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Piano fiscale UK, aumento tasse e tagli alla spesa pubblica per £55 miliardi

Il Cancelliere dello Scacchiere ha presentato le linee guida del suo programma che dovrebbe aiutare il Regno Unito ad uscire dalla recessione già in atto.

Fonte: Bloomberg

I dettagli del programma

Oggi a metà della seduta di Borsa, il Cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt, ha annunciato alla nazione il suo “budget d’autunno” che prevede aumenti delle tasse e tagli alla spesa pubblica per complessivi £55 miliardi.

Il piano ha l’obiettivo di ricostituire la fiducia degli investitori nei confronti del governo dopo la disastrosa (ma breve) esperienza del governo Truss che lo scorso 26 settembre ha fatto crollare il cambio GBP/USD fino ai minimi storici di 1,0324 a causa delle sue manovre fiscali in controtendenza rispetto all’ortodossia economica.

Il programma prevede anche la sistemazione delle finanze pubbliche, indebolite da anni di spese fuori controllo.

Dal punto di vista dell’aumento delle tasse, il piano fiscale di Hunt intende aumentare le imposte per i ricchi incrementando in particolare quelle che riguardano i salari e i dividendi ma estendendo gli effetti anche agli extra profitti delle aziende petrolifere e gasifere le cui imposte sono state aumentate dal 25% al 35% fino al marzo 2028.

Nello specifico, la massima soglia fiscale del 45% sarà ora introdotta a partire dai guadagni di £125.000 sterline annue (prima erano £150.000).

L’incremento del gettito fiscale dovuto a queste misure dovrebbe generare maggiori entrate al Tesoro per un ammontare di £14 miliardi. Tuttavia, nel piano di tagli alla spesa pubblica, il governo intende reindirizzare parte dei proventi attraverso investimenti nel sistema sanitario e scolastico ma ridurre i costi nella pubblica amministrazione.

Di conseguenza, il National Health Service (NHS) vedrà aumentare il proprio budget di £3,3 miliardi nei prossimi due anni mentre nel 2023 e 2024 saranno investiti ben £2,3 miliardi nel sistema scolastico.

Il piano di austerity arriva dopo che il Regno Unito si vede costretto a fronteggiare l’inflazione più alta da 41 anni con il CPI che ha toccato il +11,1% su base annuale.

Gli effetti sui mercati e le previsioni

Al momento della presentazione del piano fiscale, il cambio GBP/USD è sceso dal livello di 1,1828 fino al minimo intraday di 1,1763 (-65 pips). Il FTSE 100 di Londra, invece, ritraccia le perdite della giornata e rimbalza da 7.308 punti fino al picco intraday di 7.353 punti.

Per quanto riguarda la crescita economica, Hunt ha dichiarato che il paese si trova ormai nel bel mezzo di una recessione anche se le previsioni di crescita si attendono un PIL annuale al +4,2% per la fine del 2022. Il cable potrebbe dunque risalire verso 1,20 - massimo del 15 novembre - grazie all’effetto combinato dato da una maggiore stabilità politica e da una BoE aggressiva sui tassi.

Nonostante ciò, nel 2023 il PIL dovrebbe invece flettersi dell’1,4% mentre nel 2024 l’economia dovrebbe riprendersi con un +1,3%. In entrambi i casi la coppia GBP/USD potrebbe accusare ribassi fino al livello di 1,14, minimo del 10 novembre scorso, a causa delle possibili mosse della BoE in materia di politica monetaria. L’istituto monetario potrebbe infatti fare marcia indietro sui tassi una volta che l’inflazione si è avvicinata al target di crescita ottimale del +2% a/a.

Detto ciò, al momento l’outlook futuro rimane ancora incerto con la Bank of England che sta subendo ulteriori pressioni esterne per continuare ad alzare aggressivamente il costo del denaro che ora si trova al livello del 3%.

La banca centrale britannica potrebbe dunque decidere di accelerare la sua politica monetaria restrittiva nella prossima riunione del 15 dicembre con un rialzo di 75 punti base. In questa eventualità la sterlina potrebbe ulteriormente rafforzarsi nei confronti del dollaro.

L’intento del governo (e della BoE) è quello di frenare il più possibile l’economia britannica per calmierare la crescita dell’inflazione che ha effetti più disastrosi di un deterioramento economico in quanto riduce il reddito reale e indebolisce la capacità di acquisto dei ceti più poveri.

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