Quotazioni Tesla in rally all’apertura dopo ingresso su S&P 500
Balzo in avanti delle azioni, +11% dopo ammissione al NYSE, che passa sopra alle perplessità sull’origine dei profitti della casa automobilistica di Elon Musk
L’annuncio è arrivato ieri sera: il titolo Tesla entrerà a far parte dell’S&P 500, l’indice azionario di New York che raccoglie le prime 500 aziende al mondo per capitalizzazione -e vi rientrerebbe tra i 10 primi titoli.
L’ingresso avverrà il prossimo 21 dicembre. Ancora non è chiaro quale titolo dovrà farsi da parte. Di certo però sarà una giornata volta ai rialzi per le azioni Tesla oggi: già nel pre-market le quotazioni sul Nasdaq erano schizzate di oltre il 13%, a dispetto della chiusura di ieri (-0,10%).
Perché Tesla ha dovuto aspettare tanto?
Finalmente dunque Elon Musk ce l’ha fatta. È da tre mesi infatti che il titolo Tesla ha tutte le carte in regola per essere ammesso all’S&P500, ma finora il comitato responsabile ha privilegiato altri titoli, considerando Tesla troppo volatile e, dunque, instabile agli occhi degli investitori.
Ora, dopo quattro trimestri in cui Tesla ha sempre superato le previsioni degli analisti, sembra che non vi siano più ostacoli al suo ingresso sul NYSE. Lo scorso 21 ottobre l’azienda di Elon Musk ha riportato ricavi da 8,77 miliardi di dollari nel periodo giugno-settembre, oltre 457 milioni in più rispetto al previsto.
Quali sono i requisiti per l’ammissione all’S&P500?
Con quasi 387 miliardi di dollari di capitalizzazione, il traguardo non stupisce. Ma non basta. Per essere ammessi al “club dei 500”, oltre ad avere la propria sede principale negli Stati Uniti, un’azienda deve anche avere un valore di mercato di almeno 8,2 miliardi di euro, contare su un’alta liquidità e mantenere aperte al pubblico almeno il 50% delle proprie azioni. Naturalmente, le aziende in lizza devono anche aver riportato guadagni negli ultimi quattro trimestri.
La questione dei crediti di Tesla
D’altra parte, continua a destare perplessità il fatto che tale surplus sia stato generato soprattutto grazie alla vendita dei crediti regolatori. I crediti regolatori sono punti che lo stato federale e i singoli governi locali assegnano alle industrie automobilistiche, come incentivo a limitare l’emissione di gas inquinanti, attenendosi a determinati standard.
Le aziende possono rivendere tra loro tali crediti. Tesla, leader mondiale nella mobilità elettrica, non solo raggiunge facilmente gli standard governativi, ma li supera e anche di molto: tutto ciò si traduce in crediti extra, che rivende alle competitor. Solo nel 2019, in questo modo l’azienda di Musk ha ricavato 594 milioni di dollari.
Un bene per le casse dell'azienda: senza i ricavi provenienti dai crediti regolatori, si calcola che difficilmente Tesla sarebbe stata in grado di riportare surplus per quattro trimestri di seguito. Proprio per questa ragione, però, l'ingresso all'S&P è stato in bilico finora.
I dubbi dell’S&P su Tesla
Non è la prima volta che il comitato dello Standars&Poors si muove con cautela – e non sarebbe neanche la prima che va incontro a critiche. Già alla fine degli anni Novanta infatti, in pieno boom tecnologico, prese diverso tempo prima di ammettere tra le proprie fila i titoli delle principali compagnie tech.
Quanto a Tesla, i dubbi arrivano non solo dalla sopra citata questione dei crediti regolatori, ma anche dal volume del titolo in questione. Nel 2020 Tesla ha quadruplicato il proprio valore, arrivando a una capitalizzazione di oltre 380 miliardi che ne farebbe il titolo più grande mai entrato a far parte dell’indice.
Il comitato dell’S&P avrebbe anche valutato se dividere l’ingresso di Tesla in due tranches.
Come si stano muovendo ora le quotazioni?
Le azioni Tesla hanno aperto la sessione di martedì con i rialzi prospettati già dal pre-market; +11,01%, a 453 dollari l’una.
Risultato notevole in una giornata di apertura in calo per gli indici di New York, spinti al ribasso dai nuovi timori sull’avanzare della pandemia di covid-19 e dall’incertezza politica scaturita dalla poco collaborativa transizione Trump-Biden alla Casa Bianca.
Al momento l’S&P500 perde lo 0,71%, il Dow Jones l’1,13% e scende anche il Nasdaq, a -0,03%.
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