FTX, cos’è e quali sono le ragioni della bancarotta
L'exchange è collassato dopo il fallito tentativo di salvarla da parte della rivale Binance. Il crollo ha però scoperchiato un mondo che richiede ancora molta regolamentazione per poter funzionare correttamente.
Il caso
Il fallimento della crypto exchange FTX ha sconvolto l’intero universo delle criptovalute in particolare dopo il fallito tentativo di salvarla da parte del rivale Binance che si è prima posta come prestatore di ultima istanza per poi ritirarsi e abbandonare la società al suo destino.
Di conseguenza, venerdì scorso FTX ha richiesto il Chapter 11 - quel capitolo della legge fallimentare statunitense che consente una procedura di ristrutturazione assistita da parte delle autorità - avviando dunque le pratiche per la bancarotta.
Tuttavia, il fatto che ha sconvolto maggiormente gli investitori del mondo delle criptovalute è stato proprio il fatto che FTX era considerata come una delle più sicure e affidabili piattaforme di scambio di token. Nonostante ciò, le opache connessioni con altre società risalenti al fondatore Sam Bankman-Fried avrebbero dovuto insospettire (e non poco) gli investitori.
Cronaca di un disastro
Tutto ha inizio domenica 6 novembre quando in un tweet il co-fondatore e amministratore delegato dell’exchange Binance, Changpeng Zhao, fa scaturire alcuni seri dubbi riguardo alla resilienza finanziaria di Alameda Research, la società di trading affiliata a FTX e al suo numero uno, Sam Bankman-Fried.
Il panico generatosi tra gli investitori è tale che vengono ritirati l’equivalente di $430 milioni in Bitcoin in soli quattro giorni. FTX possedeva circa 20mila Bitcoin il 6 novembre. Il 9 novembre, quel numero si era quasi azzerato sulla scia di forti dubbi riguardo alla salute finanziaria della piattaforma.
Dopo la corsa agli sportelli, Binance ha poi tentato di acquisire l’exchange in un ultimo disperato tentativo per salvare il salvabile. Tuttavia, la società ha dovuto infine tirarsi indietro all’ultimo momento (probabilmente dopo essersi resa conto dell’immane zavorra che si sarebbe dovuta sobbarcare).
Giovedì 10, Sam Bankman-Fried annuncia che Alameda Research sarà chiusa e il giorno dopo FTX annuncia l’avvio delle procedure fallimentari.
Insomma, il subitaneo crollo della piattaforma ha dell’incredibile anche se fa pensare che non navigasse in ottime acque già da molto tempo a causa del forte ribasso delle quotazioni di Bitcoin ed Ether che quest’anno hanno perso rispettivamente il 61% e il 63% del proprio valore.
Probabilmente, l’exchange avrebbe subìto la stessa sorte per cause naturali anche se sicuramente con una tempistica molto diversa.
Cosa è andato storto
Il fatto che tutto l’ecosistema di Bankman-Fried sia crollato così velocemente fa credere che le fondamenta su cui si reggeva erano assai poco solide. Infatti, lo schema del funzionamento era molto più rischioso rispetto a quelli delle sue controparti Binance o Coinbase.
In breve, Bankman-Fried possedeva una società di trading, Alameda Research, che faceva operazioni mediante il denaro depositato dai clienti presso FTX (ovviamente all’insaputa degli stessi). In aggiunta a tutto ciò, gli asset di Alameda Research si reggevano sul token emesso dalla stessa FTX.
In pratica, tutto questo risultava in una struttura estremamente fragile - ed opaca - che non è stata in grado di resistere alle tremende forze di mercato sviluppatesi nel giro di pochi giorni.
Le conclusioni
Il fallimento di FTX è solo l’ultimo di una lunga serie avvenuta durante questo turbolento 2022 (Three Arrows Capital, Celsius Network e Voyager Digital). Sicuramente, la novità proposta da questi operatori del mondo cripto non ha eguagliato la loro solidità finanziaria. Infatti, per poter resistere al libero mercato le società devono essere in grado di reggersi anche durante i periodi di elevata incertezza economica.
Tuttavia, l’importante è che, per ora, la tempesta scatenatasi su FTX non ha creato un effetto domino su altri operatori del settore. Nonostante ciò, rimane però l’incognita della regolamentazione - del tutto insufficiente - che sicuramente avrebbe potuto, se non evitare, almeno mitigare gli effetti del fallimento della piattaforma sulle quotazioni delle criptovalute e su tutti gli stakeholders coinvolti.
Sam Bankman-Fried, residente alle Bahamas, si è dimesso da tuti i suoi incarichi e ha ammesso, prima del collasso finale, di “aver commesso degli errori”. Ora il Dipartimento di Giustizia statunitense sta allo stesso tempo indagando e cercando un modo per poter incriminare Bankman-Fried.
Infatti, generalmente, utilizzare i fondi dei clienti (senza il loro consenso) per fare trading o per prestiti non è consentito nei mercati regolamentati o in quelli dei derivati.
Tuttavia, la pressoché totale mancanza di regolamentazione nell’universo delle criptovalute non genera nessun tipo di protezione per i clienti anche se alcuni esperti legali fanno sapere che usare i fondi dei clienti per scopi diversi da quelli originari è comunque considerato un caso di frode.
La giustizia farà il suo corso per trovare gli illeciti all’interno di questo castello di carte anche se tutto questo pone seri dubbi riguardo alle pratiche interne delle società ancora operative.
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