Trading sul petrolio
Scopri perché il petrolio è un mercato importante e quali sono i fattori che ne influenzano il prezzo.
Il petrolio è la materia prima più scambiata a livello mondiale, per questo una buona strategia di trading è essenziale. Di seguito esaminiamo le principali strategie.
Come per molte materie prime, il trading sul petrolio può sembrare facile quanto valutare la domanda e l’offerta per prevedere l'andamento del prezzo. Un calo della produzione e un incremento della domanda spingono il prezzo verso l'alto, mentre un aumento della produzione unito a una crescita economica più lenta lo spingono verso il basso; ma conoscere il quadro completo e scenari diversi - ad esempio quando l’offerta e la domanda vanno nella stessa direzione - richiede uno studio attento e la capacità di leggere tra le righe.
Esistono diversi tipi di petrolio, ognuno dei quali richiede dei benchmark specifici. Il petrolio viene suddiviso in base a caratteristiche diverse, come il grado API, cioè densità rispetto all'acqua, quanto è ‘dolce’ o ‘acido’ (a seconda del contenuto di zolfo o impurità; nel grezzo dolce, ad esempio, è del 0,5%).
Il Brent e il West Texas Intermediate (WTI) sono due dei benchmark più scambiati al mondo. Il Brent si riferisce al petrolio prodotto nel Mare del Nord britannico e prende il nome dal giacimento di Brent, scoperto nel 1971. Il WTI, come suggerisce l'acronimo, è il petrolio estratto dai pozzi del Texas occidentale e di altri stati americani, tra cui Louisiana e North Dakota. Il Brent è più pesante rispetto al WTI e, anche se considerato dolce, contiene un livello di zolfo più alto rispetto al greggio statunitense. Entrambi sono ideali per la raffinazione della benzina e altri prodotti.
Insieme rappresentano i benchmark principali, che determinano il prezzo di diversi tipi di petrolio prodotti in vari Paesi. Il Brent è il benchmark per gran parte del petrolio europeo, africano e mediorientale, mentre il WTI si riferisce alla produzione nordamericana, in particolare allo shale oil statunitense.
Oggi il Brent è l’indicatore più diffuso, usato come indice di riferimento per quasi due terzi di tutto il greggio commercializzato a livello globale, e ha una quotazione leggermente superiore al WTI. Tuttavia solo il prezzo del WTI è inferiore a causa dei costi di estrazione dello shale oil statunitense, calati in maniera significativa nell'ultimo decennio rispetto ai costi di estrazione del petrolio britannico nel Mare del Nord.
Di base i prezzi del petrolio sono influenzati da una combinazione di offerta, domanda e speculazione sul prezzo, criteri che devono essere presi in considerazione in ogni completa strategia di trading. Ecco i cinque elementi chiave da tenere a mente:
I future sul petrolio sono contratti che determinano l'acquisto, in una data futura, di una quantità di petrolio a un prezzo prefissato. Chi acquista spera che il prezzo stabilito sia più basso del prezzo spot al momento della scadenza del contratto, mentre chi vende si aspetta che il prezzo di vendita sia più alto del prezzo spot. In ogni caso, si tratta di una garanzia per entrambe le parti.
Ciò significa che il mercato dei future fornisce un'analisi dell'andamento del prezzo del petrolio: gli stessi protagonisti del mercato dei future - soprattutto produttori di petrolio, fondi speculativi e trader di materie prime -, in pratica, speculano sul futuro prezzo del petrolio.
I prezzi delle azioni delle compagnie petrolifere reagiscono ai movimenti del prezzo del petrolio poiché quest'ultimo modifica il valore dell'asset primario (petrolio) che sostiene il business. Eppure molte aziende del settore energetico ed estrattivo sfruttano il mercato dei future nel tentativo di coprirsi da potenziali crolli, bloccando i prezzi della produzione futura, e in teoria proteggersi dalle oscillazioni del prezzo del petrolio. I titoli che non partecipano al mercato dei future sono quindi più esposti ai movimenti del prezzo spot del petrolio.
Tutti questi driver possono essere influenzati da una lista infinita di fattori. La produzione può diminuire se uno o più paesi devono rispettare sanzioni internazionali o crescere se un nutrito gruppo di Paesi decide di incrementare la produzione. Una crescita debole del prodotto interno lordo (PIL) o un calo delle vendite delle auto a benzina possono frenare la domanda. Le scorte possono calare se diminuisce la produzione e aumentare se le aziende cercano di accumulare barili nella speranza di venderli in un secondo momento, quando i prezzi sono più alti. La capacità può variare se si attivano nuovi oleodotti o può ridursi a causa degli attacchi delle milizie o a fuoriuscite nell’ambiente. E il sentiment nei confronti dei futuri prezzi del petrolio può essere a volte rialzista e a volte ribassista, in base alla reazione dei trader nei confronti del costante flusso di numeri e informazioni provenienti dal mercato.
Sebbene i dati e le relazioni sul mercato petrolifero internazionale siano fondamentali per comprendere lo stato delle cose a livello globale, i dati raccolti a livello locale rimangono i più significativi per gli investitori, che devono analizzarli in modo da avere una visione d'insieme delle future tendenze del mercato e dei prezzi. L'Arabia Saudita, la Russia, gli Stati Uniti, il Canada e la Cina sono alcuni dei maggiori produttori al mondo: è necessario capire le relazioni tra questi Paesi e la situazione nelle altre regioni produttrici più importanti, come l'Africa.
Analizzare il mercato petrolifero non significa soltanto esaminare la domanda e l'offerta. Per prevedere l'andamento dei prezzi del petrolio sul lungo periodo, gli investitori devono valutare attentamente altri dati come gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di nuove risorse (che permettono di capire l'offerta nel lungo termine), il passaggio a fonti di energia più pulita e l'impatto che questo eventuale cambiamento avrà sulla domanda nei prossimi decenni, e non solo nei prossimi anni.
Le variabili sono molte. Di seguito spieghiamo quali dati e quali aspetti considerare per impostare una strategia di trading sul petrolio.
L'offerta proveniente dagli Stati Uniti ha dato una vera scossa al mercato petrolifero globale nell'ultimo decennio. Il fracking per l'estrazione dello shale oil è esploso a partire dal 2010, raggiungendo un picco di oltre dieci milioni di barili al giorno, per la prima volta dagli anni Settanta, e scendendo a un minimo di circa quattro milioni di barili durante la crisi finanziaria. In questo modo gli Stati Uniti sono diventati uno dei primi produttori al mondo, accanto all'Arabia Saudita, che ha spesso sfruttato la propria posizione dominante sul mercato petrolifero nel dialogo politico con i governi occidentali. Ai vertici il testa a testa è serrato: Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti negli ultimi anni hanno incrementato la produzione fino a raggiungere i 10,5 milioni di barili al giorno. Gli Stati Uniti, che in passato non esportavano più di 14.000 barili di petrolio al mese, oggi riescono a raggiungere la cifra record di oltre 66.000 barili di grezzo esportati, in base ai dati raccolti a luglio 2018 dalla Energy Information Administration, o EIA, ente governativo americano sull'energia. Solo cinque anni fa si parlava di appena 3.000 barili.
Bisogna quindi tenere sotto controllo la situazione americana quando si sviluppa una strategia di trading sul petrolio:
Scopri perché il petrolio è un mercato importante e quali sono i fattori che ne influenzano il prezzo.
Grazie a una produzione che oscilla tra il 25 e il 33% dell'intero output OPEC, l'Arabia Saudita tiene le redini dell'organizzazione. Gli altri membri sono: Iraq, Iran, Kuwait, Venezuela, Qatar, Libia, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Nigeria, Ecuador, Gabon, Angola, Guinea Equatoriale e Repubblica Democratica del Congo. Alcuni Paesi hanno lasciato l'organizzazione, come l'Indonesia, mentre altri hanno deciso di rientrare, come Ecuador e Gabon.
Di seguito una breve descrizione dei documenti più importanti diffusi dall'OPEC.
L'OPEC si riunisce due volte all'anno per definire i livelli di produzione, e in questo modo influenza l’approvvigionamento mondiale e quindi il prezzo del petrolio. Spesso collabora con altri produttori non membri, come la Russia, per creare un più largo consenso sulla produzione.
Il trading sul petrolio e sulle altre materie prime avviene soprattutto in dollari statunitensi (la valuta di riserva a livello mondiale), ciò significa che anche i movimenti sul mercato internazionale dei cambi influenzano il prezzo del petrolio. Secondo la regola generale, ma non per questo perfetta, i due sono inversamente proporzionali: il prezzo del petrolio scende se il dollaro guadagna terreno sulle altre valute, e viceversa. I Paesi che usano valute diverse hanno un potere d'acquisto superiore quando il dollaro è debole e inferiore quando invece è forte, influenzando così la domanda di petrolio e di altre materie prime, mentre i buyer cercano di ottenere il miglior prezzo possibile.
Tuttavia, l'andamento del dollaro è soltanto uno dei tanti driver del prezzo del petrolio e altri fattori possono prevalere sulla situazione del mercato forex.
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A causa del ruolo chiave che ricopre all'interno del panorama mondiale, il petrolio è spesso usato come strumento di politica estera dai Paesi produttori, che spesso esportano questa e altre risorse energetiche verso nazioni con le quali altrimenti avrebbero relazioni quasi inesistenti. Inoltre, gran parte delle riserve di petrolio, e di tanti altri metalli, si trova in territori instabili, dove le forniture non sono affidabili. In Nigeria spesso le aziende come Shell devono fare i conti con gli attacchi dei miliziani a oleodotti e altre infrastrutture chiave.
Facciamo un esempio: i rapporti gelidi e le sanzioni internazionali non hanno impedito all'Europa di importare grandi quantità di petrolio, gas e altre risorse dalla Russia. I Paesi Bassi erano il secondo importatore di greggio russo nel 2016, la loro quota rappresentava il 15% delle esportazioni totali (subito dopo la Cina, al 20%), seguiti dalla Germania, 10%, e dalla Polonia, 7,1%. Anche Italia, Spagna, Francia, Svezia e Regno Unito importano il petrolio dalla Russia. Inoltre, il 15% delle esportazioni di greggio saudite (che corrisponde a quasi due terzi delle esportazioni totali del Paese) si dirige verso gli Stati Uniti, nonostante le tensioni sui diritti umani e sulla gestione delle questioni mediorientali. Ancora oggi, nonostante la guerra commerciale dichiarata tra il presidente americano Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping, gli Stati Uniti esportano ogni mese circa 20.000 barili verso la Cina. Alla fine del 2016, prima dell'arrivo di Trump alla Casa Bianca, gli Stati Uniti esportavano ogni mese soltanto 6.600 barili verso la Repubblica Popolare. E spesso Trump ha cercato di condizionare la produzione di petrolio in Arabia Saudita in modo da favorire i trivellatori statunitensi dello shale oil, gli stessi che hanno conquistato una fetta di mercato dei sauditi. Il botta e risposta tra Stati Uniti e Arabia Saudita è costante: entrambi i Paesi vogliono che il prezzo del petrolio sia il più alto possibile, in modo da massimizzare i profitti, ma al tempo stesso abbastanza basso da rendere le transazioni poco redditizie per il proprio rivale.
Facciamo questi esempi per evidenziare l'importanza del petrolio e la sua sensibilità alle relazioni politiche internazionali: gli Stati Uniti, la Russia, l'Arabia Saudita controllano oltre un terzo della produzione globale e quasi il 30% delle esportazioni totali di petrolio. Le tensioni politiche, a livello nazionale o internazionale, non mancano neppure tra gli altri maggiori produttori ed esportatori, come Iran e Iraq. Le sanzioni imposte all'Iran e al Venezuela dagli Stati Uniti e le successive pressioni di Trump per scoraggiare le altre nazioni ad acquistare il loro petrolio sono un altro esempio dell'impatto della geopolitica sul prezzo del petrolio.
La lista di risorse utili a definire una strategia di trading sul petrolio è infinita, e include, tra le altre:
Gli indicatori tecnici usati per analizzare il prezzo del petrolio sono gli stessi applicati agli altri mercati, come forex e azioni. Di seguito alcuni degli indicatori più diffusi.
Alcune delle strategie più comuni si basano sulla volatilità dei prezzi del petrolio nel trading. Se la volatilità attuale (misurata, tra gli altri, dall'indice di volatilità Cboe Crude Oil ETF, che monitora il WTI) è più alta della volatilità storica, si ritiene che la volatilità sia destinata a crescere nel futuro. Se la volatilità attuale è più bassa del prezzo, si presume che la stabilità salga.
Una strategia usata per trarre profitto da una maggiore volatilità è la cosiddetta long straddle. Prevede l'acquisto di un'opzione call e un'opzione put allo stesso prezzo strike, in questo modo i trader guadagnano dalla volatilità indipendentemente dal movimento di mercato (verso l'alto o verso il basso). È importante notare che la strategia di long straddle è in movimento proprio a causa della volatilità. Una short straddle, al contrario, è redditizia solo se il prezzo non subisce troppa volatilità e prevede la vendita di opzioni call e put con la stessa scadenza e lo stesso prezzo strike. Anche in questo caso si tratta di speculare sulla volatilità futura e non sulla direzione futura del prezzo del petrolio.
Trading sul petrolio: strategia di bear call spread e strategia di bull call spread
La strategia di bear call spread prevede la vendita di un call o put out of the money e l'acquisto di un altro call o put out of the money mentre la strategia di bull call spread prevede l'acquisto di un call o put out of the money e la vendita di un call o un put out of the money. Il profitto per il trader è dato dalla differenza tra i prezzi strike delle due opzioni call o put.
Out of the money si riferisce al prezzo a cui potrà essere comprato o venduto un asset sottostante, noto anche come prezzo strike. Un'opzione può essere anche in the money o at the money. Questi termini sono noti come "moneyness" di un'opzione.
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