5 azioni di società rinnovabili che possono sovraperformare i mercati nel 2023
Una selezione di alcune società del settore delle energie rinnovabili che possono offrire opportunità di trading nel medio periodo.
Il settore delle energie rinnovabili sta diventando, anno dopo anno, sempre più importante nel panorama energetico mondiale. In particolare, dagli anni ’90, una maggiore sensibilità legata alla tutela ambientale ha incoraggiato la nascita di diverse società energetiche legate a questo campo.
A fare da apripista sono state le aziende europee dove, complice una politica ambientale particolarmente accomodante ed una penuria di materie prime energetiche, moltissime imprese hanno preso la strada della produzione di energia da fonti rinnovabili, tra le quali si annoverano l’energia eolica, quella idraulica, solare/ fotovoltaica e quella derivata dalle biomasse.
Da questa classificazione viene invece esclusa l’energia prodotta tramite la fissione nucleare che utilizza come combustibile gli isotopi dell’uranio (U-235 e U-238). Il motivo è che questa tecnologia produce scorie nocive (la cui radioattività può durare dai 20 ai 300 anni) che devono essere successivamente smaltite. Nonostante ciò, le centrali nucleari non generano emissioni inquinanti dirette durante la produzione di energia elettrica e non richiedono ingenti quantità di materie prime per operare.
Detto questo, negli ultimi anni le aziende legate al settore delle energie rinnovabili hanno goduto di un’enorme attenzione da parte degli investitori grazie anche ai piani di finanziamento previsti dall’Unione Europea per sviluppare l’intero comparto.
Questi ultimi hanno come obiettivo principale quello di aumentare l’indipendenza energetica del Vecchio Continente, messa a dura prova proprio nel 2022 a causa dell’interruzione delle forniture di gas naturale e petrolio dalla Russia a seguito delle sanzioni dell’UE in risposta al conflitto ucraino.
Nonostante gli imponenti sviluppi, lo svantaggio principale delle energie rinnovabili è dato dal fatto che la produzione di energia elettrica non può essere “programmata” in anticipo in quanto questa dipende in gran parte da eventi atmosferici (il vento, il sole, le maree) di per sé non controllabili dall’uomo, e prevedibili solo parzialmente, che quindi non garantiscono una piena fruibilità dell’energia durante i picchi di richiesta.
Tuttavia, in soluzione a questo problema, si stanno studiando sistemi di stoccaggio dell’energia che consentano di immagazzinarla quando non serve e di redistribuirla nella rete elettrica durante i periodi di richiesta intensa.
Non ultimo la produzione di una consistente quantità di energia elettrica da queste fonti richiede ingenti investimenti e ampie aree per poter posizionare i siti di produzione (si pensi all’ampiezza dei parchi eolici e/o a quelli solari e fotovoltaici) senza contare le innumerevoli materie prime (terre rare) necessarie per la produzione degli stessi impianti, il cui approvvigionamento resta molto spesso limitato solo ad alcune aree del mondo.
Detto questo, bisogna riconoscere che l’utilizzo delle energie rinnovabili sta sicuramente aumentando grazie al fatto che queste ultime non producono emissioni nocive. Tuttavia, i numeri sono ancora molto inferiori rispetto a quelli derivanti dalla produzione tradizionale di energia mediante i combustibili fossili.
Nel 2021, un interessante studio della IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) ha mostrato come petrolio, gas naturale e carbone, combinati, ammontino a ben l’80,9% della produzione totale di energia contro solo il 14,1% delle fonti rinnovabili e il 5% del nucleare. Inoltre, nella stessa ricerca, un confronto con il 1973 mostra delle stupefacenti analogie con percentuali che sono solo leggermente differenti (se si esclude la crescita del nucleare dallo 0,9% al 5% odierno e la sostituzione delle quote del petrolio con quelle del gas naturale).
Infatti, i bassi costi e l’elevata disponibilità di materie prime di origine fossile rimangono i vantaggi schiaccianti che determinano il loro completo dominio nella produzione mondiale di energia, cosa che rimarrà tale ancora per molti anni a venire.
Nonostante questo, le energie rinnovabili possono contribuire a ridurre le emissioni nocive per l’ambiente e per l’uomo e a diversificare le fonti di produzione dell’energia elettrica, specialmente nei paesi che sono poveri di materie prime energetiche. Per questo motivo abbiamo selezionato cinque società facenti parte di questo settore che crediamo possano crescere molto nelle quotazioni di Borsa nel medio termine.
Ørsted
Società danese che dal 2020 è il più grande produttore di energia eolica, sbilanciandosi in particolare nella costruzioni di parchi eolici offshore.
Ørsted è quotata alla Borsa di Copenaghen rimanendo fedele al suo paese di origine ma penalizzando la sua visibilità nei confronti degli investitori internazionali. Negli ultimi anni la società è riuscita a far leva sulla sua produzione fortemente incentrata sull’utilizzo delle fonti rinnovabili per catalizzare grossi investimenti necessari allo sviluppo di nuove infrastrutture.
Questa strategia potrebbe però generare problemi a livello dei pagamenti debitori cosa che è riflesso nell’indice di liquidità a breve termine, indicato dal Quick ratio, che risulta di 0,81 - inferiore allo 0,91 (livello mediano del settore).
Tuttavia, la società riesce a mantenere metriche ottime per quanto riguarda la marginalità. Infatti, il margine EBITDA nel 2021 è stato del 21% (mediana settore al 19,7%) mentre dal punto di vista della remunerazione degli azionisti il ROE (il ritorno sul capitale azionario) è risultato del 12,4% (10% mediana del settore).
La società quota attualmente a DKK663 (corone danesi) mentre il suo beta inferiore a 1 (0,91) le consente di restare alla larga dalle brusche variazioni di mercato nel breve termine anche se in un anno le quotazioni di Ørsted sono scese del 19,43% a seguito del rallentamento economico in atto.
Detto questo, le azioni potrebbero presto tornare a crescere avvicinandosi alla soglia dei DKK700, massimo di settembre.
Iberdrola
Azienda spagnola specializzata nella distribuzione di energia elettrica in Spagna, Regno Unito, Brasile e Stati Uniti, è quotata alla Borsa di Madrid. La performance a un anno è molto positiva con le azioni che sono salite del +8,25% contro il -5,56% dell’IBEX fino agli attuali €10,83.
La utility spagnola ha beneficiato dagli elevati prezzi dell’energia elettrica occorsi per tutto il 2022 mantenendo una profittabilità invidiabile. L’EBITDA margin nel penultimo trimestre del 2022 è stato del 31,4% (+3,4% anno su anno e contro un 17,9% del settore) mentre il ROE, nello stesso periodo, è stato del 2,1%.
Crediamo che le quotazioni di Iberdrola possano continuare a mostrare una certa resilienza in un momento in cui gli investitori cercano sicurezza dagli sconvolgimenti di carattere macroeconomico. Il target di medio termine potrebbe attestarsi intorno agli €11,50, picco dell’aprile 2021, mentre una crescita oltre le attese potrebbe portare il titolo fino alla soglia dei €12, livelli di inizio 2021.
Enel
La società italiana a partecipazione mista ha perso il 28% da un anno a questa parte a causa dei maggiori costi che hanno schermato i benefici dovuti all’incremento dei prezzi dell’energia elettrica. Anche l’aumento del debito a €69,73 miliardi (+34% anno su anno) ha pesato molto sull’avversione degli investitori verso il titolo.
Nonostante ciò, il calo delle pressioni inflazionistiche dovrebbe permettere ad Enel di migliorare la sua profittabilità (margine EBITDA al 10,7% nel terzo trimestre 2022) e il ritorno sul capitale azionario (ROE Q3 2022 a 0,2% davvero troppo esiguo rispetto ai suoi concorrenti).
Tuttavia, le recenti indiscrezioni riguardo ad una possibile cessione di attività in Brasile e nei paesi dell’Est-europeo potrebbero far rimbalzare le quotazioni che al momento, a €5,67, offrono un ottima opportunità di acquisto per gli investitori che vogliono schermare i propri portafogli dalle incertezze dei primi mesi del 2023 incassando, nel frattempo, un solido dividendo che nel 2022 si dovrebbe attestare intorno ai €0,40.
La prima soglia di prezzo, posta a €5,57, è già stata oltrepassata ma un’ulteriore accelerazione sarà visibile solo dopo aver oltrepassato la resistenza dei €6,05, massimo del 6 giugno scorso.
E.ON
Società energetica tedesca specializzata nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e da impianti nucleari. Come Enel, anche E.ON ha patito gli effetti dell’inflazione galoppante e dell’aumento dei costi che hanno portato le sue azioni a perdere il 23% nel 2022.
Nonostante ciò, nel penultimo trimestre del 2022 la società ha avuto un ROE dell’8,5% mentre il margine EBITDA è stato dell’8,9%. Il dividend yield si attesta invece al 5,39%, meglio della mediana del settore ferma al 3,37%.
Dopo l’incrocio al rialzo delle medie mobili esponenziali a 20 e 100 sedute, avvenuto lo scorso 18 novembre, riteniamo che le quotazioni possano salire fino a toccare la prima resistenza di €10,29, picco dell’11 maggio scorso, mentre un’ulteriore crescita in questa direzione sarà segnalata dalla rottura della soglia di €10,89, massimo del 29 marzo.
RWE
RWE è un’altra azienda tedesca focalizzata nella produzione di energia elettrica nel campo delle rinnovabili. A partire dal gennaio 2022 le azioni sono in salita del 16%, rispetto al -12,35% del DAX, anche se nel 2023 le quotazioni si sono assestate intorno ai €40,97.
La società è ben posizionata per poter beneficiare dagli ingenti investimenti nel mondo delle energie alternative con l’evolversi della crisi energetica in Europa che dovrebbe privilegiare gli attori del comparto delle rinnovabili.
Di conseguenza, le società di questo settore potrebbero vedere crescere la loro quota di produzione di energia grazie al sostegno politico della Commissione Europea e alle tasse sugli extra-profitti applicate agli operatori del settore petrolifero e gasifero.
Per questo motivo, crediamo che il titolo RWE potrebbe continuare a salire nella prima parte del 2023 con obiettivi di prezzo che potrebbero avvicinarsi ad area €43 mentre una continuazione del trend rialzista potrebbe portare le quotazioni a superare la resistenza fissata a €43,98, picco del 13 settembre scorso.
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