Cosa comporta un aumento dei tassi di interesse e quali sono i suoi effetti sull’economia?
Le conseguenze economiche di un aumento generalizzato dei tassi di interesse in un paese.
Le attuali pressioni inflazionistiche in continuo rialzo stanno mettendo sotto pressione le banche centrali di tutto il mondo che devono agire in fretta per porre un rimedio attraverso il loro unico mezzo, la politica monetaria.
Giovedì 9 giugno la Banca Centrale Europea ha annunciato che aumenterà i tassi di interesse per la prima volta da un decennio, ieri la Federal Reserve ha rialzato i tassi di interesse di 75 punti base mentre oggi la Bank of England ha confermato le aspettative alzando il riferimento per i tassi di interesse di 25 pbs. Ma perché le decisioni sui tassi di interesse sono così importanti?
Un mezzo per regolare l’economia
Agendo sui tassi di interesse, le banche centrali sono in grado di adattarsi ai cambiamenti nell’economia (in particolare all’inflazione, considerato il parametro più importante). Di conseguenza, si alzano i tassi di interesse se le pressioni inflazionistiche sono in aumento mentre si riducono se l’indice dei prezzi al consumo mostra una diminuzione.
Infatti, un’inflazione elevata - come quella odierna all’8,1% nella Zona Euro, all’8,6% negli Stati Uniti o al 9% nel Regno Unito - può causare notevoli problemi nel sistema economico non solo per la spirale crescente dei prezzi di beni e servizi ma anche per lo svilimento della moneta che può generare ulteriori scompensi di carattere politico ed economico.
Per prevenire questi problemi le banche centrali si adoperano continuamente per regolare il livello dei tassi di interesse e di conseguenza per frenare o accelerare il tasso di inflazione. Ad esempio, in questo momento, i governatori delle banche centrali stanno decidendo di alzare i tassi di interesse così da aumentare il costo del denaro e generare una serie di effetti a cascata sul sistema economico.
Come prima cosa, aumentando i tassi di interesse si “scoraggiano” gli attori economici dal prendere a prestito (perché costa di più) e dunque si riducono gli investimenti nell’economa reale. Di conseguenza, una minore propensione al consumo da parte di famiglie e imprese dovrebbe - teoricamente - limitare i consumi e quindi anche le pressioni inflazionistiche. Quindi, la valuta tende ad apprezzarsi poiché la quantità di moneta in circolazione è inferiore, detenerla offre un rendimento maggiore rispetto alle divise estere e infine questa garantisce un incremento del proprio potere d’acquisto favorendo le importazioni.
Al contrario se l’inflazione è minima (sotto il 2%) o negativa (deflazione) le banche centrali abbasseranno i tassi di interesse a livelli molto bassi - o a zero - così da incentivare gli investimenti nell’economia. Con tassi di interesse a questi livelli risulta dunque più conveniente prendere a prestito denaro per acquistare beni e servizi, così come investire in attività produttive. Non ultimo, la valuta locale tenderà a svilirsi, in parte perché c’è abbondanza di moneta nel sistema economico ma soprattutto perché gli investitori venderanno la valuta in questione (poiché non offre quasi alcun rendimento) per acquistare cartamoneta estera che offre maggiori rendimenti.
Infine, bisogna ricordare che non esiste un livello “ottimo” di inflazione in una determinata economia. Infatti, se non vi sono dubbi riguardo agli effetti deleteri di una iperinflazione (famosi i casi della Repubblica di Weimar nel 1919, dello Zimbabwe nel 2006-2008 e del fiorino ungherese nel Secondo Dopoguerra), è altrettanto vero che un leggero tasso di inflazione è addirittura benefico. Questo tasso “benevolo” viene generalmente identificato con un livello del 2% annuale e rappresenta il target attorno a cui tutte le banche centrali cercano di mantenersi.
Quali sono gli effetti tangibili di un cambiamento dei tassi di interesse sull’economia?
Un aumento dei tassi di interesse, come detto, ha l’obiettivo di “frenare” l’economia perché le pressioni inflazionistiche sono troppo elevate e risulterebbero deleterie. Tuttavia, questo ha effetti onerosi su famiglie e imprese che operano nella vita di tutti i giorni.
Le prime incontreranno costi maggiori sui prestiti e i finanziamenti a tasso variabile (mutui o carte di credito) che hanno un costo del denaro agganciato ad un tasso di sconto di riferimento (EURIBOR O LIBOR). Con l’aumento dei tassi di interesse, anche i benchmark a cui vengono agganciati gli interessi variabili, su un mutuo ad esempio, necessariamente salgono causando non pochi problemi a chi si era indebitato con certe aspettative ed ora si ritrova a dover pagare di più di quanto originariamente programmato.
Le imprese, invece, risulteranno meno incentivate ad investire in nuovi progetti di stampo produttivo (espansione di impianti esistenti e nuove assunzioni, sviluppo di nuovi prodotti e mercati) e di conseguenza genereranno una serie di effetti a cascata nell’economia che subirà un generale rallentamento. Infatti, una produzione in calo impatta notevolmente su tutta la catena del valore di un certo bene (e per beni complessi come un’automobile o un pc le ramificazioni possono essere davvero spropositate).
Se, al contrario, si abbassano i tassi di interesse attraverso una politica monetaria espansiva, gli effetti saranno opposti poiché l’obiettivo è di stimolare una ripresa generalizzata nell’economia. Quindi costerà meno prendere a prestito con il risultato che aumenterà la propensione al consumo per le famiglie (mutui a tasso variabile e credito al consumo più economici) mentre le imprese troveranno vantaggioso indebitarsi per investire in nuove attività produttive ed espandere le loro operazioni (perché chiedere a prestito costa poco o nulla).
Infine, anche i mercati finanziari saranno avvantaggiati perché molti attori economici - come i fondi speculativi - troveranno conveniente indebitarsi (a tassi molto bassi) ed investire in Borsa in cerca di un rendimento, con conseguente aumento generale del corso dei titoli, in particolare quelli azionari.
Perché sono importanti gli annunci sui tassi di interesse per i trader?
I cambiamenti nella politica monetaria delle banche centrali sono gli appuntamenti più seguiti da investitori e trader proprio per l’enorme influenza che hanno sui mercati finanziari e sull’economia. Un cambiamento di politica monetaria (da accomodante a restrittiva o viceversa) è un avvenimento molto importante che può generare forti variazioni di prezzo in molte asset classes, tra cui azioni, obbligazioni, forex e materie prime.
In particolare, nel segmento Forex, valute come il dollaro e l’euro possono subire grosse variazioni in stretta correlazione con le aspettative dei trader e con la reale politica monetaria adottata dalle banche centrali, fornendo dunque grandi opportunità nel breve termine.
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