COP 27: quali effetti sui mercati

La conferenza

Nella giornata di oggi più di 100 leader provenienti da tutto il mondo si riuniranno a Sharm el-Sheikh in Egitto per dare inizio alla conferenza annuale sui cambiamenti climatici indetta dall’ONU.

Gli ospiti più attesi sembrano essere il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, il neo-premier britannico Rishi Sunak e il Presidente francese Emmanuel Macron anche se nelle prossime ore dovrebbero essere presenti anche il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il nuovo leader brasiliano Luis Inacio Lula da Silva.

Non parteciperanno invece i leader di Cina ed India, rispettivamente Xi Jinping e Narendra Modi, i cui paesi sono accusati di essere tra i più inquinanti al mondo.

In particolare, la discussione della conferenza sarà concentrata sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nonostante le complesse sfide poste dalla guerra in Ucraina che ha spinto molti paesi a privilegiare l’uso dei combustibili fossili per tentare di garantire una certa sicurezza energetica, rallentando quindi i programmi prestabiliti per la transizione energetica.

Il Presidente francese Macron ha anche accusato alcuni paesi ricchi non europei, tra cui Stati Uniti, Cina e altri, di “pagare la loro quota per aiutare i paesi più poveri”.

Insomma, le discussioni sono ricadute sui soliti temi di riduzione delle emissioni a livello globale e sull’aumento degli investimenti verso infrastrutture energetiche rinnovabili in grado di permettere il mantenimento degli obiettivi preposti dalla conferenza (mantenimento entro i 2 C° la crescita della temperatura media globale).

Nonostante ciò, la Conferenza ha anche attirato numerose critiche da parte dei più ferventi ambientalisti che l’hanno accusata di non essere in grado di compiere passi concreti verso la sostenibilità ambientale ma anzi di essere una mera struttura di facciata da parte dei governi di tutto il mondo (greenwashing).

Gli effetti sui mercati

Fino ad ora la COP27, insieme ai suoi predecessori, hanno raggiunto solo risultati scarsi, per non dire nulli, con l’unico effetto di aver creato una certa cooperazione internazionale in tema ambientale.

Infatti, continua ad esistere una certa frattura tra i diversi paesi con quelli meno sviluppati che non vogliono rinunciare allo sviluppo rapido e a basso costo dato dai combustibili fossili - di cui peraltro hanno goduto per tutto il secolo scorso le aree del mondo che ora si professano pienamente sviluppate (Stati Uniti ed Europa in primis).

Sicuramente gli effetti di questa rinnovata sensibilità ambientale sono visibili anche sui mercati finanziari dove i titoli di società legate alle energie rinnovabili e al riciclo di materie prime, industriali e non, stanno attirando sempre di più l’attenzione degli investitori.

Al contrario, però, i prezzi delle materie prime energetiche come petrolio e gas naturale sono solo aumentati nell’ultimo anno, principalmente a causa della crisi geopolitica in Ucraina, confermando dunque l’assoluta importanza e necessità di queste risorse per il corretto funzionamento dell’attuale sistema economico.

Tuttavia, nel lungo termine potremmo vedere questa tendenza alla sostenibilità ambientale estendersi anche a titoli di settori molto diversi tra loro (che già ora si stanno attrezzando per risultare in linea con le ultime richieste su questo tema da parte degli investitori).

Nel medio termine, però, ci risulta difficile credere che l’utilizzo di risorse naturali abbondanti e a basso costo (i combustibili fossili) possa essere rapidamente sostituito in nome della giustizia ambientale. Infatti, il rischio di minare l’indipendenza energetica di molte aree del mondo è più che concreto che mai e questo potrebbe risultare in una regressione della crescita economica invece che in un suo sviluppo.

Nonostante questo rischio, possiamo comunque prendere per vere le parole dell’economista John Maynard Keynes che diceva che “nel lungo termine quasi tutto è possibile”.

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