Inflazione Regno Unito ai massimi dal 1982 al +10,1%

L’inflazione nel Regno Unito ha toccato il +10,1% anno su anno nel mese di luglio raggiungendo livelli mai visti dal 1982. L’indice dei prezzi al consumo è aumentato più delle previsioni del consensus ferme al +9,8% a/a e oltrepassando di molto il precedente dato relativo a giugno fermo al +9,4% a/a. Anche su base mensile l’incremento è stato notevole con un aumento dello 0,6%, in crescita rispetto alle stime ferme allo 0,4%.

Non ultimo l’indice Core (paniere che esclude i beni alimentari ed energetici) è incrementato del +6,2% a/a battendo le attese degli economisti ferme al +5,9% a/a.

Inoltre, le statistiche hanno mostrato che la crescita dei prezzi è spinta soprattutto dai beni alimentari che nel solo mese di luglio hanno registrato un aumento del 12,7%, il maggiore da oltre 20 anni. In particolare, l’incremento maggiore è stato dato da prodotti quali il pane, i latticini, la carne e le verdure.

Tuttavia, anche il caos aeroportuale e la limitata offerta di voli hanno alimentato la crescita dei prezzi aumentando notevolmente il prezzo per i pacchetti vacanze rispetto allo stesso periodo del 2021.

Il dato ha sorpreso di molto le aspettative del consensus che si attendeva un dato in crescita ma in leggero rallentamento sulla scia della diminuzione dei prezzi del petrolio nel mese di luglio che è una componente importante nella crescita dell’inflazione.

Gli effetti sul cambio EUR/GBP

Alla pubblicazione del dato la coppia EUR/GBP subisce un ribasso dal livello di 0,8402 fino ad un minimo intraday di 0,8387. Il mercato ha reagito alla forte crescita delle pressioni inflazionistiche con un apprezzamento della sterlina sulla scia delle aspettative di futuri rialzi dei tassi di interesse da parte della Bank of England.

Successivamente, il cambio EUR/GBP mostra molta volatilità che lo porta a recuperare e ad attestarsi sul livello di 0,8404.

Gli effetti sui mercati

Le Borse mostrano segnali di incertezza in apertura di seduta con Londra e Francoforte che segnano i ribassi maggiori. In un’ora il DAX perde mezzo punto percentuale per poi segnare un calo dello 0,70%.

Il FTSE 100, nello stesso lasso di tempo, segna un -0,31% ma estende le perdite intraday a -0,62%. Unica eccezione il FTSE MIB che dopo molta volatilità rimane pressoché invariato a 23.084 punti.

Le previsioni

Le aspettative sulle pressioni inflazionistiche britanniche sono in forte deterioramento con il consensus che si attende valori in crescita per tutto il secondo semestre del 2022 e per l’inizio del 2023 con stime che si aggirano intorno a valori monstre del +13% a/a.

Il Regno Unito è un caso sui generis visto che la crescita dell’inflazione è stata molto superiore rispetto ad altri paesi europei e del G7. Tuttavia, il dato di luglio mostra anche la diversa natura delle pressioni inflazionistiche britanniche rispetto a quelle di altri paesi.

Infatti, nel Regno Unito ci troviamo di fronte ad un inflazione da costi (o shock dal lato dell’offerta) generata in gran parte dall’aumento dei prezzi energetici e alimentari differente dall’inflazione da domanda tipica dello scenario americano.

In conclusione, crediamo che l’indice dei prezzi al consumo britannico non accennerà a diminuire nel breve/medio periodo portando la BoE ad ulteriori rialzi di 50 o 75 punti base nelle prossime riunioni.

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