Indici manifatturieri PMI europei in forte deterioramento
I dati macroeconomici riguardo alle principali economie europee hanno mostrato dati in sostanziale ribasso a causa delle difficoltà poste dallo scenario globale.
Questa mattina sono stati pubblicati gli indici manifatturieri PMI (prodotti da S&P Global) relativi al mese di luglio che hanno deluso le attese del consensus che si attendeva un calo dei valori anche se non così accentuato come i dati effettivi.
I risultati
Gli indici PMI hanno interessato le maggiori economie europee per PIL tra cui Germania, Francia, Italia e Spagna oltre al dato aggregato relativo all’Eurozona che - a sorpresa - ha mostrato un valore leggermente migliore rispetto alle previsioni (49,8 contro 49,6).
Tuttavia, il minimo comun denominatore rimane un graduale declino - comune a tutti i paesi - che si protrae ormai da inizio 2022. I valori, tutti al di sotto della soglia dei 50 punti, mostrano dunque una generale contrazione delle principali economie dell’Eurozona - affaticate da innumerevoli difficoltà - tra cui le tensioni geopolitiche in Ucraina, il rincaro delle materie prime e le crescenti pressioni inflazionistiche.
Il calo maggiore spetta però alla Spagna il cui valore di luglio ha toccato il livello di 48,7 - in forte ribasso rispetto alle aspettative del consensus ferme a 50,2 e al dato di giugno che mostrava ancora un espansione al 50,6. Deterioramento che non stupisce vista l’inflazione record che a luglio ha raggiunto il +10,8% anno su anno, il massimo dal 1984.
Meglio Francia e Germania con la prima che mostra un leggero calo rispetto alle attese (49,5 contro 49,6) mentre la seconda ha avuto addirittura un lieve rialzo rispetto alle aspettative (49,3 contro 49,2) anche se il momentum di breve periodo rimane fortemente ribassista mostrando un calo di circa 10 punti da inizio anno.
Il dato in Italia
Anche il valore relativo al Belpaese ha registrato un deciso ribasso di quasi mezzo punto a 48,5 - minimo dal giugno 2020 - rispetto alle previsioni del consensus che si attendeva un dato del 49,1. L’Italia rimane dunque un osservato speciale sul lato economico a causa delle sfide che la attendono a partire dalla fine dell’estate.
La crisi della legislatura Draghi ha posto molte incognite in particolare riguardo al dossier sui fondi europei relativi al PNRR che ora potrebbero essere drasticamente ridotti. Inoltre, anche le elezioni per decidere un nuovo governo pongono delle incertezze che spaventano gli investitori e potrebbero far salire lo spread nonostante lo scudo europeo anti-frammentazione (TPI) creato ad-hoc.
Non ultimo, anche il dato sulla disoccupazione di giugno, all’8,1%, desta qualche preoccupazione anche se in prospettiva risulta in miglioramento rispetto al 9,4% dello stesso periodo dell’anno scorso.
Gli effetti sui mercati
Nonostante i risultati negativi, la pubblicazione dei dati PMI non ha causato particolari shock sui listini europei che anzi continuano a rimanere in positivo.
Infatti, le Borse hanno già scontato un rallentamento economico, ampiamente prevedibile alla luce degli eventi del primo semestre 2022, e ora estendono i guadagni sulla scia delle trimestrali positive e sulle aspettative di una politica monetaria futura non così restrittiva come ci si poteva aspettare.
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