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Fed, Barr: il nostro sistema di regolamentazione ha fallito, quali rischi?

Ieri il vicepresidente per la supervisione della Federal Reserve Michael Barr ha testimoniato davanti al Senate Banking Committee sostenendo che le regolamentazioni non hanno impedito il fallimento di SVB.

Fonte: Bloomberg

Il caso

Ieri il vicepresidente della divisione di supervisione della Fed, Michael Barr, ha discusso riguardo alla crisi di Silicon Valley Bank davanti al Senate Banking Committee sostenendo il completo fallimento del sistema di regolamentazione statunitense.

Barr ha indicato che ha cominciato a preoccuparsi del rischio di SVB alcune settimane prima del collasso, nello specifico a metà febbraio, quando i suoi collaboratori avevano notificato al Consiglio della Fed i rischi del rialzo dei tassi di interesse sulla banca californiana.

Tuttavia, ammette Barr, i rischi relativi a SVB sui tassi di interesse e sulla gestione della liquidità erano già stati sottolineati nel lontano novembre 2021.

Inoltre, anche a metà dell’anno scorso la Fed aveva avvertito l’istituto sui rischi a cui andava incontro, classificandola come “deficient” (carente), consigliando di ricorrere alla fusione con un rivale. Gli ammonimenti sono stati ripetuti anche ad ottobre e novembre 2022.

Di conseguenza, alla luce di ciò, si scopre che il caso di SVB era già saltato all’occhio dei regolatori da tempo anche se nessuno è stato in grado di anticipare un collasso così rapido dell’istituto focalizzato sul settore del venture capital.

Il fallimento a cui si riferisce Barr è proprio questo ovvero che nonostante SVB fosse già stata individuata come una società “dalle particolari attenzioni” il sistema regolamentare non è stato in grado di intervenire preventivamente ed evitare il collasso e tutti gli effetti a cascata che si sono riverberati anche oltre Atlantico.

Fonte: FDIC | Reuters

Rischio sistemico o caso isolato?

Il crollo di Silicon Valley Bank ha portato la FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) ad intervenire tempestivamente per evitare un allargamento della crisi ad altri istituti assicurando tutti i depositi della banca. Nonostante ciò, il danno era già stato fatto e la perdita fiducia dei clienti si è espansa a macchia d’olio anche ad altri istituti regionali (trascinando quindi nella stessa sorte anche Signature Bank).

Lo spettro di una nuova crisi bancaria è tornato ad aleggiare anche in Europa, nonostante le rassicurazioni dei regolatori, con notevoli perdite sui mercati finanziari dovute ai timori di possibili punti di debolezza nel sistema bancario del Vecchio Continente.

Credit Suisse, gigante dai piedi d’argilla, è stata la prima a cadere sebbene il suo collasso fosse già in fase avanzata a causa di anni di malagestione. Non ultimo, gli speculatori hanno cercato di minare le fondamenta di Deutsche Bank con un vero e proprio “attacco” alla fiducia della banca. Venerdì 24 marzo le azioni dell’istituto tedesco sono sprofondate del -14% mentre i CDS (Credit Default Swap - derivati che assicurano contro l’insolvenza sul debito) hanno toccato livelli record.

Detto ciò, i timori sono rientrati velocemente così come sono emersi e la realtà si è rivelata ben diversa. Le banche europee sono in una situazione molto migliore rispetto a quella di 15 anni fa e le regolamentazioni sul capitale e sulla liquidità, almeno in Europa, sembrano aver funzionato.

Quali sviluppi?

La crisi di SVB resta probabilmente un caso isolato di rischio monitorato male e diventato sistemico che però è stato arginato tempestivamente ed ha quindi evitato il peggio. Il sistema di regolamentazione statunitense, nonostante le manchevolezze, ha quindi portato ad una rapida normalizzazione della situazione evitando quindi un danno maggiore.

A nostro avviso, SVB resta un cigno nero simile al caso dell’hedge fund LTCM (Long Term Capital Management). Sebbene le cause del fallimento restano diametralmente opposte, il rischio sistemico per l’intero comparto bancario è lo stesso.

Nel 1998 il fondo fallì e il salvataggio da parte della Fed fu necessario per evitare un collasso dell’intero sistema bancario statunitense che era estremamente esposto alle sue spericolate speculazioni. Anche in quel caso si evitò il peggio solo grazie al perfetto tempismo dei regolatori.

In conclusione, il sistema avrà anche fallito nella prevenzione del rischio ma è riuscito ancora una volta ad evitare un danno ben peggiore.

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