Le perdite di Elon Musk. Cosa succede a Twitter e Tesla?

Il caso

Il magnate Elon Musk, meglio noto per essere il co-fondatore del costruttore di auto elettriche Tesla, ha subìto un deciso calo del valore delle sue posizioni azionarie a causa del mercato orso che sta attanagliando le quotazioni di molti titoli quotati a Wall Street.

In particolare, il totale delle sue partecipazioni è sceso di ben $8,6 miliardi nella sola giornata di ieri mentre da inizio anno il ribasso si attesta sui $100 miliardi.

Musk detiene la maggioranza delle sue partecipazioni in Tesla (con poco meno del 20% del totale delle azioni) e quindi il drastico calo della sua fortuna non stupisce visto che le quotazioni di Tesla, da gennaio, hanno perso il 58% del proprio valore fino alla chiusura di ieri a $167, minimo dal novembre 2020.

La società produttrice di auto elettriche sta infatti lottando contro un deciso calo della domanda in Cina, il secondo mercato più grande all’infuori degli Stati Uniti, che continua ad avere un elevato numero di casi di Covid-19 a causa di una campagna vaccinale inadeguata e di vaccini non efficaci.

Inoltre, le restrizioni imposte agli spostamenti da parte delle autorità governative cinesi (sebbene siano state alleggerite) non aiutano di certo le performance finanziarie dell’azienda di Austin. Inoltre, Tesla deve anche affrontare una crescita record dei prezzi delle materie prime (che diminuiscono i margini per vettura), oltre a ritardi nelle forniture della componentistica.

A questo si aggiunge un recente richiamo di circa 300.000 vetture a causa di un malfunzionamento nei gruppi ottici posteriori.

L’affaire Twitter

Un altro capitolo da menzionare riguarda l’acquisizione di Twitter che è stata completata lo scorso 28 ottobre, dopo un’indecisione durata oltre 6 mesi, con un prezzo d’acquisto giudicato troppo elevato persino dallo stesso Musk e che è stato di ben $44 miliardi.

Tuttavia, nonostante l’enorme fortuna di Musk, il buyout di Twitter è stato finalizzato in gran parte grazie a corposi prestiti messi a disposizione da alcune banche statunitensi che hanno ricevuto come garanzia (collateral) le stesse azioni Tesla.

Appena conclusa l’operazione, Twitter è stato delistato dalla Borsa e Musk si è subito adoperato a riorganizzare la società, licenziando i vertici e numeroso personale (molti dipendenti se ne sono andati spontaneamente) oltre a rivedere i piani per gli inserzionisti in modo tale da aumentare i ricavi.

Nonostante gli sforzi, molti investitori restano scettici sull’atteggiamento di Musk verso la società con numeroso personale valido che ha preferito andarsene invece che sottostare ai cambiamenti draconiani imposti dal nuovo proprietario (lunghi orari di lavoro).

Insomma, il vulcanico Musk si trova immerso in una quantità spropositata di progetti che prosciugano tempo ed energie aumentando anche le indiscrezioni su un suo eccessivo coinvolgimento in attività completamente differenti tra loro.

Infatti, alcuni sostengono che la dipendenza di Tesla da Musk (che ne rappresenta la figura chiave in quanto amministratore delegato) rappresenta un grosso fattore di rischio per la società e che questo potrebbe penalizzarla nel lungo termine a causa del poco tempo che Musk riesce a dedicare al produttore di auto elettriche.

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