Forex: EUR/USD ai minimi dal 2002, pesa l’interruzione delle forniture russe

Il caso

Questa mattina il cambio EUR/USD scende molto sulla scia di un interruzione - per un periodo di tempo indeterminato - del gasdotto Nord Stream 1, primaria infrastruttura per le forniture di gas dirette verso l’Europa. La decisione del Cremlino arriva in risposta a quella dell’UE che la settimana scorsa aveva deciso di mettere un tetto massimo ai prezzi di gas e petrolio importati dalla Russia.

L’interruzione dei flussi di gas ha portato quindi l’eurodollaro a toccare un minimo intraday di 0,9878, il livello più basso da vent’anni. Tuttavia, nonostante l’incertezza iniziale, la coppia EUR/USD si riporta velocemente sopra la soglia di 0,9900 e arriva fino ad un picco intraday di 0,9944.

L’indebolimento continuo della moneta unica sta dunque cominciando a preoccupare seriamente i leader dei principali paesi membri dell’Unione Europea, così come il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea che questo giovedì dovrà decidere sui tassi di interesse.

Infatti, alla luce dei fatti odierni, ormai il consensus si aspetta un aumento aggressivo dei tassi di interesse da parte della BCE con un incremento di ben 75 punti base per tutti e tre i tassi di riferimento della banca centrale.

Se ciò accadesse, potrebbe ridare un po' di vigore all’euro nel breve periodo e aiutare così la lotta alle pressioni inflazionistiche record che nell’Eurozona hanno toccato il +9,1% anno su anno nel solo mese di agosto.

Nonostante ciò, per il momento la debolezza dell’euro non fa che aggravare l’attuale crisi energetica che sta attanagliando l’Europa. Infatti, lo svilimento della moneta unica sta aumentando i costi di importazione delle materie prime energetiche (gas naturale e petrolio) e creando quindi un ulteriore aumento delle spinte inflazionistiche.

Tuttavia, la coppia EUR/USD è scesa molto a causa anche delle divergenze nella politica monetaria delle rispettive banche centrali. La FED ha agito da subito in modo molto aggressivo portando i tassi di interesse fino all’attuale range del 2,25%-2,50%. La BCE, al contrario, non ha potuto agire con la stessa intensità per i timori di portare le economie europee verso un rallentamento economico.

Di conseguenza la debolezza dell’euro è data anche dal fatto che, al momento, gli operatori finanziari preferiscono detenere asset denominati in dollari perché i rendimenti dei titoli di stato statunitensi a dieci anni sono ormai saliti oltre il 3% mentre i Bund tedeschi della stessa durata hanno un rendimento dell’1,57%.

Non ultimo, l’aggravarsi della crisi energetica pone numerosi dubbi riguardo alla sostenibilità economica dei paesi membri dell’Unione Europea, già in grosse difficoltà a causa di uno scenario macroeconomico molto complicato. Oggi, le quotazioni del gas naturale sulla piattaforma di Amsterdam TTF sono risalite dai minimi della settimana scorsa di €220/MWh fino agli attuali €272/MWh.

Infatti, anche gli indici PMI manifatturieri (pubblicati la scorsa settimana) avevano mostrato un sostanziale deterioramento rispetto al mese precedente, aumentando dunque i timori di una recessione nel breve termine.

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