kazakhstan. Il Wtisi aggira dunque a quota 58,73 dollari al barile, mentre il Brentregistra un leggero rialzo, a 63,25 dollari al barile.
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