Forex, USD debole su aspettative calo inflazione
Il biglietto verde perde contro le principali valute a causa del trend discendente delle pressioni inflazionistiche.
Nelle ultime sedute il dollaro statunitense ha perso molto contro euro, sterlina e yen a seguito della pubblicazione, venerdì scorso, dei dati sul mercato del lavoro statunitense che hanno indicato una crescita dei salari, su base annuale, inferiore alle aspettative al +4,6%.
Di conseguenza, il cambio EUR/USD si è portato sui livelli di 1,0730, massimo da giugno, (ieri mattina era a 1,0644) mentre il GBP/USD è ora a 1,2160 e lo USD/JPY (大口） a 131,90. Anche il Dollar Index, che misura la forza del dollaro rispetto ad un paniere di altre sei valute, è sceso fino ai minimi dello scorso 9 giugno a 102,91 punti.
La debolezza del dollaro, come anticipato, è stata esacerbata dai dati di venerdì 6 anche se è da notare che il biglietto verde aveva già iniziato un trend discendente a partire dal 4 novembre scorso, quando gli investitori hanno cominciato a credere ad un primo vero segnale di allentamento dell’inflazione negli Stati Uniti.
Il dollaro sembra quindi aver perso la sua incredibile forza - guadagnata per tutto il 2022 grazie alla politica monetaria restrittiva della Fed - e si avvia ora verso un indebolimento cronico, fattore quest’ultimo che sta cambiando le scelte di portafoglio degli investitori (basti pensare alla straordinaria ripresa delle quotazioni dell’oro dai minimi di $1.616 del 3 novembre).
L’inflazione negli Stati Uniti ha infatti intrapreso un trend discendente che potrebbe indurre la banca centrale americana ad un aumento minore dei rialzi del costo del denaro nelle prossime riunioni.
Le previsioni
Il 2023 inizia all’insegna della speranza con gli operatori che sono fiduciosi riguardo ad un sostenuto calo dell’inflazione, cosa che si sta palesando anche in Europa, grazie anche ad un ribasso dei prezzi delle materie prime energetiche (gas naturale in primis).
Di conseguenza, le prospettive per il primo semestre dell’anno si fanno più ottimistiche sebbene permangano ancora notevoli incertezze riguardo all’andamento dell’economia che rimane comunque sotto pressione.
Dal nostro punto di vista crediamo che il dollaro statunitense si sia ormai avviato verso un periodo di indebolimento dato dal calmieramento della politica monetaria della Federal Reserve e dalla risoluzione (parziale) di numerose incognite di carattere energetico/geopolitico.
Nel breve periodo, dunque, il cambio EUR/USD potrebbe continuare a mostrare un trend minore rialzista dovuto all’ottimismo su inflazione USA e tassi Fed oltre all’apprezzamento della moneta unica a causa dell’atteggiamento aggressivo della BCE.
A livello tecnico, nel medio periodo, la coppia EUR/USD potrebbe raggiungere la prima resistenza significativa posta a 1,0836, livello massimo da aprile scorso, e movimento confermato dall’incrocio al rialzo delle medie mobili esponenziali a 20 e 100 sedute avvenuto il 14 novembre scorso.
Al contrario, una repentina ripresa del biglietto verde porrebbe come obiettivo short il supporto fissato in area 1,0607, minimo del 6 gennaio.
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