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I 5 titoli di banche italiane più promettenti per il tuo trading

Scopri tutti i pro e i contro del settore bancario italiano e impara come fare trading sulle azioni delle 5 banche italiane principali

carte di credito Fonte: Bloomberg

La funzione principale delle banche è quella di fornire liquidità al sistema economico, mantenendo dunque attivi i flussi di denaro e garantendo la sopravvivenza dell'economia reale. Oltre a rappresentare un luogo in cui mettere al sicuro i propri risparmi (che siano quelli dei privati cittadini o di grandi aziende), le banche forniscono infatti credito a chi ne ha bisogno, attingendo alla loro riserva di depositi. I prestiti vengono concessi per mutui, investimenti e ogni altra necessità che richieda liquidità.

La loro funzione di collegamento tra chi ha denaro a disposizione e chi ne ha bisogno pone le banche al centro del sistema economico globale: l’attività delle banche rende possibile l’espansione della società.

Eppure non è sempre stato tutto così idilliaco. La crisi economico-finanziaria del 2008 ha aperto una frattura nel sistema bancario per riprendersi dalla quale gli istituti hanno dovuto lavorare almeno per tutto il decennio successivo. Al tempo della crisi del 2007-2008, fu chiaro come le banche avessero avuto troppa propensione al rischio, senza però poter contare su capitali sufficienti per far quadrare i bilanci.

Gran parte dell’ultimo decennio è stata spesa proprio per far tornare i conti sui libri contabili, tramite profondi percorsi di ristrutturazione. Il processo sembra essere arrivato al proprio apice nel 2018, l’anno più redditizio per l’industria finanziaria dopo il crack della crisi.

Le sfide di oggi

La crisi provocata dal covid-19 si è abbattuta anche sul sistema bancario quando questo aveva appena finito di sanare la frattura provocata da quella del 2008.

Non mancano le nuove sfide. All’alba del nuovo decennio, le banche devono ora cogliere il momento dell’innovazione digitale: rinnovare i propri sistemi di online banking e le proprie infrastrutture tecnologiche, mentre si allarga il panorama delle start-up sempre sul pezzo quanto a innovazione digitale.

Come analizzare e confrontare le azioni dei titoli bancari

Quando si tratta di titoli bancari, sarà utile saper conoscere le metriche necessarie a valutare lo stato di salute di un istituto finanziario e le sue performance. Le banche si fondano su un modello di business relativamente semplice: registrano la maggior parte dei propri guadagni dagli interessi che percepiscono sui prestiti elargiti o sulle commissioni in arrivo dai servizi finanziari che offrono.

Spesso la loro attività si traduce nel reinvestimento del denaro depositato da clienti e risparmiatori, immettendolo così sul mercato per aumentare la liquidità.

Tra le principali metriche in uso per valutare la situazione finanziaria di una banca figurano:

  • Il price/earning ratio: si tratta del rapporto tra prezzo e utili (PE) di una banca. Il prezzo a cui si fa riferimento è quello di un’azione della banca stessa. Il PE indica il numero di anni necessario affinché un investitore rientri in possesso del capitale speso attraverso gli utili prodotti dall’istituto. Più è basso il valore, migliore è la considerazione della banca.
  • Il rapporto price/book value: è il rapporto tra il prezzo di mercato (quotazione) di una banca e il valore del capitale proprio dell’istituto, risultante dal bilancio (valore di libro) per azione. Se i titoli sono venduti a un prezzo inferiore al valore di P/B sono sottovalutati; al contrario, quelli con un prezzo inferiore attireranno l’attenzione dei portafogli di chi sopravvaluta. Confrontare i diversi rapporti di P/B tra i diversi istituti sarà utile per capire quali sono sopravvalutati e quali sottovalutati.
  • Il rapporto price/tangible book value, simile al precedente ma che prende in considerazione il capitale netto tangibile dell’istituto, ovvero il capitale netto cui vengono sottratti gli asset intangibili (ad esempio proprietà intellettuale e brevetti).
  • Il ROE, return on equity, ovvero la redditività del capital proprio: in altre parole, la capacità di una banca di aumentare i propri guadagni. La valutazione del ROE è ancora più efficace se affiancata da ulteriori metriche: il margine di interesse netto, che ovvero la differenza tra gli interessi che la banca paga sui conti correnti e quelli che riceve dai prestiti elargiti, o la forbice costi/profitti.

Quasi dato per scontato nei tempi pre-crisi finanziaria, dal 2008 valutare lo stato di solidità finanziaria di una banca è diventato un tema particolarmente caro agli investitori, soprattutto perché, sempre in conseguenza della crisi, le banche ora sono sottoposte a una stretta vigilanza da parte della Banca centrale europea. Le metriche principali per valutare la stabilità di una banca sono il coefficiente patrimoniale complessivo, il coefficiente patrimoniale basato sul rischio (tier 1) e il coefficiente tier 1 sulla leva finanziaria.

Perché investire nelle banche italiane quotate in Borsa?

Tra le ragioni per cui si decide di investire nelle banche rientrano anche e soprattutto i dividendi. Le tempistiche di erogazione dei dividendi cambiano a seconda della banca e possono essere rilasciati a cadenza trimestrale, semestrale o annuale.

In occasione di periodi finanziari particolarmente felici, le banche pagano dividendi straordinari. Non è il caso del 2020 – tutt’altro. In risposta alla crisi pandemica e in considerazione del ruolo degli istituti di credito in una situazione di grave dissesto finanziario, infatti, la Banca centrale europea ha invitato le banche a fermare l’erogazione dei dividendi verso i rispettivi azionisti.

A dicembre 2020 infatti la Bce ha chiesto alle banche di non distribuire o comunque di limitare l’erogazione dei dividendi fino al 30 settembre 2021, a causa dell’impatto economico della pandemia di covid-19. Potranno distribuire dividendi solo le banche che dimostrino un solido profilo patrimoniale e di redditività, il cui giudizio dovrà arrivare dal rispettivo gruppo di vigilanza congiunto – il tutto per salvaguardare la capacità delle banche di assorbire le perdite e fornire sostegno all’economia.

Nonostante le azioni delle banche siano tra le prime a risentire di variazioni (in caso di crisi esogene, ma anche semplicemente alla luce della pubblicazione di dati finanziari peggiori del previsto), tendono a dimostrare un alto grado di resilienza: per questo investire nelle banche è comunque considerata un’attività tendenzialmente sicura, nel lungo termine.

Come fare trading sulle migliori azioni di banche italiane

Gli operatori possono decidere se investire in azioni bancarie italiane, dunque acquistando fisicamente le azioni – e godere, in questo caso, dei dividendi previsti – o se avviare un’attività di trading.

Con IG è possibile fare trading sulle principali azioni bancarie italiane: in questo caso non godrà dell’erogazione del dividendo, ma potrà sfruttare a proprio vantaggio la leva finanziaria.

È possibile avviare l’attività di trading con IG in pochi, semplici passi:

  • aprire un conto reale o un conto demo, per mettersi alla prova
  • tenersi sempre informato sulle ultime notizie del comparto bancario, confrontando l’andamento del prezzo delle diverse azioni delle banche italiane
  • Aprire una posizione long o short sull’azione della banca italiana prescelta

Le azioni della borsa italiana con più alto potenziale di crescita nel 2021

Il panorama delle banche italiane quotate in Borsa negli ultimi mesi sta affrontando un processo di accentramento: è la stessa Banca centrale europea che sta spingendo in questo senso. Ne è un esempio la recente fusione, completata quest’estate, tra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca, portata avanti tramite un’offerta pubblica di acquisto e scambio. Di seguito una panoramica sulle 5 principali banche italiane quotate sulla Borsa di Milano.

Intesa Sanpaolo

Primo gruppo bancario in Italia e tra i principali a livello europeo, Intesa Sanpaolo conta circa 11,8 milioni di clienti e 3.000 filiali, con un totale attivo pari a 816.012 milioni di euro a dicembre 2019.

Il gruppo nasce da una serie di fusioni culminate nella nascita di Intesa Sanpaolo nel 2007, quando si unirono Sanpaolo IMI e Banca Intesa. A dare il la alla formazione del primo gruppo finanziario italiano fu la crisi del Banco Ambrosiano, nel 1982; in fase di rilancio, il Banco si fonde con la controllata Banca Cattolica del Veneto per dare vita al Banco Ambrosiano Veneto. È il via per un’espansione che presto arriva ad inglobare gli istituti di credito minori sia del nord che del sud Italia: diventa Banca Intesa con l’acquisizione, nel 1997, di Cariplo, fino a quando nel 2006 non si arriva al matrimonio con Sanpaolo IMI – nato dalla fusione tra l’istituto Sanpaolo di Torino, l’istituto Mobiliare Italiano e l’acquisizione del Banco di Napoli.

L’ultima maxi-operazione in ordine di tempo si è conclusa proprio durante l’estate del 2020, con l’acquisizione di Ubi Banca dopo l’offerta pubblica di scambio (trasformatasi poi in offerta di scambio e acquisto) lanciata lo scorso febbraio. L’operazione si è conclusa con un successo da parte di Intesa, che tuttavia si trova ora a dover cedere oltre 600 sportelli, situati soprattutto nel nord-Italia, a Bper Banca: lo richiede l’Antitrust, preoccupata in caso contrario dalla concentrazione in mano di Intesa di una quota di mercato troppo ampia.

Ai fini dell’acquisizione degli sportelli, Bper ha deliberato un aumento di capitale da oltre 800 milioni di euro.

Unicredit

Banca commerciale paneuropea, il primo nucleo del gruppo Unicredit nasce nel 1998 con l’unione dei gruppi di Credito Italiano, che danno vita a Unicredito Italiano. Successivamente, nel 2003, all’indomani di ulteriori ingressi (Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Cassa di Risparmio di Trieste) tramite una proceduta di fusioni e scorporamento delle attività bancarie, diventa ufficialmente Unicredit.

Dal 2005 parte l’avventura all’estero di Unicredit: prima con l’opa su gruppo tedesco HVB, che si aggiunge così alle controllate polacche (dal 1999), fino ad arrivare, oggi, ad essere considerata l’unica banca italiana di caratura mondiale.

Unicredit conta circa 26 milioni di clienti e 80.000 dipendenti nei 13 mercati in cui è presente – che diventano 18 considerando anche la fitta rete di uffici rappresentativi e filiali. Unicredit è tra le banche italiane quotate in Borsa, sul Ftse Mib di Milano.

Banco BPM

Terzo gruppo bancario operativo in Italia, con il 7% della quota di mercato, Banco BPM nasce come gruppo di origine cooperativa. Ha sedi anche in altri paesi europei, con uffici di rappresentanza in Asia. Conta su circa 3,8 milioni di clienti, 1.727 filiali, 21.941 dipendenti.

Il gruppo nasce all’inizio del 2017 dalla fusione di Banco Popolare – Società Cooperativa, da un lato, e Banca Popolare di Milano, dall’altro. L’unione tra i due è culminata nella creazione di una società per azioni quotata sul Ftse Mib di Milano, attiva soprattutto nel nord Italia.

Bper Banca

Tra i titoli bancari italiani più solidi figura anche quello di Bper Banca. Abbreviazione per Banca Popolare dell’Emilia Romagna, con sede principale a Modena, Bper è attiva in 19 regioni italiane (non opera in Valle d’Aosta mentre in Sardegna è ancora attivo il circuito del Banco di Sardegna, sempre afferente al gruppo Bper) e ha uffici di rappresentanza all’estero, a Hong Kong e Shanghai.

Le origini del gruppo Bper sono antiche e risalgono al 1867, quando era conosciuta come Banca Popolare di Modena Scarl. Oltre un secolo dopo, arriva la fusione con la Banca Cooperativa di Bologna e diventa a tutti gli effetti Banca Popolare dell'Emilia. Durante gli anni Novanta prosegue l’espansione a livello regionale, inglobando anche i piccoli istituti di credito della Romagna, per poi allargarsi anche a numerose, piccole banche dell’Italia meridionale.

Mediobanca

Al quinto posto tra le banche italiane quotate in Borsa figura Mediobanca. Oltre al mercato italiano, è presente anche con sedi a Parigi, Madrid, Francoforte, Londra, New York e Lussemburgo. Affermatasi fin dai primi anni della sua fondazione (nel 1946) tra le principali banche d’investimenti in Italia, subì un processo di privatizzazione verso al fine degli anni Ottanta, per poi diventare negli anni Novanta tra i principali operatori del programma italiano di privatizzazione delle grandi imprese pubbliche: tra le operazioni più rilevanti figurano quelle su Telecom Italia, Enel, Banca di Roma e Banca Nazionale del Lavoro – Bnl.

Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG Bank declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti.

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