Crisi energetica, Blackout, le grandi banche d’affari rispolverano i piani di razionamento dell’energia

Il caso

Molti istituti finanziari londinesi stanno predisponendo programmi per ridurre al minimo le spese energetiche legate all’utilizzo dei propri uffici. Il problema comincia a presentarsi in vista dell’inverno che potrebbe essere più rigido di quanto ci si aspetti. Inoltre, la diminuzione delle importazioni di gas russo - a causa della crisi geopolitica - potrebbe ulteriormente esacerbare la già precaria situazione energetica del Regno Unito.

Proprio per questo motivo, molti gruppi finanziari presenti nel Regno Unito stanno incoraggiando i propri dipendenti a lavorare da casa e avvertono di possibili riduzioni nell’utilizzo dell’energia in ufficio (razionamenti nell’utilizzo di aria condizionata, acqua calda, termoconvettori).

In particolare, il Regno Unito è uno dei paesi che si sta prodigando di più in questa direzione a causa di un rischio maggiore di blackout energetici che va a detrimento dell’industria secondaria e dei servizi così come dei cittadini.

Tuttavia, anche altri paesi europei si stanno organizzando in tal senso. La Francia, ad esempio, è in procinto di chiedere a cittadini, imprese e dipartimenti regionali di ridurre i propri consumi di energia per evitare delle “dolorose” rotazione nei consumi di energia. La Germania, invece, ha deciso di nazionalizzare Uniper, il più grande importatore tedesco di gas russo, così da tamponare le difficoltà dovute all’inasprimento della crisi energetica.

Tornando nel Regno Unito, molte banche ed istituti finanziari hanno anche implementato l’utilizzo di generatori diesel, in grado di fornire energia elettrica in caso di blackout, così da poter permettere la parziale continuazione delle operazioni nel caso di un’interruzione di elettricità. Nonostante ciò, questa rimane una soluzione provvisoria in quanto i generatori possono funzionare a pieno regime per circa 72 ore (successivamente devono essere riforniti di carburante).

Molte delle soluzioni introdotte dai gruppi finanziari con sede a Londra arrivano dopo l’inaspettato blackout occorso a marzo scorso nel distretto finanziario londinese di Canary Wharf (che ha distrutto parte degli uffici di HSBC, Morgan Stanley e Citigroup) ma anche a causa del più recente blackout, avvenuto lo scorso luglio, dove un picco di richieste di elettricità si era sommato ad un problema nella rete di distribuzione.

L’esperienza del Sud Africa

Per sopperire a questi problemi molti operatori stanno imparando dall’esperienza delle banche presenti in Sud Africa dove le interruzioni di energia elettrica sono molto frequenti. Qui gli istituti finanziari si sono dotati di sistemi di approvvigionamento di energia alternativi che permettono di continuare le normali operazioni senza interrompere il servizio.

Infatti, il principale problema riguarda il mantenimento dell’attività dei server che ormai sono la base di ogni operazione bancaria. Un’eventuale interruzione di questi database causerebbe innumerevoli disservizi nell’intero ecosistema finanziario.

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