Wall street apre in rialzo, Nasdaq di nuovo ai massimi storici
L’intervento di Trump sull’accordo commerciale Cina-Usa ha contribuito ad appianare le tensioni sugli azionari statunitensi, che beneficiano anche di dati macro (Pmi e vendita di nuove abitazioni) migliori del previsto
Continuano gli acquisti sugli indici statunitensi dopo che, nelle ultime ore, ogni dubbio sull’entrata in vigore dell’accordo commerciale tra Usa e Cina è stato dallo stesso presidente Usa Donald Trump.
I dati macro
Il Dow Jones oggi ha aperto in rialzo dello 0,9%, complice anche l’aumento oltre le previsioni dell’indice Pmi relativo alla manifattura (49,6 punti, rispetto ai 39,8 di maggio) e al comparto dei servizi (46,7 punti; a maggio erano stati 37,5); l’indice composito si è assestato a 46,8, ancora lontano dalla sogli di espansione ma comunque in netto rialzo rispetto al dato di maggio, di 37 punti.
Ulteriori dati macro positivi sono arrivati dalla vendita delle nuove abitazioni, che a maggio sono aumentate del 16,6% - 676 mila unità in più rispetto al dato di aprile.
Nuove tensioni geopolitiche?
Già i futures in realtà facevano presagire un avvio di sessione in positivo. Ieri, a mercati chiusi, una dichiarazione del consigliere commerciale della Casa Bianca, Peter Navarro, al canale televisivo Fox News aveva fatto tremare gli indici, nel momento in cui Navarro ha dichiarato che l’accordo commerciale di “Fase 1” tra Cina e Usa poteva dirsi ormai terminato, dopo le accuse di responsabilità mosse a Pechino sulla diffusione della pandemia di coronavirus.
“Le mie parole sono state decontestualizzate”, ha chiarito poco dopo il consigliere. Prima di lui, lo stesso Trump con un tweet aveva chiarito che l’accordo è ancora in vigore, infondendo nuova fiducia nei mercati. “Stavo semplicemente parlando della mancanza di fiducia che ormai nutriamo per il Partito Comunista Cinese dopo che hanno mentito sul virus cinese e hanno imposto una pandemia globale al mondo”.
Per Navarro, il “punto di non ritorno” concerne le tempistiche con cui le autorità cinesi hanno rivelato al mondo l’esistenza del Covid-19: ovvero solo dopo che la delegazione cinese (tra cui anche Liu He, il vice premier cinese) aveva lasciato Washington, ad accordo commerciale firmato – quando in realtà il virus era già in circolo da settimane.
E, in effetti, sarebbe poi risultato impossibile per la Cina attenersi a quanto stabilito nell’accordo (secondo cui Pechino avrebbe dovuto acquistare prodotti dagli Usa per l’equivalente di 186,6 miliardi di dollari entro il 2021), proprio a causa dell’impatto del Covid-19 sull’economia non solo nazionale, ma anche globale.
D'altro canto, solo venerdì scorso si erano rincorse voci sul fatto che Pechino fosse pronta ad accelerare gli acquisti di merce Usa per soddisfare l’accordo commerciale, così da recuperare le perdite del periodo di lockdown. Non solo: all’inizio del mese, il rappresentante commerciale alla Casa Bianca, Rober Lighthizer, aveva annunciato di sentirsi particolarmente incoraggiato dall’andamento delle trattative e che la Cina avesse fatto “un buon lavoro” nelle riforme strutturali.
“Il patto commerciale con la Cine è completamente intatto”, recita il tweet di Trump che ha messo fine alla questione: “Si spera che continueranno ad attenersi ai termini dell’accordo!”.
I timori sul coronavirus
Nel frattempo, mentre le autorità cinesi hanno annunciato che il nuovo focolaio di Covid-19 sviluppatosi la settimana scorsa a Pechino sarebbe sotto controllo, negli Stati Uniti la situazione contagi continua a preoccupare.
Secondo la John Hopkins University, i contagi al mondo avrebbero ormaui superato la soglia di nove milioni, con Usa e Brasile che contano il maggior numero di vittime. “I casi stanno aumentando perché stiamo facendo più test”, ha twittato il presidente Trump. “Con meno test, dovrebbe risultare un minor numero di contagi”.
Ma gli esperti hanno piuttosto spostato il focus sul cosiddetto “tasso di positività”, specifico per ogni stato, che dovrebbe aggirarsi intorno al 5% per almeno 14 giorni prima di allentare le misure di lockdown. Al momento, nove stati degli Usa segnano un tasso di positività superiore al 5% negli ultimi sette giorni, con l’Arizona al 21,15% e la Florida al 12,22%.
Come hanno reagito gli indici di Wall Street?
Nonostante tutto, gli azionari statunitensi guardano al bicchiere mezzo pieno: l’accordo commerciale Cina-Usa, soprattutto, ma anche i dati macro migliori del previsto e l’annuncio con cui Sanofi ha dichiarato di voler rendere disponibile il vaccino anti Covid-19 (che sta sviluppando congiuntamente con GlaxoSmithKline) entro la prima metà del 2021.
È per questo che, al momento, il Dow Jones viaggia in rialzo dello 0,90%, a 26.257 punti, l’S&P 500 raggiunge quota 3.147 punti (+0,97% e il Nasdaq tocca di nuovo i massimi storici, in rialzo dell’1,25% a 10.182,57 punti, grazie alle buone performance delle aziende tech come Facebook , che avanza dell’1,93%, Amazon (+2,21%) e Microsoft (+1,22%).
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