Esempi di fake news: come una falsa notizia condiziona i mercati finanziari
Dalla finta bomba alla Casa Bianca alle notizie gonfiate sul settore pharma, passando per Twitter, Facebook e Napoleone: le fake news sono veloci e pungenti. Prima regola: verificare la fonte. Seconda: prendersi del tempo.
Come fare trading seguendo le notizie di mercato? Quale strategia utilizzare per non cadere nella trappola di una fake news? Vi è mai capitato di assecondare rumors veritieri ma non verificati, tradottisi poi in un nulla di fatto?
Sono queste le domande alle quali IG ha provato a dare risposta nel corso dell’evento in collaborazione col Gruppo 24 Ore, The New(s) Trading Lab, tenutosi giovedì 28 marzo a Milano.
Il ruolo della (dis)informazione finanziaria sui mercati
L’informazione finanziaria, al pari della disinformazione, viaggia in modo sempre più rapido, utilizzando i social network come cassa di risonanza. In tal senso, una notizia ben costruita ma non veritiera può in poco tempo diffondersi sul mercato, con effetti dirompenti. E’ il caso dell’indice Dow Jones che, nell’aprile 2013 perse in pochi minuti oltre 150 punti (135 miliardi di dollari di capitalizzazione) dopo un tweet da parte dell’agenzia stampa, Associated Press, che annunciava la presenza di un pacco bomba alla Casa Bianca. L’ipotesi di attentato scatenò gli ordini di vendita, poco prima che la stessa agenzia rivelasse di aver subito un attacco hacker che aveva diffuso fake news.
Notizie fuorvianti: il caso Elon Musk sul delisting Tesla
Differente per tipologia, ma non per reazione, il caso di notizie provenienti da fonti veritiere, ma dalle stesse non confermate: tra i casi scuola è da citare l’annuncio di Elon Musk all'inizio dell'agosto 2018 che, via Twitter, scrisse di voler ritirare Tesla dal mercato, riacquistando azioni per un controvlore di 420 dollari l’una (al momento il mercato prezzava $340). Le azioni Tesla registrarono un +11% nelle due ore appena successive all’annuncio del patron della casa d'auto, tradottesi però in una perdita del 15% (a fine settembre 2018) dopo che la Consob americana, la Sec, ha chiamato Musk a fornire delucidazioni circa la propria (falsa) dichiarazione mai tradottasi in realtà.
Notizie non confermate: l'esempio Pirelli ed Unicredit
Se da un lato il rialzo artificioso può essere il fine perseguito da chi diffonde una news non reale, dall’altro una indiscrezione emersa nel momento sbagliato può essere la causa di un cambio di piani. Due esempi vengono in mente a proposito: da un lato Pirelli, dall'altro Unicredit. Le due big dell'indice italiano, di fronte al rialzo delle quotazioni di mercato che ha fatto seguito al flusso di indiscrezioni trapelate anzitempo (la prima, un ventennio fa, circa il possibile scorporo della divisione cavi; la seconda, qualche tempo or sono, circa la possibile creazione di una realtà in cui far confluire tutti i crediti non performanti e in sofferenza dell’istituto) hanno dovuto sospendere i dossier e rifare i propri calcoli.
La prima fake news? Nel 1814: sconfitta di Napoleone
Le fake news sono tornate in auge come strumento di dibattito politico nel 2016, anno fortemente dibattuto tra Presidenziali Usa e voto sulla Brexit. L'escamotage della falsa notizia diffusa al fine di raggirare il mercato è però sempre esistita. La prima fake news documentata risale infatti al 1814, quando un finto messaggero giunse a Dover, sud est di Londra, annunciando la sconfitta di Napoleone. Lo stesso, pregando il popolo di diffondere la notizia, partì per la strada di Londra, fermandosi di città in città. All’apertura della Borsa di Londra, i titoli di Stato inglesi furono acquistati in larga misura dalla popolazione, la quale tuttavia non poté beneficiare dell’incremento di prezzo degli assets per due ordini di motivi: anzitutto, la notizia non era vera e l'entusiasmo in breve si riassorbì; in secondo luogo, sei grandi investitori (tra cui lo stesso messaggero) inserirono in mattinata ordini di vendita sui titoli di Stato (acquistati qualche ora prima che la notizia trapelasse) per complessivi 1 milione di sterline.
Fake news e fattore tempo: il caso Seeking Alpha
L’aneddoto di Napoleone è utile a comprendere un ulteriore aspetto chiave: il ruolo della velocità, sia nella fase di diffusione della notizia (all'epoca molto inferiore rispetto a quella odierna), sia nella fase di smentita (che con l’internet è capace di arrivare qualche minuto dopo la diffusione). Con un appunto: mentre con una fake news negativa i tempi di reazione e di riassorbimento sono brevi (chi è oggetto di fake news tende a difendersi più in fretta possibile), con una fake news positiva i tempi di reazione possono allungarsi.
E’ il caso di Seeking Alpha, che ha confezionato notizie ad hoc col fine di spingere a rialzo le quotazioni di mercato di alcune società farmaceutiche: nel gennaio 2012 l’azienda californiana ImmunoCellular Therapeutics fece pubblicare dal sito un articolo in cui si parlava di una nuovo trattamento anticancro (ICT-107) più economico e competitivo dei concorrenti sul mercato. A Wall Street il titolo registrò in brevissimo tempo un rialzo del 260%. La notizia si rivelò pochi mesi dopo priva di fondamento e il movimento del titolo si rissorbì; l’azienda potè però intanto beneficiare dei rialzi. Non da meno il caso CytRx, gruppo californiano quotato al Nasdaq, che commissionò nel 2013 la stesura di una fake news per stimolare l’interesse del mercato in vista di un possibile aumento di capitale, con sorte analoga a quella precedente.
Twitter dichiara guerra alle fake news: crolla il titolo
Dopo il ritorno di fiamma nel 2016, la lotta alle fake news si è fatta via via sempre più serrata, specie da parte dei social network. Dopo lo scandalo Cambridge Analytica (che ha travolto Facebook per la vendita e l’utilizzo improprio di dati finalizzato alla trasmissione di notizie fuorvianti) Twitter in primis ha mostrato il proprio impegno nella battaglia al falso. Nel luglio 2018 la società dei cinguettii ha annunciato la propria campagna anti fake, chiudendo centinaia di account cosiddetti zombie e ponendo un freno alla circolazione di informazioni fittizie e false. La reazione di mercato è stata netta, seppur in senso opposto: nell’arco di due giorni il titolo è arrivato a perdere il 10% del proprio capitale, scontando i timori degli operatori che temevano che la nuova politica severa del social potesse intaccare il numero di nuovi utenti, il traffico di users e il totale di passaggi e ricondivisioni.
Effetto (tweet) Donald Trump sui mercati
Data la sua natura di flusso continuo, Twitter è il social network che in assoluto più si presta a modificare i corsi di borsa. Non è un caso dunque che, ogni volta che il presidente americano, Donald Trump, citi in un tweet il nome di una big del mercato, il titolo di quella società si muova in maniera frenetica in breve tempo, salvo poi riassorbirsi. Le invettive di Trump contro Apple (e la parte di produzione in terra cinese), Amazon (e la posizione privilegiata dal punto di vista fiscale) e General Motors (e la chiusura di alcuni stabilimenti chiave in terre statunitensi) sono alcuni esempi di come il mercato abbia risposto all'invettiva trumpiana prima con le vendite, poi con acquisti, in egual misura.
A conti fatti, i mercati finanziari hanno un loro equilibro fatto di più parti: sebbene il movimento dei prezzi non sia razionale, ad esser razionale deve esser la scelta delle fonti di riferimento e l’approccio col quale ci si affaccia all’investimento, sia esso di breve medio o lungo periodo.
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