Dossier TIM: il governo cerca un accordo entro la fine dell’anno
In questo momento sarebbero quattro i fondi infrastrutturali interessati all’infrastruttura sulla rete unica. La questione rimane ingarbugliata ma il governo cerca una soluzione rapida.
Il caso
L’indiscrezione che altri due fondi (oltre ai già presenti KKR e Macquarie) siano interessati ad una partecipazione nell’infrastruttura sulla rete unica ha aumentato le aspettative del consensus per una rapida risoluzione dell’impasse su TIM.
Pare infatti che i fondi GIP (Global Infrastructure Partners), già azionista di NTV (Italo), e il canadese Brookfield abbiano incontrato i vertici di TIM per poter delineare un programma che li coinvolga appieno nella sempre più complicata questione sulla rete unica.
I quattro fondi sono tutti interessati allo scorporo della sola infrastruttura di fibra ottica di TIM - operazione che era già nel mirino di KKR e Macquarie prima che il MoU (Memorandum of Understanding) si estinguesse senza un nulla di fatto.
Infatti, siccome questi ultimi sono importanti attori del private equity (quel sempre più importante segmento della finanza che prevede investimenti, quasi esclusivamente, in società non quotate), essi prediligerebbero dunque uno scorporo della sola rete di FiberCop (l’azienda che gestisce l’infrastruttura di fibra ottica di TIM), invece della seconda proposta sul tavolo che prevede una scissione in due entità quotate, una per i servizi e l’altra per la rete.
Tuttavia, nelle ultime due settimane, sarebbe stata prediletta proprio quest’ultima alternativa in particolare dal maggior azionista di TIM, il gruppo francese Vivendi.
I possibili scenari
Gli incontri tra i principali partner (Governo, Vivendi, CDP) continuano mentre il sottosegretario all’innovazione, Alessio Butti, ha più volte lasciato intendere che l’obiettivo primario resta quello di mettere sotto controllo statale la rete per poi successivamente pensare ad una sua integrazione con Open Fiber (Enel).
Il mercato resta dunque in attesa, con il titolo che oggi è in salita dell’1% sulle aspettative di una maggiore chiarezza da parte dei protagonisti della querelle che hanno posto come data ultima per una direzione da prendere la fine dell’anno.
Tuttavia, il tempo scorre e prendere una posizione decisa in una questione così importante sembra ormai solo un miraggio.
Certo un eventuale risoluzione del dossier economico più caldo porterebbe forti acquisti sul titolo con un breakout rialzista fino alla prima resistenza significativa posta a €0,2266, picco del 29 novembre, mentre un’improbabile delineazione di un’operazione di integrazione porterebbe le quotazioni a rompere la soglia di €0,2473, come già avvenuto lo scorso 11 novembre.
Al contrario, una continua incertezza data dalla miriade di volontà contrastanti tra gli azionisti, che al momento sembra lo scenario più probabile, porterebbe il titolo Telecom Italia verso il supporto di €0,2085, testato ieri ma sfondato più volte tra il 13 e il 15 dicembre.
Una chiara continuazione del trend discendente, invece, sarà visibile solo dopo il cedimento del sostegno di €0,2011 e di quello fissato a €0,1970, bottom dello scorso 9 dicembre.
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