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Indici PMI europei in contrazione, maglia nera per il Regno Unito

I dati macroeconomici relativi al Vecchio Continente mostrano segnali di cedimento ma seguono le previsioni degli economisti.

Fonte: Bloomberg

I risultati

Questa mattina sono stati pubblicati gli indici S&P Global PMI relativi a manifattura e servizi di Francia, Germania, Eurozona e Regno Unito nel mese di agosto e tutti hanno mostrato un deciso deterioramento dei fondamentali macroeconomici a causa delle pressioni sul lato energetico ed inflazionistico.

In particolare, la Francia ha riportato un dato manifatturiero di 49, minimo da 27 mesi, (ricordiamo che 50 è la soglia che divide tra un’espansione e una contrazione economica) in linea con le attese ma in calo rispetto al dato precedente di 49,5. Anche sul lato dei servizi il ribasso è stato notevole con un dato pari a 51, previsioni di 53, al minimo da 16 mesi e in calo rispetto al valore di luglio fermo a 53,2.

Il settore privato francese si è contratto per la prima volta dai primi mesi del 2021 a causa della pandemia di Covid-19. Il calo, anche se marginale, è dovuto principalmente al settore manifatturiero anche se l’attività dei servizi mostra continui segnali di indebolimento. Inoltre, vi è stata un calo della fiducia aziendale, ai minimi dal novembre 2020, seguito da un appiattimento della crescita nell’occupazione, al ritmo più basso da un anno. Tuttavia, si è registrato anche un allentamento nella crescita delle pressioni inflazionistiche e una riduzione dei ritardi alle forniture rispetto al mese precedente.

Anche la Germania (la più grande economia europea per PIL) ha mostrato segnali di cedimento, soprattutto dal lato dei servizi. Tuttavia, al contrario, quello relativo al settore manifatturiero è salito a 49,8, un incremento maggiore delle attese che prevedevano un calo a 48,2 e del dato precedente fermo a 49,3. Il parametro relativo ai servizi invece mostra un deciso deterioramento a 48,2 contro delle aspettative di 49 e un valore di 49,7 a luglio. Anche qui si fanno notare lievi miglioramenti dal punto di vista della produzione (allentamento prezzi e ritardi) anche se permangono forti incertezze future a causa dell’aumento recente dei prezzi del gas naturale.

Non sorprende dunque, che a livello generale i valori relativi all’Eurozona siano in ribasso con valori manifatturieri in leggero calo a 49,7 rispetto allo scorso mese (49,8). L’indice dei servizi mostra un dato leggermente positivo a 50,2 ma in forte ribasso rispetto al valore precedente di 51,2 (attese di 50,5).

Maglia nera per il Regno Unito che ha subito un forte calo dei dati relativi al settore manifatturiero a 46 - minimo di 27 mesi - contro previsioni di 51,1 (dato precedente fermo a 52,1). Sorpresa invece per il valore dei servizi in lieve aumento a 52,5 contro le attese di 52. L’economia britannica è risultata tra le più colpite dagli effetti della guerra in Ucraina.

Infatti, le pressioni inflazionistiche britanniche sono ai massimi da 50 anni, al +10,1% a/a, e con stime che prevedono un ulteriore aumento al 18,6% per il 2023. Inoltre, il caos nelle forniture sta ulteriormente testando la resilienza del settore privato che comincia a mostrare chiari segnali di cedimento. Infine, aumentano le pressioni sulla Bank of England per un ulteriore aumento dei tassi di interesse stimato in 50 punti base nella prossima riunione anche se permangono le aspettative di una stagflazione che sembra molto probabile per il Regno Unito.

Le previsioni

In conclusione, crediamo che i paesi europei stiano camminando sull’orlo di una recessione che potrebbe essere indotta da uno shock esterno (stop alle forniture di gas naturale) sul lato energetico. Infatti, proprio il recente aumento del prezzo del gas naturale potrebbe essere la scintilla che indurrà un deterioramento dei fondamentali economici europei, mentre la BCE non potrà offrire molte garanzie dal lato della politica monetaria per timore di affossare ulteriormente le economie del Vecchio Continente.

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