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I CFD sono prodotti a leva. Il trading con i CFD potrebbe non essere appropriato per tutti e può determinare perdite che eccedono il tuo investimento; accertati di aver pienamente compreso l'informativa sui rischi. I CFD sono prodotti a leva. Il trading con i CFD potrebbe non essere appropriato per tutti e può determinare perdite che eccedono il tuo investimento; accertati di aver pienamente compreso l'informativa sui rischi.

Alfa di Jensen (definizione)

Che cos'è alfa di Jensen?

L’alfa di Jensen misura il rendimento di un portafoglio di investimento rispetto a un determinato indice di riferimento, di solito un indice azionario. In altre parole, denota un rendimento superiore a quello che ci si attenderebbe dal mercato in un dato periodo di tempo. L’alfa di Jensen può essere positivo o negativo, a seconda della sua vicinanza o lontananza dai livelli di mercato.

L’alfa di Jensen non misura soltanto il portafoglio rispetto al mercato sottostante, ma anche il rendimento del gestore di fondi, che implementa le strategie e gestisce l’operatività.

Alfa e beta a confronto

Alfa e beta sono usate insieme per confrontare e analizzare il rendimento del portafoglio. L’alfa misura il rendimento del portafoglio, beta invece misura la volatilità passata, o il rischio, rispetto a un mercato più ampio. Per esempio, se beta è 1,2, significa che le azioni sono più volatili del mercato del 20%.

Esempio di alfa di Jensen

Per un elementare calcolo dell’alfa bisogna semplicemente sottrarre il rendimento totale di un investimento dal rendimento medio del mercato, in un determinato periodo di tempo.

Tuttavia, di solito si usa il capital assets pricing model, meglio noto come CAPM, per ottenere maggiori informazioni sul rendimento del portafoglio. Questo calcolo prevede la sottrazione del tasso di rendimento (ROR) dal rendimento previsto, a cui poi viene sottratto il beta per ottenere il premio di rischio. A questo punto si moltiplica il premio per il rendimento di mercato (indicatore di riferimento) meno il tasso di rendimento al netto del rischio. Di seguito il calcolo:

Alfa di Jensen = rendimento del portafoglio - ROR al netto del rischio - beta * (rendimento dell’indice di riferimento - ROR al netto del rischio)

Supponiamo che il rendimento previsto corrisponda al 12% dopo un anno, il tasso di riferimento esente dal rischio è 10%, il beta è pari a 1,2 e l’indice di riferimento è dell’11%. Il calcolo dell’alfa di Jensen sarebbe quindi: 12 - 10 - 1,2 x (11 - 10).

Vuol dire che l’alfa di Jensen è 0,8%. La percentuale positiva indica un portafoglio che sovraperforma il mercato. Vale la pena notare che l’alfa di Jensen di un portafoglio è soggetto a modifiche se le posizioni diventano subordinate a maggiore volatilità, modificando il beta.

I pro e i contro dell’alfa di Jensen

I pro dell’alfa di Jensen

L’alfa di Jensen può aiutare i gestori di fondi a capire il rendimento dei propri portafogli rispetto al resto del mercato. Nelle attività di trading e di investimento, l’alfa di Jensen può servire a stabilire i punti di ingresso e di uscita dal mercato.

I contro dell’alfa di Jensen

Usare l’alfa di Jensen per calcolare i rendimenti ha i suoi limiti: non può essere usato per confrontare diversi portafogli di investimento o diversi tipi di asset poiché si riferisce solo agli investimenti sul mercato azionario.

Il dibattito sull’accuratezza dell’alfa di Jensen come strumento di misura è ancora aperto. In base all’ipotesi dell’efficienza dei mercati (EMH), i titoli mantengono un prezzo corretto in qualsiasi momento e sarebbe impossibile individuare e sfruttare un errore di prezzo. Se la EMH fosse corretta, sarebbe quindi impossibile “battere” il mercato e l’alfa di Jensen non esisterebbe.

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